Testo unico sulle rinnovabili, GIS: un’occasione persa per sbloccare la transizione
In audizione di fronte alle Commissioni riunite VIII Ambiente e X Attività produttive della Camera dei Deputati nell'ambito dell’esame sul Testo unico sulle rinnovabili, il GIS-Gruppo Impianti Solari ha fatto presente che «Accorpare procedimenti o dimezzare i tempi quando le risorse restano invariate non abbrevia le procedure bensì le prolunga. Col Testo unico sulle rinnovabili il governo ha quindi perso l’opportunità di risolvere il problema legato alla lentezza degli iter autorizzativi, uno dei motivi principali per i quali la transizione in Italia non decolla».
Per il GIS, «La situazione di stallo in cui ci troviamo è sotto gli occhi di tutti. Nella solo provincia di Viterbo sono una trentina gli impianti riconducibili alla nostra associazione oramai in standby. Una delle ultime volte che siamo andati a depositare un progetto al Mase ci è stato detto che, se tutto fosse andato bene, ci sarebbero voluti almeno tre anni per completare tutti i passaggi burocratici. Ci è anche capitato di non trovare nessuno allo sportello ad accoglierci e darci un numero di protocollo, che ci permettesse perlomeno di seguire l’iter, tale è la mancanza di personale. A fronte di questo scenario, lo stesso che si trovano di fronte tutti gli sviluppatori di energia rinnovabile, semplificare e razionalizzare le varie procedure non è solo giusto, ma urgente».
Il GIS ha ricordato ai deputati che «L’invito ad agire è arrivato negli ultimi giorni anche dalla Commissione europea, che ha mandato all’Italia una lettera di messa in mora per non aver recepito completamente nel diritto nazionale le disposizioni della RED III. Il fatto che il nostro Paese sia in ottima compagnia – sono state avviate procedure di infrazione nei confronti di 26 Paesi membri – non è una consolazione».
Presentando il parere all’audizione alla Camera, il presidente del GIS Raffaello Giacchetti ha evidenziato che «Il problema del Testo Unico sulle rinnovabili, che il Consiglio dei ministri ha approvato lo scorso 7 agosto proprio con l’obiettivo di mettere mano a questa questione e che è ora al vaglio del Parlamento, è che apporta dei cambiamenti insufficienti perché non destina più risorse agli uffici preposti alla valutazione delle pratiche e non imputa nulla in termini di responsabilità a chi disattende le regole. Questo disegno di legge arriva inoltre in un periodo di massima confusione per gli operatori del settore. Con la scelta del governo di delegare alle Regioni la selezione delle aree idonee, compito per il quale avranno ancora circa tre mesi di tempo a disposizione, molti progetti non solo non riescono ad andare avanti, ma vengono abbandonati sul nascere. Troppo alto il rischio di perdere tempo se il 99% del territorio viene poi dichiarato off limits, come avvenuto in Sardegna».
Per superare tutti questi ostacoli, l’associazione GIS propone da tempo una soluzione: «Destinare il 3% della superficie agricola di ogni Comune al fotovoltaico e lo 0,3% all’eolico fuori da ogni vincolo. Questa strada permetterebbe al gestore di rete di programmare gli interventi e di non dover rincorrere le innumerevoli richieste di allaccio degli operatori per gli impianti garantendone tempi più celeri per l’entrare in esercizio. Inoltre, non appesantire il ministero della Cultura di pratiche che si svilupperebbero su aree idonee prive di ogni vincolo e garantirebbero una maggiore equità nella distribuzione dei carichi tra enti locali nonché un abbassamento dei costi energetici per tutta la popolazione. Riteniamo che, così facendo, il singolo cittadino sarebbe anche più incline ad accettare la presenza di impianti sul territorio poiché potrebbe considerare equo lo scotto pagato a fronte di un abbassamento della bolletta. Ottenere questo risultato sarebbe tutt’altro che secondario perché l’opinione pubblica condiziona in modo significativo l’andamento di questo settore e, tramite la creazione di appositi comitati, può far finire in tribunale dispute che si potrebbe risolvere a monte tramite scelte concertate e uniformi. Invitiamo la politica a prendere in seria considerazione questa proposta».