Bloccata l’estrazione di gas al largo del Delta del Po, il Tar dà ragione agli ambientalisti
«Il Delta del Po è l’unico delta esistente in Italia e una delle più grandi riserve nazionali di zone umide con sbocco a mare privo di sbarramenti», ricorda l’Organizzazione Onu per l’educazione, la scienza e la cultura nella pagina web dedicata proprio a questo patrimonio Unesco. Ebbene, il governo italiano aveva approvato la trivellazione per lo sfruttamento di gas proprio in questa zona, per la precisione alle porte di un'Area Marina Protetta, la “Nord Adriatico-Delta del Po”, che dovrebbe essere un rifugio sicuro per i mammiferi marini. L'approvazione aveva dato alla società australiana Po Valley Operations il permesso di costruire ed operare una grande piattaforma di gas, nota come progetto “Teodorico”.
Ma ora questo enorme progetto di sfruttamento del gas al largo del prezioso Delta del Po è stato cancellato dopo un'importante sentenza del Tar. Gli avvocati ambientalisti che hanno intentato la causa salutano la sentenza come una «vittoria cruciale» nella lotta in corso per proteggere la biodiversità marina, ripristina la natura e combattere il cambiamento climatico.
Le Ong ClientEarth, Legambiente, Lipu-BirdLife Italia, WWF Italia e Greenpeace Italia hanno infatti contestato il progetto nel 2021, sostenendo che lo Stato non avesse valutato gli impatti delle attività di sfruttamento del gas sull'area protetta adiacente, che ospita delfini, tartarughe marine e una serie di altre specie fondamentali. E ora il giudice ha confermato che questa mancanza costituiva una violazione della normativa comunitaria e nazionale sulla natura, annullando il permesso di operare alla società e impedendo la costruzione della piattaforma di gas.
L'avvocato di ClientEarth Francesco Maletto ha dichiarato: «L'approvazione di questo progetto sacrificava la fauna selvatica per il petrolio e il gas. È stata una lezione su come non combattere il cambiamento climatico e una chiara violazione della normativa dell'UE e dell'Italia, ma questa vittoria cruciale ribalta tutto. È un'altra vittoria in un mosaico di lotte per ripristinare i nostri oceani e ricostruire le popolazioni di fauna selvatica. Il cambiamento climatico e la perdita di specie minacciano tutta la vita sulla Terra. In questo contesto, protetto deve davvero significare protetto».
Il caso italiano non è isolato e può dare speranze riguardo a tante altre battaglie che si stanno combattendo in altri Paesi comunitari. Negli ultimi mesi, il disprezzo degli Stati membri per le aree marine protette è stato oggetto di una serie di controversie nell'Ue, denunciano le associazioni ambientaliste. ClientEarth sta attualmente presentando un esposto alla Commissione europea affinché prenda provvedimenti nei confronti del governo greco per aver autorizzato l'esplorazione e lo sfruttamento di petrolio e gas in un punto caldo della biodiversità marina a livello mondiale. In Francia, Spagna e Germania sono in corso cause relative alla pesca con attrezzi distruttivi a strascico. E mentre le azioni degli ambientalisti europei per fermare questi progetti vanno avanti, in Italia si può per ora cantare vittoria.
Giorgia Gaibani, responsabile del settore Natura 2000 della Lipu-BirdLife Italia, ha dichiarato che quella arrivata oggi è «un'importante sentenza che ribadisce la necessità di proteggere le aree protette per affrontare efficacemente le crisi del clima e della biodiversità».
Andrea Minutolo, responsabile dell'Unità scientifica di Legambiente, ha dichiarato: «Si tratta di un segnale importante, dal punto di vista climatico e ambientale, in questo momento storico in cui il governo italiano continua a puntare sull'estrazione di gas e petrolio invece di concentrarsi sullo sviluppo delle rinnovabili».
Lo sfruttamento del gas ha già creato continui e gravi problemi di stabilità all'area del delta del Po, con molte proprietà perse a causa dell'innalzamento delle acque. Questo nuovo progetto ha sollevato ulteriori preoccupazioni per il collasso delle coste.
Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed energia del Wwf Italia, ha dichiarato: «I progetti di trivellazione in Italia vanno a vantaggio solo delle aziende che li realizzano, utilizzare una dinamica di emergenza del gas che non esiste è sbagliato, sacrificare poi persino la natura, cioè un'area protetta, sarebbe stato profondamente ingiusto. L'Italia deve pensare ad attuare la transizione energetica e le energie rinnovabili».
Chiara Campione, direttora del programma di Greenpeace Italia, ha dichiarato: «Questo è un passo fondamentale verso la giustizia climatica e la protezione dei nostri oceani. Bloccare il progetto Teodorico dimostra che l'era del sacrificio della natura per i combustibili fossili è finita».