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Il bilancio di Legambiente a tre anni dalla riforma

Animali in Costituzione: quasi l’80% degli atti legislativi approvati non rispetta il principio di tutela

Morabito: «A tutte le forze politiche chiediamo un’assunzione di responsabilità per la piena attuazione del principio costituzionale»
 |  Natura e biodiversità

A tre anni dall’inserimento della tutela degli animali tra i principi fondamentali della Costituzione italiana, il bilancio è tutt’altro che incoraggiante. Legambiente ha analizzato l’attività legislativa dal febbraio 2022 al gennaio 2024, evidenziando che, su 617 atti approvati, solo 91 hanno riguardato gli animali. Di questi 91, quasi l’80% non ha dato seguito al principio costituzionale. Solo il 20,55% è risultato in linea con la riforma del 2022, un dato che conferma la difficoltà nel trasformare il riconoscimento costituzionale in misure concrete.

Le proposte di legge migliorative, che potrebbero colmare questo divario, restano bloccate: 64 alla Camera e 10 al Senato, senza progressi significativi. L’attenzione politica si è concentrata sugli animali d’affezione, per i quali un terzo delle leggi approvate (33,33%) ha portato miglioramenti. Tuttavia, il 55,55% degli atti non ha apportato cambiamenti rilevanti e l’11,11% ha avuto effetti negativi. Per gli animali da reddito, la situazione è ancora più preoccupante: solo il 18,82% delle leggi approvate è stato positivo, mentre il 71,79% non ha preso in considerazione la nuova normativa costituzionale e il 15,38% ha peggiorato la tutela. Ancora peggio per gli animali selvatici: appena il 16,67% degli atti legislativi ha migliorato la loro protezione, mentre il 69,44% è rimasto neutrale e il 13,89% ha avuto effetti negativi.

Uno degli aspetti più critici riguarda il bracconaggio, un fenomeno ancora scarsamente contrastato in Italia. Attualmente, l’uccisione di un orso bruno marsicano, specie a rischio di estinzione, è punita con un’ammenda tra i 4.000 e i 10.000 euro, mentre per altre specie protette le sanzioni variano tra i 1.000 e i 2.000 euro. In confronto, altri Paesi adottano misure ben più severe: in Indonesia la pena arriva a 12 anni di carcere, in Sudafrica a 29 anni e in Thailandia fino a 40 anni.

Di fronte a questi numeri, Legambiente sollecita il Governo e il Parlamento ad agire concretamente. Le priorità indicate dall’associazione comprendono l’introduzione del reato di bracconaggio nel Codice penale, con pene da tre a sei anni di reclusione, l’adozione di un’etichetta “Cage Free” per garantire maggiore trasparenza sui prodotti di origine animale e il potenziamento delle cure veterinarie pubbliche, con un piano nazionale per l’assunzione di veterinari, il sostegno economico alle famiglie e la sterilizzazione dei randagi, come previsto dalla legge 281/1990 ma mai pienamente attuato.

«L’Italia in fatto di tutela degli animali - sottolinea Antonino Morabito, responsabile nazionale benessere animale di Legambiente – con il voto parlamentare all’unanimità nel 2022 ha dato un bellissimo segnale all’Europa e al mondo intero: l’ha pienamente integrata nei principi fondamentali della Costituzione, accendendo il faro che deve illuminare la strada da seguire per tutta la produzione legislativa. Purtroppo, sino ad oggi, non stato così e i dati che emergono da questa ricerca lo dimostrano. A tutte le forze politiche chiediamo un’assunzione di responsabilità per la piena attuazione del principio costituzionale richiamato dall’art.9, a partire dal ridurre l’enorme divario esistente tra noi e altri Paesi nel deciso contrasto normativo al bracconaggio e alle organizzazioni criminali che vi lucrano. L’effettiva ed efficace tutela degli animali coincide anche con la tutela della salute delle persone e dell’ambiente».

Nonostante il riconoscimento costituzionale della tutela degli animali, la strada per una loro protezione efficace è ancora lunga. I dati mostrano che, senza un cambio di passo deciso, la riforma del 2022 rischia di rimanere solo sulla carta. Il Parlamento ha la responsabilità di trasformare i principi in azioni concrete, per colmare il ritardo accumulato e garantire una reale tutela agli animali in Italia.

Vincenza Soldano

Vincenza per l’anagrafe, Enza per chiunque la conosca, nasce a Livorno il 18/08/1990. Perito chimico ad indirizzo biologico, nutre da sempre un particolare interesse per le tematiche ambientali, che può coltivare in ambito lavorativo a partire dal 2018, quando entra a fare parte della redazione di Greenreport.it