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Il costo ambientale degli oli vegetali: la produzione aumenterà del 74% con una deforestazione stimata di 120 milioni di ettari

Uno studio del Cmcc analizza l’impatto della crescente domanda su deforestazione ed emissioni di gas serra
 |  Natura e biodiversità

Il sistema alimentare globale contribuisce significativamente alle emissioni di gas serra e alla perdita di biodiversità, mentre milioni di persone nel mondo affrontano ancora l'insicurezza alimentare. La crescente richiesta di cibo da parte di una popolazione mondiale in espansione pone una sfida cruciale per la gestione delle risorse naturali.

Un nuovo studio guidato dal Cmcc (Centro Euro-Mediterraneo sui cambiamenti climatici) valuta come la popolazione globale di 9,2 miliardi di persone prevista entro il 2050, potrebbe influenzare la domanda di oli vegetali e i relativi impatti ambientali, aggiungendo un'importante prospettiva al dibattito sulla sostenibilità.

Pubblicato su Global change biology e intitolato "Pressure on global forests: implications of rising vegetable oils consumption under the EAT-Lancet Diet", lo studio analizza l'impatto della crescente domanda di oli vegetali sulle foreste e sulle emissioni di gas serra, nell’ambito della dieta EAT-Lancet.

La dieta proposta dalla commissione EAT-Lancet, un team globale di esperti in nutrizione, salute pubblica, agricoltura sostenibile e cambiamenti climatici, mira a ridurre il consumo di alimenti ad alta intensità di risorse, come carne e uova, aumentando al contempo l'assunzione di oli insaturi (come soia, girasole e colza) del 67%, mantenendo invariato il consumo di olio di palma.

Secondo i ricercatori, la produzione mondiale di olio vegetale per uso alimentare aumenterà del 74%, richiedendo 317 milioni di ettari di terreno, con una deforestazione stimata di 120 milioni di ettari e un aumento dell'87% delle emissioni di CO₂.
Tuttavia, la riduzione di altri alimenti ad alto impatto proposta dalla dieta EAT-Lancet potrebbe contribuire a mitigare questi effetti.

Uno dei risultati principali dello studio evidenzia che la sostituzione dell'olio di palma con altri oli vegetali potrebbe aumentare ulteriormente la richiesta di nuovi terreni fino a 385 milioni di ettari, aggravando il rischio di deforestazione.

«Secondo la Roundtable sull'olio di palma sostenibile, 4,8 milioni di ettari – circa il 19% della produzione globale di olio di palma – sono certificati come sostenibili, il che significa che non contribuiscono alla deforestazione provocata dall'agricoltura. Espandere gli sforzi di sostenibilità all'intero settore dell'olio di palma e ad altri oli vegetali è essenziale per prevenire la perdita di biodiversità e la conversione di terreni ricchi di carbonio, garantendo così un consumo sostenibile di olio nelle nostre diete» afferma l'autrice principale Maria Vincenza Chiriacò, responsabile della linea di ricerca sulla neutralità climatica nel settore dell'uso del suolo presso il Cmcc.

«Politiche efficaci dovrebbero allineare la crescita economica con la conservazione dell’ambiente, incoraggiando metodi di produzione sostenibili e comportamenti consapevoli dei consumatori per contribuire a proteggere il nostro pianeta per le generazioni future» afferma M. Cristina Rulli, professoressa di idrologia e sicurezza alimentare e idrica al Politecnico di Milano

La domanda globale di oli vegetali continua a crescere e questo studio evidenzia l'urgenza di politiche integrate che promuovano il passaggio a un sistema alimentare globale più sostenibile e privo di deforestazione.

Vincenza Soldano

Vincenza per l’anagrafe, Enza per chiunque la conosca, nasce a Livorno il 18/08/1990. Perito chimico ad indirizzo biologico, nutre da sempre un particolare interesse per le tematiche ambientali, che può coltivare in ambito lavorativo a partire dal 2018, quando entra a fare parte della redazione di Greenreport.it