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Cop16 biodiversità, Legambiente: natura selvatica a rischio in Italia
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Il nuovo rapporto “Natura selvatica a rischio in Italia” di Legambiente parte dalla constatazione che «Oltre la metà del prodotto interno lordo (PIL) mondiale è legato alle risorse naturali. Natura e biodiversità, rappresentano un capitale naturale prezioso quanto l’oro, eppure sono sempre più a rischio. Primo campanello d’allarme arriva dalle specie e dagli ecosistemi in pericolo di estinzione nel mondo e in Italia, ma anche dal valore economico che muovono alcune specie e settori come – impollinatori, foreste, pesca - e che si rischia di perdere».
In vista della sessione supplementare della Cop16 sulla biodiversità a Roma e del World Wildlife Day del 3 marzo, il Cigno Verde mette in fila dati e numeri e, analizzando studi internazionali, traccia un quadro della situazione della biodiversità, a livello globale e nazionale, che è un monito ai Governi della Terra. Secondo L’Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services (IPBES), a causa di crisi climatica, attività antropiche, perdita di frammentazione e habitat naturali, inquinamento e specie aliene, sono a rischio estinzione oltre 1 milione di specie animali e vegetali.
«Alert rosso per gli alberi del mondo – ricorda Legambiente - più di una specie arborea su tre è inserita nel nuovo aggiornamento delle Lista Rossa IUCN, rivelando che almeno 16.425 delle 47.282 specie valutate sono a rischio di estinzione. Una perdita di specie e di ecosistemi che viaggia ormai a ritmi preoccupanti e che non risparmia neanche l’Italia. Il Paese, che in Europa vanta la più grande varietà di animali e piante e specie endemiche, è in affanno e in difficoltà».
Se nel mondo sono 46.300 le specie a rischio estinzione segnalate nella Lista Rossa IUCN, anche in Italia i numeri della natura a rischio sono impressionanti: 58 ecosistemi naturali italiani a rischio – tra questi 7 sono in pericolo critico di estinzione (CR), 22 in pericolo (EN) e 29 vulnerabili (VE), con una superficie nazionale a rischio pari al 19,6% che corrisponde a quasi la metà di quella coperta dagli ecosistemi naturali e seminaturali (46,3%).
L’associazione ambientalista evidenzia che a questo si aggiungono «Le difficoltà e i gravi ritardi dell’Italia nell’applicare la Strategia Europea per la Biodiversità 2030 (SEB) e incisive politiche di tutela della natura, nonostante negli anni abbia anche raggiunto importanti traguardi nella conservazione della natura. La parola d’ordine dovrebbe essere tutelare natura, biodiversità ed ecosistemi ma la strada è tutta in salita».
Legambiente denuncia i ritardi dell’Italia: «Zero i target SEB 2030 raggiunti: A sei anni dal countdown SEB 2030, l’Italia non è cresciuta di un solo ettaro la superficie protetta terrestre o marina, non sono aumentate le aree a protezione integrale, né migliorano le azioni per contrastare le specie aliene o il degrado del territorio. Preoccupa poi lo stallo relativo alle 70 nuove aree protette marine e terrestri che sono ancora in attesa di completare l’iter; ma anche il mancato avvio, da parte dell’Italia, del registro volontario dei crediti di carbonio nel settore agricolo e forestale. Quest’ultima a situazione non solo comporta ingenti perdite finanziarie per settori vitali per il nostro Paese, ma genera anche un clima di incertezza e preoccupazione anche per il rischio che, un sistema non chiaramente regolato e controllato da istituzioni pubbliche solide, possa creare un terreno fertile per l'infiltrazione della criminalità organizzata e delle ecomafie, come denunciato dalla Procura nazionale antimafia in una recente audizione alla Camera dei Deputati».
