La minaccia nucleare pervade le commemorazioni della bomba su Hiroshima
«No more Hiroshimas. No more Nagasakis». Mai più città distrutte da armi nucleari, è il messaggio del Segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres nel giorno del 79esimo anniversario della bomba atomica sganciata sul territorio giapponese. «Chi ha responsabilità politiche e istituzionali può superare anche le situazioni più critiche attraverso un impegno risoluto al dialogo», dice il sindaco di Hiroshima Kazumi Matsui durante la cerimonia annuale nel Parco del memoriale della pace. E i membri del comitato per il disarmo nucleare Ican, premio Nobel per la pace nel 2017, lanciano un appello a francesi e organizzatori dei Giochi olimpici per commemorare in un modo speciale la tragedia che si consumò il 6 e 9 agosto del 1945 e anche per sensibilizzare sui rischi che l’umanità ancora oggi corre, ovvero correndo per le vie di Parigi. Perché la minaccia nucleare non appartiene al passato. Perché la corsa agli armamenti non è mai stata così frenetica ed anzi oggi è più intensa che mai nell’est Europa, come rende noto l’organizzazione degli Scienziati atomici. Perché la situazione mondiale è per molti versi più preoccupante di quella che si era creata negli anni della cosiddetta Guerra fredda.
Lo sottolinea Guterres, nel messaggio che in circa 50 mila ascoltano durante la cerimonia a Hiroshima, a cui partecipano rappresentanti di 109 nazioni e dell’Unione europea. «Il mondo si unisce per celebrare il giorno in cui un’arma nucleare ha devastato questa città, e siamo decisi a non risparmiare alcuno sforzo per garantire che gli orrori di quel giorno non si ripetano mai», dice Guterres nella dichiarazione letta nel Parco del memoriale della pace dall’Alto rappresentante Onu per il disarmo Izumi Nakamitsu. «In effetti, questa cerimonia ci ricorda che dobbiamo fare ancora di più per porre fine all’ondata di armi nucleari, una volta per tutte. Le armi nucleari e la minaccia del loro utilizzo non sono confinate nei libri di storia – sottolinea il Segretario generale Onu – sono apparsi ancora una volta nella retorica quotidiana delle relazioni internazionali. Rappresentano un pericolo reale e presente che rimane con noi oggi». Il messaggio, dice Guterres, è chiaro. Le lezioni di Hiroshima che per lungo tempo hanno guidato gli sforzi internazionali verso il disarmo oggi appaiono «messe da parte»: «La lezione che qualsiasi uso di un’arma nucleare avrà conseguenze umanitarie catastrofiche. La lezione che l’unico modo per eliminare le minacce poste dalle armi nucleari è eliminarle del tutto. La lezione che l’uso delle armi nucleari è inaccettabile. La lezione che una guerra nucleare non può essere vinta e non deve mai essere combattuta. E la lezione è che abbiamo bisogno del disarmo adesso».
Il Segretario generale delle Nazioni unite non cita esplicitamente né l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia né la polveriera in Medio Oriente, ma i riferimenti sono piuttosto espliciti quando dice che «dall’anno scorso, la sfiducia e la divisione globale non hanno fatto altro che aggravarsi», che «troppi sono ciechi davanti al fatto che siamo stati fortunati a porre fine alla Guerra Fredda senza una guerra nucleare e non possiamo sfidare nuovamente la fortuna», che «alcuni stanno ancora una volta agitando incautamente la sciabola nucleare».
Il mondo, dice Guterres, «deve restare unito per condannare questo comportamento inaccettabile» e vanno trovate subito «nuove soluzioni» per raggiungere l’obiettivo del disarmo. «Il Summit del Futuro del mese prossimo sarà un’occasione fondamentale per i governi per rinnovare il loro impegno a favore del multilateralismo, dello sviluppo sostenibile e della pace, e per adottare un Patto per il Futuro attuabile e lungimirante. La prevenzione dei conflitti, il disarmo e un mondo libero dalle armi nucleari devono essere al centro di questi sforzi».
