Lo studio dell’Ufficio europeo per l’ambiente: c’è ampio spazio in Europa per nuovi impianti rinnovabili, senza danneggiare l'agricoltura
Una nuova analisi dell’Ufficio europeo dell’ambiente (European Environmental Bureau, EEB), rivela che l’Europa dispone di territorio sufficiente per espandere l’energia solare ed eolica senza compromettere le attività legate all’agricoltura o alla tutela ambientale. Lo studio mostra che solo la metà dei terreni ritenuti idonei per l’energia rinnovabile – escluse le riserve naturali e le aree agricole ad alto valore – è necessaria per decarbonizzare l’Ue entro il 2040.
La questione è molto dibattuta a livello nazionale, soprattutto dopo il varo da parte del governo di due atti legislativi che limitano fortemente la possibilità di realizzare nuovi progetti solari ed eolici, ovvero il decreto Agricoltura e quello Aree idonee. E questo, nonostante sia ormai chiaro che non c’è alcun rischio per la produzione alimentare: su quasi 12,8 milioni di ettari disponibili, in Italia la percentuale di terreni agricoli dove è ad oggi presente il fotovoltaico si ferma allo 0,13%, ovvero circa 16mila ettari. Ma la stessa dicotomia rinnovabili vs agricoltura viene evocata anche in altri paesi europei. Così, mentre a livello comunitario si intensificano i dibattiti su dove collocare i nuovi progetti solari ed eolici, il dettagliato studio dell’EEB chiarisce i requisiti spaziali per raggiungere il 100% di energia rinnovabile in Europa in modo sostenibile.
Dall’analisi condotta emerge intanto un primo dato significativo, riguardante la necessità di terreno minimo: solo il 2,2% del territorio totale dell’UE sarà necessario per progetti solari ed eolici attuali e futuri per consentire all’UE di eliminare gradualmente sia i combustibili fossili che l’energia nucleare e raggiungere la neutralità climatica entro il 2040.
Il secondo dato sottolineato dall’indagine dell’EEB riguarda l’analisi del terreno disponibile, ovvero se sia adatto o meno a ospitare nuovi impianti fotovoltaici o eolici. Ebbene, secondo il Centro comune di ricerca (JRC), il 5,2% del territorio dell’Ue può essere considerato «idoneo» allo sviluppo solare ed eolico, sulla base di rigorosi criteri agricoli, ambientali e tecnici per ospitare progetti eolici e solari onshore. Viene poi sottolineato che la maggior parte dei terreni idonei per lo sviluppo sostenibile delle energie rinnovabili si trova nelle aree rurali, che con il 78% per il solare fotovoltaico a terra e l’83% per l’eolico onshore sono da considerare assolutamente all’avanguardia.
Un ulteriore elemento di analisi sottolineato dall’EEB, che è la più vasta rete europea di organizzazioni ambientaliste (oltre 180 sigle provenienti da 41 paesi, tra cui l'italiana Legambiente), è che i tetti non bastano: le aree urbane e industriali da sole non possono soddisfare tutte le esigenze di capacità solare. Tuttavia, vi è abbondanza di terreni agricoli degradati disponibili per espandere l’energia solare senza sconvolgere le economie rurali. Ciò, viene spiegato, può essere fatto in sinergia con la produzione alimentare e il ripristino della salute del suolo.
Un nodo poi molto dibattuto, da noi in Italia come nel resto d’Europa, è se sia possibile o meno instaurare una felice convivenza tra impianti per energia rinnovabile e attività finalizzata alla produzione alimentare. Ebbene, secondo l’indagine condotta dall’Ufficio europeo dell’ambiente, non c’è dubbio: oltre ai terreni degradati, le energie rinnovabili possono coesistere con l’agricoltura e la natura. L’integrazione dell’energia solare con le attività agricole esistenti è possibile attraverso standard a duplice uso come l’agrivoltaico. Con robuste misure di mitigazione, si legge nello studio, i paesi dell’UE possono raggiungere sia gli obiettivi di energia rinnovabile che quelli di ripristino della natura - questi ultimi richiedono un ulteriore 16,7% di territorio da tutelare oltre le attuali aree protette - garantendo al tempo stesso la sinergia tra i due.