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La resistenza ai rodenticidi dei topi delle isole italiane

Un fenomeno diffuso e dannoso per l’ambiente e la biodiversità
 |  Natura e biodiversità

Il nuovo studio “A survey of VKORC1 missense mutations in eleven Italian islands reveals widespread rodenticide resistance in house mice”, pubblicato su Science of the Total Environment, da un team di ricercatori guidato da Francesco Gallozzi, dell’università La Sapienza di Roma e dell’ Istituto di Ricerca sugli Ecosistemi Terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche - Iret-Cnr, e composto da Lorenzo Attili (La sapienza e Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e della Toscana - IZS), Paolo Colangelo ed Emanuela Solano (Iret-Cnr e National Biodiversity Future Center- NBFC), Davide Giuliani (La sapienza), Dario Capizzi (Regione Lazio), Paolo Sposimo e Filippo Dell'Agnello (NEMO), , Rita Lorenzini (IZS) e Riccardo Castiglia (La Sapienza e NBFC), ha indagato il fenomeno della resistenza genetica ai rodenticidi nelle isole italiane confermando «Una presenza piuttosto diffusa di topi resistenti su 7 delle 11 isole studiate» che sono state Ventotene, Pantelleria, San Domino, San Nicola, Lipari, Vulcano, Panarea, Salina, Stromboli, Alicudi e Filicudi.
I ricercatori spiegano che «La presenza di roditori invasivi come ratti o topi sulle isole del Mediterraneo, ricche di biodiversità e con una cospicua presenza umana, rappresenta una grave minaccia per questi delicati ecosistemi, oltre a causare gravi danni alle attività umane. In questi ambienti il controllo dei roditori avviene frequentemente attraverso l’impiego di sostanze rodenticide basate su principi attivi anticoagulanti e che , se usate senza seguire le opportune linee guida, possono avere gravi impatti ambientali per il possibile avvelenamento diretto o secondario di altre specie. Inoltre, esiste anche la possibilità che si sviluppi una resistenza genetica a tali sostanze. Questo rende difficile il controllo delle popolazioni di roditori e aumenta conseguentemente la quantità di rodenticidi rilasciati nell’ambiente».
Gallozzi evidenzia che «In questo lavoro, che rappresenta la prima indagine sulla resistenza ai rodenticidi anticoagulanti effettuata su più isole del Mediterraneo, abbiamo analizzato particolari mutazioni del gene VKORC1, coinvolto nei fenomeni di resistenza, nei topi domestici (Mus domesticus) e identificato 6 nuove mutazioni mai trovate nel topo domestico e 4 nuove mutazioni mai identificate nei roditori».
Per il reperimento dei campioni dalle diverse isole è stata fondamentale la collaborazione tra più enti, tra i quali NEMO srl, che si occupa direttamente della gestione dei roditori sulle isole italiane ed è stata protagonista delle attività di eradicazione di roditori invasivi, compresa quella di Montecristo che ha sollevato molte polemiche ma che ha costituito soprattutto un grande successo scientifico e costituito un esempio che viene replicato in altre isole del Mediterraneo.
Lo studio, effettuato nell’ambito delle attività del National Biodiversity Future Center e in particolare dello Spoke 5 sulla biodiversità urbana, ha fatto emergere «La necessità di un utilizzo più consapevole dei rodenticidi per permettere una gestione efficace dei roditori invasivi e per minimizzare gli impatti di tali sostanze sulle specie non-target».
La Solano avverte che «Il nostro studio ha evidenziato che sulle isole italiane il fenomeno della resistenza appare già molto diffuso nei topi, ed è quindi necessario un utilizzo più consapevole dei rodenticidi, per evitare impatti troppo negativi sulla biodiversità».
Questo è ancora più necessario quando l'uso di rodenticidi è presente prima delle campagne di eradicazione, come spesso avviene nelle isole abitate dall'uomo, aumentando il vantaggio selettivo dei topi mutanti. Secondo i risultati dello studio «Questo potrebbe essere il caso dell'isola di Ventotene, dove le frequenze di SNP (single nucleotide polymorphism) missenso sono aumentate significativamente nei topi dopo un'eradicazione di ratti. Poiché abbiamo trovato almeno un SNP missenso in 7 delle 11 isole che abbiamo studiato, suggeriamo che la resistenza ai rodenticidi sia un fenomeno diffuso nelle isole italiane».
Anche se ci sono pochissimi studi che indagano la resistenza ai rodenticidi sulle isole, scenari simili sono già stati osservati in altri arcipelaghi in tutto il mondo e il nuovo studio italiano avverte che la stessa cosa starebbe accadendo nel bacino del Mediterraneo. I ricercatori concludono: «Pertanto, lo screening della resistenza ai rodenticidi dovrebbe essere parte delle procedure operative standard per la pianificazione dell'eradicazione, in particolare sulle isole abitate dove il controllo dei roditori avviene in modo continuativo. Questo documento mira a essere un punto di partenza per futuri piani di gestione dei roditori nelle isole del Mediterraneo nell'ambito di un uso più sicuro e consapevole dei rodenticidi».

Umberto Mazzantini

Scrive per greenreport.it, dove si occupa soprattutto di biodiversità e politica internazionale, e collabora con La Nuova Ecologia ed ElbaReport. Considerato uno dei maggiori esperti dell’ambiente dell’Arcipelago Toscano, è un punto di riferimento per i media per quanto riguarda la natura e le vicende delle isole toscane. E’ responsabile nazionale Isole Minori di Legambiente e responsabile Mare di Legambiente Toscana. Ex sommozzatore professionista ed ex boscaiolo, ha più volte ricoperto la carica di consigliere e componente della giunta esecutiva del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.