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La guerra in Ucraina ha fatto cambiare rotta alle aquile anatraie maggiori

Rivelato per la prima volta l’impatto dei conflitti in corso sulla migrazione di una specie di uccelli in via di estinzione
 |  Natura e biodiversità

Lo studio “Active European Warzone Impacts Raptor Migration”, pubblicato su Current Biology da Charlie Russell, Aldina Franco, Philip Atkinson, Adham Ashton-Butt dell’università dell’East Anglia (Uea) e del British Trust for Ornithology (Bto) e da Ülo Väli della Eesti Maaülikool (EMÜ) ha confrontato gli spostamenti e la migrazione dell’aquila anatraia maggiore (Clanga clanga) attraverso l’Ucraina, prima e subito dopo l’invasione russa nel febbraio 2022.

I ricercatori britannici ed estoni stavano già studiando la specie quando è iniziata la guerra e fino ad allora i pericoli affrontati dagli uccelli migratori erano solitamente legati a condizioni meteorologiche avverse o siccità, cambiamenti nell’utilizzo del territorio che colpiscono i punti di sosta tradizionali o distruzione di habitat essenziali. Tuttavia, durante l’invasione il team ha scoperto che le aquile, precedentemente dotate di dispositivi di localizzazione GPS, durante il loro viaggio attraverso l’Ucraina nei mesi di marzo e aprile erano state esposte a molteplici eventi del conflitto: fuoco di artiglieria, jet, carri armati e altre armi, oltre a un numero senza precedenti di soldati e milioni di civili sfollati che si spostavano attraverso il territorio.

Il comportamento migratorio delle aquile anatraie maggiori emerso dai dati di monitoraggio è stato confrontato con quello degli anni precedenti mentre le aquile passavano tra le aree di svernamento nell’Europa meridionale e nell’Africa orientale e le principali zone di riproduzione nella Bielorussia meridionale. I risultati Pubblicati su Current Biology rivelano che «le aquile hanno compiuto grandi deviazioni dalle loro tradizionali rotte migratorie. Inoltre hanno trascorso meno tempo a fermarsi nei loro abituali siti di rifornimento in Ucraina o li hanno evitati del tutto. Questo ha portato le aquile a viaggiare più lontano e ad arrivare ai luoghi di nidificazione più tardi del solito. Questo potrebbe influenzarle seriamente e probabilmente ha contribuito a ridurre la loro forma fisica in un momento in cui le condizioni ottimali sono fondamentali per il successo della riproduzione».

I ricercatori dicono che i risultati dello studio «dimostrano gli impatti potenzialmente ad ampio raggio dei conflitti sulla fauna selvatica, il che è importante poiché molti hot spot della biodiversità si trovano in Paesi politicamente instabili».

Russel, il principale autore dello studio e ricercatore post-laurea alla School of environmental sciences dell'Uea, ha evidenziato che «la guerra in Ucraina ha avuto un impatto devastante sulle persone e sull'ambiente. I nostri risultati forniscono una rara finestra sul modo in cui i conflitti influenzano la fauna selvatica, migliorando la nostra comprensione dei potenziali impatti dell’esposizione a tali eventi o ad altre attività umane estreme che sono difficili da prevedere o monitorare. Questi tipi di disturbi possono avere un impatto significativo sul comportamento e potenzialmente sulla forma fisica delle aquile. Per gli individui che si riproducono in queste aree, o per altre specie che sono meno capaci di rispondere ai disturbi, è probabile che gli impatti siano molto maggiori».

Ashton-Butt, senior research ecologist del Bto, aggiunge: «I nostri risultati mostrano come i disturbi umani possano inavvertitamente avere un impatto sulla fauna selvatica. Gli uccelli migratori come le aquile anatraie maggiori stanno diminuendo drasticamente in tutto il mondo ed è essenziale comprendere meglio e mitigare i nostri effetti su queste specie carismatiche».

All’inizio di marzo 2022, quando la prima delle 19 aquile dotate di GPS è entrata in Ucraina diretta verso nord, la guerra si era estesa alla maggior parte delle principali città ucraine, esponendo i rapaci migratori al pericolo in aree di intenso conflitto umano. Il team britannico-estone ha scoperto che «gli uccelli volavano più lontano e meno direttamente verso i luoghi di riproduzione, percorrendo in media 85 km in più. le migrazioni hanno anche richiesto più tempo: 246 ore rispetto alle 193 pre-conflitto per le femmine, e 181 ore rispetto alle 125 pre-conflitto per i maschi. I maschi si spostavano anche più lentamente rispetto agli anni prima della guerra. Meno uccelli si sono fermati in Ucraina prima di ritornare ai luoghi di riproduzione, con solo 6 su 19 (30%) che hanno fatto scalo, rispetto a 18 su 20 (90%) nel 2018-2021, mentre alcuni importanti siti di sosta, ad esempio nella Polesia ucraina (ai confini con la Bielorussia, ndr), nel 2022 non sono stati utilizzati affatto».

I ricercatori suggeriscono che le differenze tra i sessi nella velocità di volo potrebbero corrispondere alle strategie di migrazione, con i maschi che compiono viaggi più lunghi dai luoghi di svernamento nell’Africa orientale prima di raggiungere l’Ucraina, rispetto alle femmine che migrano dalla Grecia e sottolineano che «questo potrebbe anche avere un impatto sul successo riproduttivo se un numero sproporzionato di entrambi i sessi fosse pesantemente colpito da eventi legati alla guerra».

La Franco dell’Uea, che sviluppa tecnologie per il tracciamento degli animali, conclude: «Il monitoraggio remoto della fauna selvatica consente ai ricercatori di comprendere l’impatto delle attività umane, come la caccia o le infrastrutture energetiche, sull’ambiente e sulle popolazioni selvatiche. In questo caso, fornisce approfondimenti su come gli eventi dei conflitti armati influiscono sul comportamento degli animali e sulla migrazione. La raccolta di questi dati è limitata dalle implicazioni logistiche del lavoro in queste aree e la ricerca precedente era stata limitata agli uccelli residenti nelle zone di addestramento militare. Tuttavia, i nostri dati di tracciamento ci offrono una finestra unica su come le aquile migratrici sperimentano e rispondono a conflitti intensi».

Redazione Greenreport

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