Skip to main content

Le tartarughe mappano le praterie sottomarine meglio dei satelliti

Il tracciamento di tartarughe verdi taggate rivela più di 30 nuovi siti di fanerogame marine nel Mar Rosso
 |  Natura e biodiversità

I prati di fanerogame marine – piante come la posidonia oceanica del Mediterraneo - sono rigogliosi paradisi che forniscono riparo e nursery a pesci e crostacei, migliorano la qualità dell'acqua e rafforzano la stabilità del fondale proteggendo le coste dall’erosione. Ma individuare aree vitali e relativamente rare di questa vegetazione sottomarina può essere difficile.
Lo studio “Green turtle tracking leads the discovery of seagrass blue carbon resources”, pubblicato su Proceedings of the Royal Society B da un team di ricercatori della Marine Science Program, Biological and Environmental Science and Engineering Division (BESE) della King Abdullah University of Science and Technology (KAUST) e del governo del Queensland, ci è riuscito utilizzando, come se fossero segugi con le pinne, le tartarughe marine che si nutrono di fanerogame marine per farsi guidare verso le praterie sottomarine, scoprendo che questo metodo è molto più affidabile rispetto alle immagini satellitari.
I ricercatori hanno taggato 53 tartarughe verdi (Chelonia mydas) nel Mar Rosso e i tag hanno trasmesso ai satelliti la posizione dei rettili marini quando sono emerse per respirare dopo aver mangiato. Se una tartaruga appariva più volte in un punto vocino, si poteva dedurre che nelle vicinanze ci fosse una prateria fanerogame marine. Utilizzando questi dati, gli scienziati hanno cercato 38 siti individuati e hanno scoperto in ognuno aree ricoperte di vegetazione marina, mentre solo il 40% dei siti identificati con una mappa basata sul telerilevamento ha prodotto un risultato positivo.
Le praterie di fanerogame marine ospitano una ricchissima biodiversità e una miriade di specie di animali marini, ma assorbono anche anidride carbonica e stoccano in modo semipermanente una grande quantità di blue carbon. Lo studio “Seagrass ecosystems as a globally significant carbon stock”, pubblicato nel 2012 su Nature da un team internazionale di ricercatori guidato dal biologo James Fourqurean della Florida International University, ha stimato che le praterie di fanerogame marine rappresentano ogni anno circa il 10% dell'attività di stoccaggio del carbonio marino, nonostante occupino solo lo 0,2% dell’area ricoperta dagli oceani. Ma, come altri ecosistemi acquatici, le praterie di fanerogame marine sono sempre più minacciate dallo sviluppo costiero, dal deflusso agricolo e dai pescherecci a strascico. Il principale autore del nuovo studio, Hugo Mann della KAUST, ha detto a Science che «Sapere dove si trovano queste risorse ci aiuta a proteggerle e a mantenere i servizi che forniscono».
Mappare gli ecosistemi marini è problematico: la luce penetra a malapena qualche metro sotto la superficie, quindi i satelliti non riescono a vedere le zone di fanerogame marine più profonde. Anche le immagini aeree hanno difficoltà a distinguere tra fanerogame marine e altre aree verdi sottomarine, come le macroalghe e la maggior parte delle fanerogame marine si trova nelle acque tropicali, dove c’è molto i carbonato, il composto presente negli scheletri dei coralli e nei gusci delle conchiglie, e Il carbonato disperde la luce e nasconde le fanerogame marine.
Quindi il team Mann e Carlos Duarte, un altro ecologo marino della KAUST, hanno pensato a qualcosa di diverso per mappare le praterie di fanerogame marine: tracciare gli animali che le cercano per cibarsi e/o riprodursi. L'idea non è nuova: Duarte nel 2022 è stato l’autore senior dello studio “Tiger sharks support the characterization of the world’s largest seagrass ecosystem”, pubblicato su Nature Communications, che ha tracciato gli squali tigre per scoprire la più grande prateria di fanerogame marine del mondo alle Bahamas . Le tartarughe verdi hanno diversi vantaggi rispetto agli squali tigre: si spostano su vaste aree, si nutrono quasi esclusivamente di fanerogame marine e possono essere taggate abbastanza facilmente con trasmettitori quando tornano sulle spiagge per nidificare. Mann ha scelto di studiare il Mar Rosso perché, in un area con molti problemi economici e sociali, esistono pochi dati sulle sue praterie di fanerogame marine.