Quello del Segretario generale della Nazioni unite è un messaggio che deve essere recepito al massimo livello anche nel nostro continente, dove l’acquisto di reattori nucleari statunitensi da parte di paesi dell’Europa orientale riguarda principalmente obiettivi militari, non il cambiamento climatico. Un fattore, questo, che viene sottolineato e rilanciato da Bollettino degli scienziati atomici. Si legge nell’approfondimento a cui ha lavorato l’organizzazione fondata già nel 1945 da un gruppo di fisici che avevano partecipato al progetto Manhattan, quello che portò alla costruzione della prima bomba atomica: «L’industria nucleare non era così entusiasta da un po’ di tempo. Dall'impegno di circa 20 paesi di triplicare l’energia nucleare entro il 2050 durante il 28esimo vertice delle Nazioni unite sul clima a Dubai, negli Emirati arabi uniti, al recente rapporto al G20 dell’Agenzia internazionale per l'energia atomica sull’accelerazione degli investimenti nel nucleare per raggiungere lo Zero netto, si parla molto di un nuovo ciclo di costruzione di reattori nucleari. I paesi dell’Europa orientale, come la Polonia, partecipano attivamente a questo sforzo per rinominare l’energia nucleare come pulita e rispettosa del clima. L’inclusione della Polonia in questa lista dovrebbe sorprendere: la sua elettricità proviene principalmente da combustibili fossili, e il paese non si è impegnato a raggiungere alcun obiettivo di zero emissioni nette, rendendolo "la nazione UE all'ultimo posto" nella sua capacità di raggiungere emissioni nette zero entro il 2050. Tuttavia, nel 2023, il governo polacco ha annunciato l’intenzione di importare reattori nucleari».
Per i ricercatori impegnati negli studi legati all’atomo, dietro questo accresciuto interesse si nascondono motivi che hanno a che fare più con gli assetti geopolitici e la corsa agli armamenti che non con gli obiettivi di transizione ecologica: «Anche se promuove l’energia nucleare come un modo per raggiungere gli obiettivi climatici, la Polonia e altri paesi dell’Europa orientale sembrano utilizzare gli acquisti nucleari per fare leva geopolitica con gli Stati Uniti. Questo desiderio è evidente nelle loro azioni parallele sul fronte militare. Considerata la guerra in corso in Ucraina e le tensioni in diverse parti del mondo, la combinazione tra geopolitica e tecnologia nucleare potrebbe rivelarsi pericolosa, anche se inefficace nel mitigare il cambiamento climatico».
E la Polonia non è il solo paese dell’est europeo a muoversi in questo modo. Si legge nel Bollettino degli Scienziati atomici: «La Romania ha intrapreso un percorso in qualche modo simile. Nel 2021, a margine della 26esima conferenza delle Nazioni unite sul clima a Glasgow, i funzionari rumeni hanno firmato un accordo di cooperazione su piccoli reattori modulari con NuScale Power. A quel tempo, il ministro rumeno dell’Energia Virgil Popescu parlò di sviluppare gli Smr “per soddisfare la domanda energetica critica [della Romania] e gli obiettivi ecologici e per garantire un futuro di qualità per le generazioni a venire”». Da allora, fanno notare tra l’altro i fisici che hanno lavorato all’approfondimento, il primo progetto Smr proposto da NuScale negli Stati Uniti «è crollato a causa dei massicci aumenti dei costi, e non è sicuro se il progetto rumeno andrà avanti».
La conclusione a cui arrivano gli Scienziati atomici è tanto evidente quanto preoccupante: «Per paesi come Romania e Polonia, la logica offerta per sostenere l’energia nucleare, vale a dire la mitigazione del clima, è solo una faccia della medaglia. Sono in gioco anche una serie parallela di sviluppi militari».