Fotovoltaico, da Italia solare 10 proposte alle Regioni per individuare le aree idonee
Il decreto sulle Aree idonee elaborato dal Governo Meloni si è attirato le critiche unanimi delle associazioni ambientaliste come delle imprese di settore, per aver scaricato su Regioni e Province autonome – dopo due anni e mezzo di attesa a vuoto – l’onere di stabilire i criteri per l’individuazione delle aree idonee agli impianti rinnovabili, con una conseguente disomogeneità di approcci da regione a regione.
Il provvedimento però è ormai è in vigore, ed entro gennaio 2025 dovrà dare i suoi frutti. Per questo l’associazione di settore Italia solare si è rivolta a Regioni, Province autonome, Anci e Governo con una lettera per proporre misure d’attuazione che tengano insieme le varie esigenze, dalla tutela del paesaggio alla sicurezza energetica alla riduzione delle emissioni di gas serra.
Considerando che secondo il Pniec del Governo nel 2030 le fonti rinnovabili dovrebbero coprire il 63% dei consumi elettrici nazionali (a fronte del 75% proposto dalla confindustriale Elettricità futura), non è lecito perdere altro tempo.
«Riteniamo fondamentale – spiegano da Italia solare – che le Regioni e le Province autonome diano attuazione al decreto con un approccio attento a tutti gli aspetti sui quali influisce la diffusione delle fonti rinnovabili. Ci sembra che finora le Regioni e le Province autonome abbiamo avuto cura soprattutto della tutela del paesaggio e del sistema agricolo, probabilmente perché la precedente legislazione nazionale assegnava ad esse il compito di individuare le sole aree non idonee. Auspichiamo che il nuovo quadro favorisca un approccio più equilibrato, attento anche agli aspetti che hanno influenza sostanziale ai fini del costo dell’energia».
Tradotto, significa che le aree idonee dovrebbero essere individuate assicurando una adeguata distribuzione degli impianti sul territorio, in modo da favorire il consenso delle comunità locali, tenendo conto comunque della localizzazione dei consumi e della capacità della rete elettrica, delle dimensioni ottimali degli impianti e dell’importanza delle economie di scala.
L’elemento di partenza è il rispetto della direttiva Ue 2023/2413, che considera di interesse pubblico prevalente e nell’interesse della salute e della sicurezza pubblica la realizzazione di impianti a fonti rinnovabili.
Per massimizzare la produzione, Italia solare suggerisce dunque che tutte le coperture vengano immediatamente considerate come aree idonee, così come le aree già impermeabilizzate come i parcheggi, le aree a destinazione industriale, artigianale, per servizi e logistica, le aree compromesse come le cave e le discariche, le aree su cui occorrono interventi di bonifica, le aree nelle immediate vicinanze di stabilimenti industriali o di zone industriali, artigianali e industriali, anche se agricole, consentendo l’autorizzazione e la realizzazione di impianti anche con moduli a terra, un auspicio che appare però in contrasto con quanto prevede il già citato decreto Agricoltura.
Secondo Italia solare dovrebbero risultare idonei, anche per gli impianti a terra, i terreni agricoli non produttivi o non utilizzati per l’agricoltura da lungo tempo. I terreni agricoli produttivi, invece, dovrebbero essere considerati idonei per i soli impianti agrivoltaici, in tutte le configurazioni.
«Italia solare ritiene che il futuro del fotovoltaico – conclude l’associazione – dipenda anche dal consenso delle comunità locali e per tale ragione l’associazione è disponibile per un confronto, coinvolgendo anche Anci, su alcuni temi particolari quali l’aggiornamento della disciplina delle misure di compensazione (da trasformare in “misure per ritorni sul territorio”), ancora regolate dalle linee guida nazionali del 2010. Si ritiene necessaria anche l’elaborazione di una guida per lo sviluppo, la progettazione, realizzazione e gestione degli impianti, in particolare a terra e di una certa rilevanza».