Skip to main content

L'impronta di carbonio del gas naturale liquefatto è peggiore di quella del carbone

Il Gnl avrà sempre un impatto climatico maggiore del gas naturale, indipendentemente da quali siano le ipotesi sul renderlo un combustibile "ponte"
 |  Nuove energie

Secondo il nuovo studioThe Greenhouse Gas Footprint of Liquefied Natural Gas (LNG) Exported from the United States” pubblicato su Energy Science & Engineering da Robert Howarth del Department of ecology & evolutionary biology della Cornell University di New York, se si considerano anche la lavorazione e il trasporto, il gas naturale liquefatto «ha un'impronta di gas serra che è del 33% peggiore rispetto al carbone».

Howarth sottolinea che «il gas naturale e lo shale gas sono tutti dannosi per il clima. Il gas naturale liquefatto (Gnl) è peggio. Il Gnl è ricavato dallo shale gas e per produrlo è necessario sottoraffreddarlo fino a renderlo liquido e poi trasportarlo sul mercato in grandi navi cisterna. Questo richiede energia. Le emissioni di metano e anidride carbonica rilasciate durante l'estrazione, la lavorazione, il trasporto e lo stoccaggio del Gnl rappresentano circa la metà delle sue emissioni totali di gas serra».

Se analizzata utilizzando la misurazione del potenziale di riscaldamento globale, che confronta l'impatto atmosferico per diversi gas serra In 20 anni, l'impronta di carbonio del Gnl è un terzo più grande del carbone. E Howarth fa notare che «anche su una scala temporale di 100 anni, o una scala più indulgente di 20 anni, l'impronta di carbonio del gas naturale liquefatto è uguale o comunque superiore al carbone».

I risultati dello studio sono devastanti per chi ancora si ostina a presentare il gas come energia “ponte” meno inquinante verso le rinnovabili o per chi, come il Governo Meloni, punta sul gas per trasformare l’Italia per in un hub energetico del Mediterraneo. Ma ci sono implicazioni anche per la produzione di Gnl negli Stati Uniti, che sono il più grande esportatore al mondo, dopo aver revocato il divieto di esportazione nel 2016. Howarth ricorda che «quasi tutto l'aumento della produzione di gas naturale dal 2005 è stato dovuto allo shale gas. Il Gnl esportato è prodotto dallo shale gas in Texas e Louisiana».

Il nuovo studio arriva a poche settimane dal recente rapporto “Permit to Kill”  pubblicata da Sierra Club e Greenpeace Usa stimando che «le emissioni consentite dai terminali Gnl attualmente operativi e pianificati abbiano un prezzo elevato per la salute pubblica delle comunità» e Andres Chang, senior research specialist di Greenpeace Usa e coautore del rapporto, ha detto che «questo studio dimostra che qualsiasi discussione sulle esportazioni di Gnl che ignori l'inquinamento atmosferico mortale dei terminali Gnl sta andando fuori strada. La bizzarra corsa all'aumento eccessivo della capacità di esportazione di gas metano non è solo un errore climatico ed economico, ma anche un disastro per la salute pubblica. La nostra ricerca dimostra che l'inquinamento atmosferico derivante dal proseguimento della costruzione di Gnl colpirebbe più duramente le comunità ai confini con le aree recintate, ma verrebbe anche trasportato sottovento in città più lontane come Dallas e New Orleans, causando l'insorgenza di asma infantile, perdita di giorni di lavoro e di scuola e morte prematura».

