Spazio marittimo, dopo il (triplo) Piano di gestione ora per l’eolico offshore bisogna correre
Col decreto del 25 settembre scorso, il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti ha approvato e già pubblicato in Gazzetta ufficiale il decreto col quale vengono definiti i cosiddetti “Piani di gestione dello spazio marittimo”; il decreto stabilisce che i piani sono tre: il Piano “Tirreno-Mediterraneo Occidentale”, il Piano “Adriatico” e il Piano “Ionio-Mediterraneo Centrale”.
Sappiamo bene che i piani di gestione dello spazio marittimo rappresentano uno strumento cruciale, per esempio dal punto di vista energetico, per l’individuazione delle aree utilizzabili per infrastrutture quali gasdotti o elettrodotti ma anche per gli impianti eolici offshore o l’estrazione di idrocarburi.
Da una rapida disamina del testo del citato decreto emergono alcuni aspetti che sono meritevoli di un’attenta riflessione. Il primo aspetto riguarda la realizzazione di uno “studio sulla caratterizzazione socioeconomica e sulle tendenze evolutive dei diversi settori dell’economia del mare italiana” e l’elaborazione di una “Strategia marittima (Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile dell’economia del mare) a livello nazionale, da sviluppare in sinergia con l’attuazione dei Piani di gestione dello spazio marittimo, al fine di fornire impulso strutturato allo sviluppo sostenibile dell’economia del mare italiana, a breve, medio e lungo termine”.
Inoltre, non trascurabile appare il seguente enunciato: «Tenendo conto delle previsioni e dell’attuazione del Pniec, nonché delle indicazioni del Rapporto della “Commissione cambiamenti climatici, infrastrutture e mobilità sostenibili” (Mims, 2022), è prevista l’elaborazione di uno studio sull’impatto dei cambiamenti climatici sui piani marittimi nazionali e sulle relative misure di adattamento da considerare in una valutazione di medio termine dei piani medesimi».
Un aspetto decisamente innovativo per tutti e tre i piani riguarda lo sviluppo di “Linee guida nazionali per l’identificazione di siti idonei per le rinnovabili offshore (eolico, solare, onde e correnti) e la valutazione degli impatti ambientali e paesaggistico-culturali singoli e cumulativi» ma anche l’istituzione di un «osservatorio sul monitoraggio degli impatti degli impianti eolici offshore sull’ambiente ed altri usi dello spazio marino e della costa».
Non meno significativo può essere l’avvio e il supporto ad «attività di ricerca e innovazione, anche mediante progetti pilota, su varie tematiche connesse con la produzione di energia rinnovabile offshore, quali in particolare: la produzione energetica da fonti diverse da quella eolica (moto ondoso, maree e correnti, solare, combinazione di fonti differenti); impianti e tecnologie in aree a chiaro valore aggiunto (per la sinergia con altri settori e tematiche, per l’autosufficienza di aree marginalizzate, per la gestione di picchi di domanda energetica in aree particolare, ecc.) quali porti, aree remote ed isole minori; la combinazione di produzione di energia rinnovabile offshore con altri usi (multiuso) quali acquacoltura, turismo, diportistica, pesca, protezione ambientale; le tecnologie innovative, anche finalizzate alla minimizzazione degli impatti sull’ambiente e sul paesaggio; infine, la valutazione sperimentale degli effetti ambientali su specifici habitat o specie target delle soluzioni adottate».
Il legislatore, nella sua lungimiranza (anche se leggermente tardiva…) ha anche previsto la creazione di «un gruppo di lavoro per migliorare le procedure autorizzative, velocizzando i processi nel rispetto dei principi di trasparenza ed efficienza» e di un gruppo di lavoro Msp-Pitesai «collegato alle attività del Comitato tecnico per la Psm, per allineamento reciproco e progressivo dei due piani nelle fasi di implementazione ed eventuale revisione dei piani medesimi, favorendo per quanto di competenza della Psm gli obiettivi di transizione energetica del Pitesai».
Chi ha avuto modo e voglia di leggere i precedenti piani Vas relativi alle tre zone marittime in cui è stato suddiviso il Piano di gestione degli spazi marittimi italiani, avrà notato che i piani approvati col decreto 25 settembre 2024 non si discostano di molto dall’impostazione dei precedenti piani di Vas richiamati e lo stesso legislatore, espressamente richiama le “Linee guida” e auspica l’adeguamento dei piani in parola con la “Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile dell’economia del mare” e, in tal modo, non fa altro che realizzare il dettato normativo del D.lgo n.199/2021.
In conclusione, appare evidente che, alla luce del già richiamato decreto per consentire la valutazione dei progetti di impianti eolici offshore sarà necessaria la piena osservanza e completa adesione degli istituti sopraesposti. Bene, quando cominciamo?