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Servono 1.010 miliardi per far centrare all’Italia l’obiettivo Net Zero nel 2050

Studio di Agici sulla neutralità carbonica: nel nostro Paese impianti di energia rinnovabile obsoleti, l’89% della capacità installata è da rinnovare entro i prossimi 25 anni
 |  Nuove energie

«L’efficientamento e la decarbonizzazione dei consumi energetici e la conseguente riduzione delle emissioni climalteranti sono il risultato dello sviluppo di diverse tipologie di interventi e tecnologie. Complessivamente, al fine di raggiungere gli obiettivi di Net Zero al 2050, l’investimento complessivo stimato per tutti gli interventi considerati ammonta a 1.010 miliardi di euro». È questo il passaggio centrale di uno studio realizzato da Agici, società di ricerca e consulenza specializzata nel settore delle utilities, delle rinnovabili, delle infrastrutture e dell’efficienza energetica. 

Nel documento appena diffuso nell’ambito dell’Osservatorio rinnovabili Oir col titolo «Net Zero, la sfida e il potenziale delle energie rinnovabili al 2050» si dà conto del contesto normativo italiano ed europeo di questo settore, si sottolinea l’importanza delle rinnovabili per il raggiungimento della neutralità carbonica entro i prossimi 25 anni e soprattutto si indica nella cifra di poco superiore ai mille miliardi di euro l’ammontare delle risorse necessarie per non fallire l’obiettivo.

Il 60% dei 1.010 miliardi di euro, si legge nel report (consultabile in versione Pdf in fondo all’articolo), servirebbe a realizzare interventi di efficientamento energetico degli edifici residenziali e del terziario. «Questi comprendono, oltre all’intervento di isolamento termico, l’installazione di 43 GW di pompe di calore e 26 GW di caldaie efficienti al 2050. Mentre 64 miliardi di euro riguardano lo sviluppo infrastrutturale per il settore dei trasporti, come infrastrutture di ricarica (17.533 unità), elettrolizzatori (4,5 GW) e stazioni di rifornimento idrogeno (691 unità».

I restanti 341 miliardi di euro, viene specificato nello studio realizzato da Agici, riguardano l’impiego di impianti rinnovabili di piccola e grande taglia, l’espansione della rete di teleriscaldamento e l’eventuale sviluppo del nucleare, tecnologia su cui ha detto di voler puntare il governo Meloni. 

Per quanto riguarda in particolare gli impianti di fonti di energia rinnovabile, la capacità impiantistica complessiva necessaria al 2050 affinché si raggiunga l’obiettivo di Net Zero nei tre settori oggetto di analisi, inclusa quella esistente, ammonta a 241 GW. «Di questa, 46 GW fa riferimento a impianti small-scale sia elettrici che termici, mentre i restanti 169 GW riguardano impianti di grande taglia quasi esclusivamente elettrici. Alla capacità rinnovabile si aggiungono circa 78 GWh di accumulo elettrochimico di piccola taglia»

Lo studio dedica tra l’altro un capito specifico alla «obsolescenza» degli attuali impianti presenti sul territorio italiano. Per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione fissati per il 2030 e poi il Net Zero nel 2050 bisognerà dunque non solo realizzare nuove installazioni, ma anche rinnovare le esistenti. Un dato su tutti: il 70% delle strutture per l’idroelettrico e il geotermico è stato realizzato prima del 1980, mentre i due terzi di quelle per bioenergia, eolico e fotovoltaico risalgono al periodo 2007-2014. «In sintesi, l’analisi considera il rinnovo di una capacità FER pari a 73,8 GW, per lo più da fotovoltaico, eolico e idroelettrico». Ovvero l’89% dei complessivi 83 GW stimati al 2025. Si legge ancora nel report che per quanto riguarda gli investimenti da sostenere al 2050 per le rinnovabili «si stima un valore cumulato di oltre 48,3 miliardi di euro, da destinare per oltre il 70% a fotovoltaico e idroelettrico».

Se la cifra complessiva stimata da Agici può sembrare decisamente alta, c’è da ricordare che solo nel 2023 la fattura energetica italiana si è attestata a circa 66,5 miliardi di euro. L’anno precedente, nel 2022, la spesa era risultata ancora maggiore, 114,4 miliardi di euro. Cifre ingenti, che facendo la proporzione sono costate il 3,2% del Pil italiano l’anno scorso e il 5,8% del Pil due anni fa. Cifre, tra l’altro, che rappresentano costi puri derivanti dal valore delle importazioni e delle esportazioni di varie fonti energetiche, tra cui gas naturale, petrolio, carbone ed elettricità. Mentre i 1.010 miliardi da spendere da qui al 2050 per efficientare gli edifici, realizzare un sistema di trasporti più sostenibile, sviluppare appieno le rinnovabili e, nel complesso, centrare l’obiettivo del Net Zero riguardano investimenti che tra l’altro farebbero man mano abbassare l’ammontare della nostra fattura energetica.

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Redazione Greenreport

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