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L’international day for biodiversity al tempo delle coestinzioni

L’accelerazione del tasso di estinzione innesca l’effetto domino della perdita di biodiversità
 |  Natura e biodiversità

Mentre quasi un milione di specie sono attualmente a rischio di estinzione, l’International Day for Biodiversity (IDB) 2024 ha scelto come tema “Be part of the Plan”, un invito all’azione rivolto a tutti per arrestare e invertire la perdita di biodiversità sostenendo l’attuazione del Kunming-Montreal Global Biodiversity Frameworkl (GBF), il Biodiversity Plan,  approvato dalla 15esima conferenza delle parti della Convention on biological diversity (Cbd).

David Cooper, segretario esecutivo ad interim della Cbd, ha spiegato che «Il tema scelto è un invito all’azione per arrestare e invertire la perdita di biodiversità. I governi, le popolazioni indigene e le comunità locali, le organizzazioni non governative, i legislatori, le imprese e gli individui sono incoraggiati a evidenziare le modalità con cui sostengono l’attuazione del Biodiversity Plan. Tutti hanno un ruolo da svolgere e quindi possono far parte del Piano».

Con il rapporto “Interconnected Disaster Risks” l’United Nations University (UNU) attira l’attenzione sulle “coestinzioni”: la reazione a catena che si verifica quando la completa scomparsa di una specie colpisce un’altra. Tra gli animali a rischio c’è la testuggine del Texas o di Gopher (Gopherus berlandieri), una delle specie viventi più antiche del pianeta. Una tragica storia di perdita di biodiversità che si sta svolgendo nel cuore delle pianure costiere del sud degli Stati Uniti. La riduzione del loro numero non è solo problematica per la sopravvivenza della testuggine come specie queste creature carismatiche svolgono anche un ruolo vitale nel preservare il delicato equilibrio del loro habitat costiero.

All’UNU spiegano che «Le testuggini di Gopher non sono semplicemente delle occupanti del loro habitat; sono architetti, scolpiscono ecosistemi e forniscono santuari per oltre 350 altre specie. Con le zampe anteriori che funzionano come pale, scavano tane di dimensioni variabili da 6 a 9 metri di lunghezza e da 1,8 a 2,5 metri di profondità. Dai piccoli insetti agli anfibi più grandi, ogni organismo svolge un ruolo vitale nell'intricata rete di vita dell'ecosistema fornita da queste tane. Per alcuni, le tane della testuggine di Gopher sono un rifugio sicuro per allevare e nutrire la prole, mentre per altri offrono tregua dai predatori e dagli elementi. Se la testuggine di Gopher dovesse scomparire, è probabile che si avvertirebbe un effetto domino in tutto l’ecosistema». Tra le specie più vulnerabili c’è anche la rana di Gopher scura o del Mississipi (Rana capito sevosa), in grave pericolo di estinzione, che dipende dalle tane della testuggine per ripararsi e sopravvivere, la scomparsa della tartaruga molto probabilmente metterebbe a rischio anche la sopravvivenza della rana. 

Nel fare più luce sulle co-estinzioni, l’UNU ha sottolineato che «Le intense attività umane, come il cambiamento dell’uso del territorio, lo sfruttamento eccessivo, il cambiamento climatico, l’inquinamento e l’introduzione di specie invasive, stanno causando un’accelerazione dell’estinzione che è almeno da decine a centinaia di volte più veloce del processo naturale di estinzione».

Negli ultimi 100 anni sono scomparse oltre 400 specie di vertebrati e per questo il rapporto include le estinzioni accelerate tra i 6 “punti critici di rischio” interconnessi che «Vengono raggiunti quando i sistemi su cui fa affidamento l’umanità non riescono a tamponare i rischi e smettono di funzionare come previsto, principalmente a causa delle azioni umane». Gli scienziati ricordano che «Gli ecosistemi sono costruiti su intricate reti di connessioni tra specie diverse, come indica l'esempio della testuggine di Gopher e della rana di Gopher scura. L’effetto domino potrebbe portare all’estinzione di più specie e, infine, addirittura al collasso di interi ecosistemi. Con quasi un milione di specie animali e vegetali attualmente minacciate, l’effetto a catena dell’estinzione di una singola specie può colpirne innumerevoli altre, interrompendo le funzioni ecologiche vitali».

Un altro esempio di intricate dipendenze all’interno degli ecosistemi viene dalla lontra marina (Enhydra lutris) in via di estinzione e che vivono nelle foreste di alghe del Pacifico. Un tempo le lontre marine erano abbondanti ma ora sono a rischio di estinzione a causa della incessante caccia per la loro pelliccia che c’è stata in passato. All’UNU raccontano che «In una danza ecologica finemente sintonizzata, le lontre marine predano i ricci di mare, arrestando la crescita incontrollata delle popolazioni di ricci di mare. Senza la presenza di lontre, questi erbivori spinosi dilagano, trasformando lussureggianti foreste di alghe in desolate "barriere di ricci". Ma la scomparsa delle lontre marine avrebbe impatti che andrebbero ben oltre la scomparsa delle sole alghe. Oltre 1.000 specie, tra cui squali, tartarughe, foche, balene, uccelli e una moltitudine di pesci, fanno affidamento su questi paradisi sottomarini per la loro stessa esistenza».

