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In vista della Cop16 di Roma, oltre la metà dei consumatori chiede alle imprese di investire sulla biodiversità

Viganò (Rete clima): «Lo studio evidenzia come sia essenziale non solo l’azione di tutela, ma anche la sensibilizzazione sul tema»
 |  Natura e biodiversità

Dal 25 al 27 febbraio prossimi l’Agenzia Onu per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao) ospiterà a Roma la nuova riunione Cop16, per riprendere i tanti punti in sospeso dall’appuntamento dello scorso autunno a Cali, a partire dalla carenza di fondi.

Uno dei temi principali della sessione ripresa sarà infatti la definizione di una nuova strategia di mobilitazione delle risorse volta a garantire 200 miliardi di dollari all'anno entro il 2030 da tutte le fonti per le iniziative sulla biodiversità e a ridurre gli incentivi dannosi di almeno 500 miliardi di dollari all'anno entro il 2030.

Alle porte del vertice, Rete clima – ente tecnico che da 15 anni sviluppa progetti ESG per le aziende – ha presentato oggi la seconda edizione dello Studio sulla biodiversità forestale: «Evidenzia come, ad oggi, sia essenziale non solo l’azione di tutela della biodiversità ma anche la sensibilizzazione sul tema, in modo da sviluppare consapevolezza e responsabilità nei confronti di questa tematica oggi ancor più centrale e strategica», spiega il presidente e fondatore di Rete clima, Paolo Viganò.

Da un lato emerge una percezione negativa delle politiche nazionali in materia di tutela della biodiversità, considerate poco efficaci dal 45,1% degli intervistati, dall’altro una chiara richiesta da parte dei consumatori alle aziende affinché investano per la conservazione della biodiversità (54,9% dei rispondenti): il 49,4% dei consumatori chiede inoltre che le aziende svolgano un ruolo attivo nel sensibilizzare e informare il pubblico riguardo biodiversità e pratiche sostenibili, contribuendo così a colmare il gap di conoscenza.

Le aziende hanno dunque l’opportunità di guidare il cambiamento promuovendo azioni concrete di salvaguardia della biodiversità a tutti i livelli. Lo scenario in questo senso è positivo: il 71% di esse prevede di investire concretamente in azioni per la sua protezione nel prossimo triennio.

«Le aziende – continua Viganò – possono investire in molti progetti a favore della biodiversità, a partire dalla valorizzazione delle aree urbane alle forestazioni, alla tutela delle zone umide, alle micro foreste: queste azioni creano un percorso virtuoso che genera attrazione nel consumatore, che viene motivato a sua volta nel dare il proprio contributo attraverso scelte più sostenibili e ponderate. Il consumatore diventa quindi attore protagonista di questo cambiamento perché, adottando un diverso approccio all’acquisto, orienta la direzione delle aziende verso un maggiore impegno nei confronti della Terra».

Per promuovere la biodiversità in Italia, nel vademecum predisposto da Rete clima emergono cinque azioni prioritarie: realizzare soluzioni basate sulla natura (Nbs) anche in contesto urbano, promuovere la creazione di hot-spot di biodiversità, migliorare la salute del suolo ad esempio favorendo il rinverdimento delle terre degradate, restituendo vitalità agli ecosistemi compromessi e rafforzando il ciclo naturale delle risorse; valorizzare i boschi urbani migliorandone la valenza ecosistemica; identificare soluzioni forestali adatte al nuovo clima.

Redazione Greenreport

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