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Renewable thinking, per gli obiettivi 2030 l’Italia deve raddoppiare il tasso d’installazione di impianti rinnovabili

Argirò (Cva): «Il loro sviluppo pone il Paese per la prima volta nella condizione di migliorare la propria sovranità energetica e quindi la propria sicurezza nazionale»
 |  Nuove energie

Proseguirà fino a domani la seconda edizione del Forum delle energie rinnovabili “Renewable thinking”, ideato da Cva – la Compagnia valdostana delle acque – in collaborazione con The European House - Ambrosetti, col patrocinio di Elettricità futura e in collaborazione con UniCredit.

L’evento ha l’obiettivo di diventare il punto di riferimento annuale per favorire una riflessione strategica sull’evoluzione delle fonti rinnovabili in Italia, chiamando a raccolta molte delle figure di spicco a livello nazionale e non nel settore, come Gilberto Pichetto Fratin (ministro dell'Ambiente), Stefano Besseghini (presidente Arera), Erasmo D’Angelis (presidente Fondazione Earth and water agenda – Ewa), Enrico Giovannini (direttore scientifico ASviS), Stefano Laporta (presidente Ispra), Enrico Letta (Eu rapporteur sul Futuro del mercato unico e già presidente del Consiglio), Francesco La Camera (dg Irena).

«Le sfide del contrasto al cambiamento climatico e della transizione energetica, impongono che si crei consapevolezza sull’importanza e sul valore strategico che riveste lo sviluppo delle rinnovabili in Italia – spiega l’ad di Cva, Giuseppe Argirò – Gli operatori sono pronti a fare la loro parte, mettendo in campo investimenti importanti che però devono essere sostenuti da certezze giuridiche e procedure semplificate. Lo sviluppo delle tecnologie rinnovabili pone il Paese per la prima volta nella condizione di migliorare la propria sovranità ed autonomia energetica e quindi la propria sicurezza nazionale».

Per questo il position paper presentato in occasione del Forum individua le direttrici e le leve strategiche per accelerare il dispiegamento delle rinnovabili nel Paese e agevolare il raggiungimento dei target al 2030.

«Per raggiungere i target di rinnovabili al 2030 l’Italia deve quasi raddoppiare l’installato annuo del 2023 – commenta nel merito l’ad di Ambrosetti, Valerio De Molli – Lo sviluppo delle rinnovabili è però condizione necessaria, ma non sufficiente al raggiungimento dei target energetici. È necessario, infatti, adottare una visione di sistema, integrando le rinnovabili con i sistemi di stoccaggio e la rete elettrica».

Per sistematizzare e accelerare lo sviluppo delle rinnovabili negli Stati membri, nell’ultimo anno l’Ue ha approvato due normative quali la direttiva Red III – con l’obiettivo di garantire il 42,5% di penetrazione delle rinnovabili sui consumi finali al 2030 – e la riforma del mercato elettrico (con l’obiettivo di rafforzare gli strumenti contrattuali per stabilizzare i prezzi e incentivare le installazioni degli impianti rinnovabili, attraverso i Power purchase agreements – Ppa e i Contracts for difference).

Inoltre, con il Net zero industry act l’Europa vuole anche rafforzare il proprio posizionamento nelle supply chain delle tecnologie a zero emissioni nette. Muovendo da queste considerazioni, nel 2023 tutti i maggiori Paesi europei hanno rivisto al rialzo i propri obiettivi di rinnovabili al 2030, aggiornando i relativi Piani nazionali integrati energia e clima (Pniec); quello italiano, però, ancora una volta si presenta come totalmente inadeguato allo scopo.

Ancora oggi nessuno dei principali Stati membri è in linea con il tasso di installazione annuo richiesto per raggiungere i propri target: ai ritmi attuali, infatti, si registrerà un ritardo medio dai 5 agli 8 anni. In Italia, in particolare, per raggiungere i target al 2030 il tasso di installazione annuo deve salire fino a 11 GW annui, rispetto ai 5,7 GW installati nel 2023.

Inoltre, sebbene le installazioni di rinnovabili nel 2023 siano state superiori di quelle dell’anno precedente (3,1 GW, con una crescita del 54%), occorre però far emergere un punto di attenzione: dei 5,7 GW installati nel 2023, il 72% non raggiunge l’utility scale (ovvero gli impianti di grandi dimensioni con una potenza maggiore di 1 MW). L’installazione di questi impianti diventa necessaria anche al fine di ridurre il costo dell'energia elettrica prodotta: gli impianti fotovoltaici sui tetti, che non raggiungono l’utility scale hanno, infatti, un costo di generazione dell’energia più che doppio di quello degli impianti a terra e sono finalizzati all’autoconsumo.

Redazione Greenreport

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