Il team di ricercatori ha taggato 53 tartarughe verdi su 4 spiagge del Mar Rosso in Arabia Saudita, aspettando che le tartarughe avessero finito di nidificare per evitare di interromperne la riproduzione. Poi i tag hanno cominciato a trasmettere le loro coordinate ai satelliti ogni volta che riemergevano per respirare. I ricercatori hanno tracciato il movimento di ogni tartaruga per un anno. Quando il percorso di una tartaruga si incrociava più volte nello stesso punto, gli scienziati presumevano che in quel luogo ci fosse una prateria di fanerogame marine.
In totale, le tartarughe hanno segnalato 34 praterie di fanerogame marine che non erano mai state registrate prima. Un terzo di queste era a profondità oltre gli 8 metri, al di sotto della profondità visibile nella maggior parte delle immagini satellitari.
Per verificare questi risultati, i ricercatori sono andati in barca in 22 dei siti identificati e, sebbene alcuni facessero parte della stessa grande prateria di fanerogame marine, hanno confermato la presenza di fanerogame marine in ogni luogo in cui hanno guardato, per un totale di 14 praterie distinte. Quindi, sono andati in 30 praterie di fanerogame marine identificate dalla mappa satellitare Allen Coral Atlas e hanno scoperto che solo il 40% di queste ospitava davvero fanerogame marine. Quindi, le tartarughe sono risultate uno “strumento di mappatura” delle fanerogame marine molto più accurato rispetto alle immagini satellitari.
I ricercatori hanno anche prelevato campioni di sedimenti in ogni prateria di fanerogame marine scoperta dalle tartarughe verdi per stimare la quantità di carbonio immagazzinata e hanno calcolato «Un totale di al massimo 4 teragrammi, circa la stessa quantità di carbonio emessa da 900.000 veicoli passeggeri all'anno».
Ma anche le tartarughe marine probabilmente non sono infallibili: come fa notare su Science Fourqurean, che non è stato coinvolto nello studio, «Le tartarughe verdi potrebbero evitare alcune grosse zone di fanerogame marine se predatori come gli squali si nascondono nella zona, come ho osservato a Shark Bay nella Western Australia. E alcune tartarughe verdi potrebbero non mangiare fanerogame marine, ma consumare invece macroalghe. Il metodo non è perfetto, ma è un ottimo modo per ottenere una mappa preliminare e andare a controllare cosa c'è veramente lì».
Fourqurean pensa anche che «Il metodo potrebbe migliorare gli sforzi di conservazione per le tartarughe verdi. Se gli scienziati conoscono gli habitat più frequentati dagli animali, possono dare la priorità alla loro marcatura come aree protette». Jennifer Dijkstra, un’ecologa marina dell’università del New Hampshire specializzata in remote sensing per mappare gli ecosistemi marini, sottolinea che «I dati delle tartarughe potrebbero persino essere usati per addestrare algoritmi di intelligenza artificiale per identificare meglio gli habitat delle praterie di fanerogame marine dalle immagini satellitari».
Mann punta ad ampliare il tracciamento delle tartarughe oltre le coste dove iniziano i rilevamenti e conclude: «Spero che, se tagghiamo le tartarughe da qualche parte nel mondo, potrebbero mostrarci aree di foraggiamento in un posto completamente diverso. La tecnica potrebbe essere utile nei Paesi in cui non ci sono risorse sufficienti per rilevamenti dedicati alle praterie di fanerogame marine. Affidarsi alle tartarughe è un modo davvero importante per progredire nella conservazione di queste risorse molto importanti».

Umberto Mazzantini

Scrive per greenreport.it, dove si occupa soprattutto di biodiversità e politica internazionale, e collabora con La Nuova Ecologia ed ElbaReport. Considerato uno dei maggiori esperti dell’ambiente dell’Arcipelago Toscano, è un punto di riferimento per i media per quanto riguarda la natura e le vicende delle isole toscane. E’ responsabile nazionale Isole Minori di Legambiente e responsabile Mare di Legambiente Toscana. Ex sommozzatore professionista ed ex boscaiolo, ha più volte ricoperto la carica di consigliere e componente della giunta esecutiva del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.