Affrontare la crisi della biodiversità richiede un approccio multiforme che riconosca l’interconnessione di rischi e soluzioni. Zita Sebesvari, vicedirettrice dell'Institute for Environment and Human Security dell'UNU e autrice principale dello studio sottolinea che «Uno degli obiettivi del Biodiversity Plan è quello di ridurre di 10 volte il tasso di estinzione di tutte le specie entro la metà del secolo e aumentare l'abbondanza di specie selvatiche autoctone a livelli sani e resilienti. Mentre le strategie di adattamento, come il ripristino e la protezione dei corridoi verdi tra gli habitat degli animali, forniscono una certa tregua, affrontare i fattori che stanno alla base dell’estinzione resta cruciale, perché questo obiettivo non può essere raggiunto finché si rischia di accelerare le estinzioni. Nel lungo termine, evitare estinzioni e co-estinzioni sarà l’unica soluzione realistica per arrestare la perdita di biodiversità, il che richiede un cambiamento di mentalità. Gli sforzi di conservazione devono estendersi oltre le singole specie per comprendere interi ecosistemi. E’ necessaria un’azione urgente e decisiva per preservare la resilienza degli ecosistemi e garantire la sopravvivenza della variegata rete di vita del nostro pianeta. Abbracciare la natura come parte integrante della nostra cultura è essenziale per garantire un futuro sostenibile, riconoscendo che il nostro destino è inevitabilmente intrecciato con il destino del mondo naturale».

Intervenendo al quarto meeting del Subsidiary Body on Implementation della Cbd in corso a Nairobi (che è stato preceduto dalla riunione del Subsidiary Body on Scientific, Technical and Technological Advice - SBSTTA) la direttrice esecutiva dell’United Nations environment programme (Unep), Inger Andersen ha detto che «Sono stati compiuti buoni progressi nell’ambito dell’SBSTTA-26, anche per quanto riguarda il quadro di monitoraggio e il piano d’azione globale sulla biodiversità e la salute. Attendo con impazienza che un quadro e un piano forti vengano raccomandati per l’adozione alla COP16 a Cali, in Colombia, entro la fine dell’anno».

La Andersen ha ricordato ai delegati di Nairobi che «Questa è la prima riunione dell'organismo sussidiario sull'attuazione dall'adozione del GBF . Gli obiettivi e i traguardi su cui il mondo si è impegnato alla COP15 erano ambiziosi e stimolanti. Ma sappiamo tutti che ciò quel che conta è l’implementazione. Alcuni di voi hanno già presentato strategie e piani d'azione nazionali aggiornati per la biodiversità. Il resto di voi sta lavorando per seguire l'esempio. Queste strategie e questi piani devono adottare un approccio che coinvolga l’intero governo e l’intera società per garantire la realizzazione del GBF a livello nazionale. Questo significa garantire il consenso dei ministeri responsabili dell’agricoltura, delle finanze, della pianificazione, della salute e del clima. Dal settore privato alla società civile alle popolazioni indigene e ai governi subnazionali».

L’Unep collabora con L’United National Development Programme e il Global Environment Facility e altri importanti partner per supportare le parti in questo processo. Ma la Andersen ha avvertito che «C’è ancora molto da fare prima del 2030. Il tempo non è dalla nostra parte. Questo organismo deve cercare di fornire strategie che consentano ai Paesi di fornire risultati più rapidi, migliori, più veloci e più intelligenti».

Ma per farlo c’è bisogno di mobilitare risorse sufficienti per il GBF e la direttrice esecutiva dell’Unep ha annunciato la collaborazione con la Cina per lanciare il Kunming Biodiversity Fund anche se «Questo aiuterà, ma serve di più. Vi chiedo quindi di affrontare la discussione sulla mobilitazione delle risorse con lo stesso livello di ambizione che abbiamo visto alla COP-15». Per quanto riguarda la cooperazione tecnica e scientifica, numerosi enti regionali e subregionali si sono detti disposti a fornire sostegno per l’attuazione ma «Saranno necessari chiari meccanismi operativi e finanziari per questo sostegno, per garantire che questa rete di istituzioni offra i massimi benefici alle Parti. Come ho detto prima, il tempo non è dalla nostra parte. La COP16 si avvicina rapidamente. Il 2030 si avvicina rapidamente e la biodiversità è ancora in declino in tutto il mondo. Quindi, vi incoraggio a mostrare concentrazione, compromesso e ambizione. A far avanzare il lavoro sui mezzi di attuazione che soddisfino le esigenze dei pesi e contribuire a garantire che la biodiversità venga avviata verso la ripresa a beneficio delle persone e del pianeta».

Redazione Greenreport

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