Il report “Natura Selvatica” Legambiente evidenzia l’importanza del valore economico delle specie e legato ad esempio a impollinazione naturale, stoccaggio di carbonio, pesca e risorse. Stando agli ultimi studi disponibili, gli insetti impollinatori, come api e farfalle, garantiscono la produzione di molte colture agricole, con un valore stimato a livello globale in 235-577 miliardi di dollari ogni anno (IPBES). Le foreste e gli ecosistemi marini assorbono anidride carbonica, contribuendo a mitigare i cambiamenti climatici. Il valore di questo servizio viene spesso calcolato attraverso i crediti di carbonio, con un mercato globale stimato intorno ai 100 miliardi di dollari (World Bank). Le risorse ittiche garantiscono la sicurezza alimentare e il sostentamento di milioni di persone, con un valore economico che supera i 150 miliardi di dollari all'anno (FAO).
L’ecoturismo legato alla fauna selvatica genera entrate significative, spesso finanziando direttamente la conservazione della natura. Secondo l'organizzazione mondiale del turismo si stima che il 7% del turismo sia legato alla fauna e che cresca del 3% ogni anno.
Per questo, in vista del summit internazionale in programma a Roma, ribadisce che «Non è più ammissibile perdere altro tempo e far fallire un’altra Cop, come accaduto a Calì, in Colombia, lo scorso novembre. Ogni ritardo e ogni mancato accordo internazionale è un danno che facciamo al Pianeta, all’ambiente e alla biodiversità». All’Italia, l’associazione ambientalista, indirizza un doppio appello chiedendo a livello nazionale di «Velocizzare il passo nella tutela e conservazione della biodiversità, recuperando i ritardi rispetto ai target 2030 della SEB e lavorando su 10 dieci azioni chiave di intervento - aumentare la protezione del territorio e del mare; adottare soluzioni basate sulla natura per frenare la perdita di biodiversità; garantire la pianificazione e la gestione integrata dei territori protetti; migliorare la conoscenza scientifica e dei fattori di rischio per la natura selvatica; realizzare i Piani di azione e di adattamento contro i cambiamenti climatici; sostenere l’economia della natura per combattere la crisi climatica; migliorare la tutela degli ecosistemi marini e costieri e la fauna acquatica; creare aree rifugio per la fauna e gli ecosistemi a rischio; tutelare il capitale naturale per garantire più servizi ecosistemici; contenere le specie aliene invasive dannose per la biodiversità e le persone».
A livello internazionale, Legambiente chiede all’Italia di «Fare pressing affinché si arrivi ad un accordo finanziario ambizioso accompagnato da adeguati monitoraggi e verifiche. La biodiversità rappresenta un fattore cruciale in termini sia di mitigazione (grazie all’assorbimento di CO2) sia di adattamento ai cambiamenti climatici, mantenere un livello adeguato di biodiversità è fondamentale per mantenere gli ecosistemi in equilibrio».
Stefano Raimondi, responsabile nazionale biodiversità Legambiente, conclude: «Per proteggere e tutelare la natura, preservare il valore economico delle specie selvatiche e garantire la sostenibilità economica e ambientale sono necessarie efficaci politiche di conservazione in situ ed ex situ, monitoraggi costanti sulle specie a rischio, e investimenti mirati adottando strategie di conservazione e gestione sostenibile delle risorse naturali. Siamo ancora in tempo per invertire la tendenza e proteggere le specie selvatiche. Serve un impegno globale accompagnato da una seria assunzione di responsabilità da parte dei singoli Stati a partire dall’Italia. Nel nostro Paese così come nel resto del mondo la perdita di biodiversità e di servizi ecosistemici non rappresenta solo una grave crisi ambientale, ma comporta anche un importante danno economico e impatti a più settori, pensiamo alla riduzione della produttività agricola a causa del declino degli impollinatori, le maggiori spese per il trattamento dell'acqua a causa della perdita di zone umide e foreste, impatti economici negativi sul settore turistico e sulle comunità che dipendono dalla natura. È tempo di agire e di proteggere davvero la natura».
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