Al ritmo attuale l’Ue non raggiungerà gli obiettivi di biodiversità per il 2030
«Alla straordinaria speranza per la natura rappresentata dalla Nature Restoration Law fanno da riscontro i gravi ritardi sugli obiettivi previsti dalla Strategia europea sulla biodiversità per il 2030 e i 20 miliardi annui di euro che mancano per ridare salute alla natura del continente. Attuare al più presto la Strategia e la Restoration Law e adeguare i finanziamenti sono passi essenziali». L’appello viene lanciato da Lipu-BirdLife Italia in occasione della presentazione del nuovo rapporto di BirdLife Europa e Asia Centrale (Lipu in Italia) secondo cui i Paesi dell'Unione europea non sono sulla buona strada per raggiungere gli obiettivi fissati quasi cinque anni fa con la Strategia sulla biodiversità al 2030, lanciata nel 2020 come parte essenziale del Green Deal europeo eppure ampiamente disapplicata dai Paesi membri.
Il Rapporto di BirdLife analizza lo stato attuale degli obiettivi della Strategia, le azioni effettivamente intraprese, i ritardi accumulati e le aree in cui l'attuazione si è arenata o è stata abbandonata del tutto. Numerosi i problemi che emergono, a cominciare dal ritardo generale della grande maggioranza dei Paesi nell'attuazione della Strategia. Solo 7 su 27 hanno inviato alla Commissione europea i loro impegni, peraltro in modo incompleto. Tra i Paesi in ritardo c'è l'Italia, che ha redatto la Strategia nazionale e che tuttavia, a quasi metà del percorso decennale della Strategia (2020-2030), non ha ancora attivato azioni concrete di rilevo.
Nel documento viene anche evidenziato il ritardo nelle azioni concrete di protezione di habitat degradati e specie, terrestri e marini: l’85% degli habitat europei è in stato di conservazione non buono e una specie di uccelli su cinque è minacciata o quasi minacciata di estinzione. Ciononostante gli Stati membri non hanno seriamente intensificato gli sforzi per proteggere di più e meglio il territorio, istituire piani di gestione efficaci per i siti Natura 2000 e le specie, agire adeguatamente in ambito di agroecologia e di arresto dell’urbanizzazione. Sono problemi che riguardano tanto gli habitat terrestri quanto quelli marini, sui quali si è fatto poco in tema di protezione delle aree, misure sulla pesca, eliminazione o riduzione della catture accidentali;
Un focus viene dedicato dall'attuale sistema agricolo, che blocca l’Unione europea in un pericoloso status quo. Si tratta di uno dei principali fattori di perdita di biodiversità, per il quale, sebbene siano stati compiuti alcuni progressi in tema di promozione dell'agricoltura biologica, protezione degli impollinatori e riduzione dell'uso dei pesticidi, restano seri problemi ambientali, aggravati dai recenti sviluppi politici.
Altro punto dolente evidenziato dal rapporto: le carenze di fondi. L’Ue non ha ancora mantenuto la promessa di stanziare 20 miliardi di euro all'anno per la biodiversità. I fondi attualmente dedicati alla conservazione della natura, che coprono solo l'1% del bilancio europeo nel periodo 2021-2027, sono insufficienti per affrontare la portata della crisi e per questa ragione gli sforzi di conservazione devono basarsi soprattutto su risorse di altro tipo, scarse e spesso mal indirizzate. Secondo uno studio della Commissione europea, c'è un crescente deficit di finanziamento pari a circa 20 miliardi di euro all'anno fino al 2030. Per colmare questo divario e raggiungere gli obiettivi dell'Ue in materia di biodiversità, sarà essenziale attivare nuovi meccanismi di finanziamento della biodiversità, necessari e urgenti.
Non vanno meglio le cose se si sposta l’attenzione sui sussidi dannosi, che continuano a compromettere gli impatti positivi delle attività di conservazione e ripristino della natura, laddove avvengono, aggravando il quadro comprensivo e rendendo più ampio il gap programmatico e finanziario da colmare.
Tutto ciò, denuncia Lipu-Birdlife non può che portare a un peggioramento delle condizioni della natura europea e all'aumento del tasso di perdita di biodiversità, per un gap che, in assenza di un cambio di passo dell'Unione, rischia di diventare incolmabile.
Tra le note positive, vi è senza dubbio l'approvazione della Nature Restoration Law, la legge sul ripristino degli ecosistemi, che se attuata adeguatamente, in linea con le prescrizioni del Regolamento e adeguatamente finanziata, fornirà un contributo molto importante all'impresa di ridare salute alla natura del continente.
«La biodiversità europea è sull'orlo del baratro - afferma Anouk Puymartin, responsabile delle politiche di BirdLife Europe - Non c'è più tempo per proteggere i nostri ecosistemi, senza i quali non abbiamo alcuna possibilità di proteggerci dai crescenti disastri naturali. Mentre il mondo si mobilita a favore di impegni coraggiosi per arrestare la perdita di biodiversità, le azioni dell'Ue sul campo sono pericolosamente insufficienti. Il crescente divario tra le promesse politiche e le azioni pratiche è aggravato dalle recenti iniziative di deregolamentazione che rischiano di annullare le protezioni essenziali. È ora che l'Europa faccia la sua parte».
«I grandi propositi europei della scorsa legislatura europea - dichiara Claudio Celada, direttore Area Conservazione natura della Lipu - si sono in gran parte arenati, tra i conflitti politici in seno all'Unione e l'inazione di molti Stati membri. Alle cause più complesse di natura socioeconomica e politica va aggiunta la debolezza della Strategia sulla biodiversità, non vincolante sotto il profilo normativo. Velocizzare l'attuazione della Strategia al 2030, anche inserendo obiettivi vincolanti con i prossimi provvedimenti europei, dare piena attuazione alla Nature Restoration Law, rispettando le tempistiche previste e, inoltre, adeguare i finanziamenti per la natura sono il trittico di azioni indispensabili perché l'Europa cambi passo e la biodiversità continentale e il futuro di noi tutti abbiano una prospettiva migliore».