Infatti, i risultati principali del rapporto dimostrano che l’inquinamento atmosferico diretto causato dagli attuali terminali di esportazione di Gnl provochi 60 morti premature e costi sanitari totali pari a 957 milioni di dollari all’anno. Se tutti i terminal e i progetti di ampliamento pianificati venissero realizzati, queste cifre aumenterebbero fino a 149 decessi prematuri e 2,33 miliardi di dollari di costi sanitari all'anno. Entro il 2050, si prevede che gli stessi inquinanti atmosferici legati ai soli terminal di esportazione di Gnl attualmente operativi causeranno 2.020 morti premature e 28,7 miliardi di dollari di costi sanitari totali. Esiste una forte sovrapposizione tra le aree che stanno già subendo danni climatici e le aree destinate a subire i peggiori impatti dell'inquinamento atmosferico. A livello nazionale, gli americani neri e ispanici (così come designati dal censimento degli Stati Uniti) sperimenterebbero rispettivamente un inquinamento atmosferico dai terminali Gnl al 151-170% e al 110-129% del tasso degli americani bianchi, se tutti i progetti programmati per il 2030 fossero realizzati. Se il Dipartimento dell'Energia cessasse di approvare nuove richieste di esportazione di Gnl, si salverebbero circa 707 - 1.110 vite e cioò eviterebbe costi sanitari compresi tra 9,88 e 15,1 miliardi di dollari entro il 2050, rispetto a uno scenario in cui tutti i progetti fossero realizzati. 

Johanna Heureaux-Torres, analista delle campagne energetiche del Sierra Club e co-autrice del rapporto, ha affermato: «Questo briefing fornisce un nuovo punto dati convincente e angosciante nella lunga lista di motivi per interrompere l'approvazione delle domande di esportazione di Gnl. E’ scioccante che i regolatori non prendano già in considerazione gli impatti mortali dell'inquinamento nelle loro analisi ambientali dei progetti di esportazione di gas e delle infrastrutture correlate. Il Doe e altre agenzie federali dovrebbero ascoltare la scienza e le comunità in prima linea e sviluppare controlli più solidi sugli impatti cumulativi dell'inquinamento atmosferico da questi progetti altamente inquinanti. La salute delle comunità e il clima dipendono dalle persone responsabili che si fanno avanti e fanno la cosa giusta in base ai fatti della situazione sul campo».

Il processo di liquefazione, in cui il gas naturale estratto viene raffreddato a -260 gradi Fahrenheit, rende il Gnl più facile da trasportare sulle navi cisterna. Ma alla Cornell evidenziano che «questa modalità di trasporto ha un costo ambientale. Le navi con motori a due o quattro tempi che trasportano Gnl hanno emissioni di anidride carbonica inferiori rispetto alle navi a vapore. Ma poiché queste navi con motori a due o quattro tempi bruciano Gnl durante lo stoccaggio e il trasporto, il metano scivola via come gas di scarico emesso, immettendone altro nell'atmosfera».

Howarth aggiunge che «il metano è oltre 80 volte più dannoso per l'atmosfera dell'anidride carbonica, quindi anche piccole emissioni possono avere un impatto notevole sul clima. Ecco perché i moderni tanker Gnl con motori a due e quattro tempi hanno più emissioni di gas serra rispetto a quelli alimentati a vapore. Indipendentemente dalla migliore efficienza del carburante e dalle minori emissioni di anidride carbonica, il metano fuoriesce comunque nello scarico del tanker».

E significative emissioni di metano si verificano anche durante il processo di liquefazione del gas naturale: circa l'8,8% del totale se si utilizza il potenziale di riscaldamento globale. Le emissioni di metano dai tanker variano dal 3,9% all'8,1%, a seconda della nave.

Howarth conclude: «Quasi tutte le emissioni di metano si verificano a monte quando si estrae il gas di scisto e lo si liquefa. Tutto questo viene amplificato solo per immettere sul mercato il gas naturale liquefatto. Quindi il gas naturale liquefatto avrà sempre un impatto climatico maggiore del gas naturale, indipendentemente da quali siano le ipotesi che sia un combustibile ponte. Finisce comunque per essere sostanzialmente peggiore del carbone».

Umberto Mazzantini

Scrive per greenreport.it, dove si occupa soprattutto di biodiversità e politica internazionale, e collabora con La Nuova Ecologia ed ElbaReport. Considerato uno dei maggiori esperti dell’ambiente dell’Arcipelago Toscano, è un punto di riferimento per i media per quanto riguarda la natura e le vicende delle isole toscane. E’ responsabile nazionale Isole Minori di Legambiente e responsabile Mare di Legambiente Toscana. Ex sommozzatore professionista ed ex boscaiolo, ha più volte ricoperto la carica di consigliere e componente della giunta esecutiva del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.