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Tutela dell’ambiente in Costituzione, a tre anni dalla riforma l’opportunità non è stata ancora colta
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A tre anni esatti dall'approvazione della riforma costituzionale del 2022 che ha inserito la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi tra i principi fondamentali della nostra Carta costituzionale, il Wwf ha promosso oggi un confronto collettivo sul tema, grazie a un partecipato convegno organizzato nella Sala della Regina della Camera dei deputati.
La revisione dell’articolo 41 della Costituzione ha sancito come l’iniziativa economica, pur essendo libera, non possa svolgersi in modo da arrecare danno all’ambiente e debba essere indirizzata dalla legge anche per fini ambientali. Ma per rendere cogente questo principio, ancora manca un ruolo forte dello Stato.
«Economia e ambiente arrivano a questo 2025 un po’ malconci – spiega Francesco De Leonardis, ordinario di Diritto amministrativo dell’Università degli studi Roma Tre – Entrambi chiedono delle soluzioni e a volte si accusano a vicenda mentre la casa europea brucia. La riforma della Costituzione del 2022 offre una strada. Nel nuovo articolo 9 vengono valorizzate le interconnessioni tra uomo e ambiente, ovvero l’importanza di superare l’antitesi tra antropocentrismo ed ecocentrismo in favore della difesa dell’ecosistema, sintesi dell’interconnessione tra uomo e ambiente. Mentre l’articolo 41, se da una parte inserisce vincoli all’attività economica in favore dell’ambiente, dall’altra vede nell’ambiente un’opportunità economica per le aziende».
Non a caso gli interventi della giornata hanno messo in evidenza la necessità di politiche più incisive per integrare la tutela dell’ambiente nei processi produttivi e nelle scelte strategiche del Paese: la transizione ecologica, oltre che necessaria per la tutela dell’ambiente e della nostra stessa salute, può essere un elemento per accrescere la competitività e la capacità di posizionarsi sul mercato.
«Occorre una guida pubblica per conciliare dei valori che altrimenti sarebbero letti in maniera contrapposta – osserva nel merito Gaetano Benedetto, presidente del Centro studi Wwf Italia – Oggi le fonti rinnovabili sono il futuro, ma questa idea viene costantemente messa in discussione. Serve una campagna culturale che riparta dai dati scientifici per poi portare ad azioni concrete e dobbiamo essere capaci di riscrivere un patto sociale che consenta di riportare al centro la persona per una transizione ecologica rapida ed equa».
Da qui, l’esigenza di un ruolo più forte per lo Stato. «Mai come oggi il rapporto tra tutela ambientale, attività economiche e intervento pubblico nell’economia deve essere visto come una sinergia e non come un conflitto – conclude Luciano Di Tizio, presidente del Wwf Italia – Perché questo avvenga, è importante però che il legislatore, superando le contrapposizioni di schieramento, attui i principi contenuti nell’articolo 9 e nell’articolo 41 della Costituzione: la tutela dell’ambiente e, di conseguenza, quella della nostra salute riguardano tutti e devono indirizzare concretamente l'evoluzione della normativa italiana, molto più di quanto stia avvenendo oggi».
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