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La Cop16 bis arriva a Roma, per sciogliere il nodo finanziamenti a tutela della biodiversità
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La seconda sessione della Conferenza delle Parti sulla Biodiversità (Cop16Bis) delle Nazioni Unite, che si terrà a Roma dal 25 al 27 febbraio, si preannuncia cruciale per il futuro della tutela ambientale globale. Uno dei temi centrali del vertice sarà infatti la definizione di una nuova strategia di mobilitazione delle risorse per garantire 200 miliardi di dollari all'anno entro il 2030 destinati alla salvaguardia della biodiversità.
L'incontro arriva dopo la Cop16 di Cali, in Colombia, sospesa per il mancato accordo sulle risorse economiche destinate ai Paesi in via di sviluppo.
Greenpeace, che sarà presente con una delegazione, sottolinea l'urgenza di rispettare le promesse finanziarie per contrastare la perdita di biodiversità.
Lo stallo principale riguarda la mancanza di impegni concreti dei Paesi più ricchi in favore di quelli in via di sviluppo, elemento chiave per attuare il Kunming-Montreal global biodiversity framework (Km-gbf); tra i suoi obiettivi, proteggere il 30% degli ecosistemi marini e terrestri entro il 2030, assicurare flussi finanziari di 20 miliardi di dollari all'anno entro il 2025 e di 30 miliardi entro il 2030, e ridurre i sussidi dannosi per almeno 500 miliardi di dollari all'anno entro il 2030.
«La priorità del summit che si terrà a Roma è sbloccare un’equa distribuzione delle risorse economiche necessarie ad arginare la perdita di biodiversità, assicurando almeno 20 miliardi di dollari entro il 2025 alle comunità che più pagano le conseguenze della distruzione di habitat e dello sfruttamento di risorse naturali – dichiara Martina Borghi, campaigner Foreste di Greenpeace Italia – C’è un importante gap da colmare e l’Italia è tra i principali responsabili del ritardo nel versamento della propria quota in favore dei Paesi in via di sviluppo. Inoltre è importante ridurre e riallocare a favore di un’effettiva ed efficace protezione della natura i sussidi elargiti ai settori ambientalmente dannosi, cui anche il nostro Paese contribuisce in misura significativa».
Tra il 2016 e il 2023, denuncia il report di Greenpeace “EU Bankrolling ecosystem destruction”, diverse istituzioni finanziarie italiane hanno contribuito con 10 miliardi di euro in credito e oltre 2,5 miliardi di euro in investimenti in settori dannosi per l'ambiente, come il lattiero-caseario, la mangimistica, i biocarburanti e il packaging.
Da un rapporto di Odi (Overseas Development Institute) del giugno 2024 emerge inoltre che, a dispetto degli obiettivi fissati alla Cop15 di Montreal, 23 Paesi dei 28 analizzati hanno versato meno della metà della loro quota promessa per combattere la perdita di biodiversità – inclusa l’Italia – accumulando un deficit di 11,6 miliardi di dollari.
L'Italia è tra i Paesi europei con la maggiore varietà di habitat e specie, ma il 68% degli ecosistemi terrestri è in pericolo e il 30% delle specie a rischio estinzione. Nonostante le aree protette coprano il 17% della superficie terrestre e l’11% di quella marina, molte esistono solo sulla carta.
A livello mondiale, solo il 15% delle terre e l’8,4% degli oceani sono protetti, e la deforestazione procede a un ritmo di 10 milioni di ettari all’anno. Il 75% degli ambienti terrestri e il 66% di quelli marini sono significativamente alterati dalle attività umane. La Lista Rossa della Iucn conta oltre 150 mila specie minacciate, con oltre 42 mila a rischio di estinzione.
La conservazione della biodiversità resta una delle sfide più urgenti del nostro tempo, minacciata dal cambiamento climatico, dalla distruzione degli habitat dallo sfruttamento eccessivo delle risorse naturali e dall'inquinamento.
La Cop16Bis rappresenta quindi un'occasione importante per invertire la rotta, con la necessità di garantire finanziamenti adeguati e un impegno globale per fermare il collasso degli ecosistemi; Greenpeace, con la sua partecipazione, chiederà azioni decisive e trasparenti.
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