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Lasciate che le foreste ricrescano da sole

215 milioni di ettari di foresta, un’area più grande del Messico, potrebbero ricrescere da sole, se solo potessimo lasciarle stare
 |  Natura e biodiversità

Secondo lo studio “Global potential for natural regeneration in deforested tropical regions”, pubblicato su Nature da un team internazionale di ricercatori guidato da Brooke Williams e Hawthorne Beyer dell’Institute for Capacity Exchange in Environmental Decisions di Canberra, «La piantumazione di alberi in territori degradati è un metodo di ripristino forestale popolare ma costoso che spesso si traduce in foreste con minore biodiversità rispetto alle tecniche di rigenerazione naturale in condizioni simili». Ad esempio, la riforestazione naturale può costare tra 12 e 3.880 dollari per ettaro, mentre i metodi di rigenerazione attiva nei tropici - che comprendono i costi delle giovani piante, del lavoro manuale, della fertilizzazione e della manutenzione - costerebbero tra 105 e 25.830 dollari per ettaro. Per questo lo studio valuta l'attuale distribuzione della foresta naturale pantropicale (dal 2000 al 2016) e la utilizza per presentare un modello del potenziale di rigenerazione naturale nei Paesi e nei biomi con foreste tropicali a una risoluzione spaziale di 30 metri.
I ricercatori stimano così che «Circa 215 milioni di ettari di terra, un'area più grande del Messico, potrebbero essere rimboschiti in modo naturale e senza costose piantagioni manuali», con un potenziale di rigenerazione forestale naturale che porterebbe al sequestro di 23,4 Gigatonnellate di carbonio in 30 anni.
Su The Conversation la Williams, della Queensland University of Technology, e un’altra autrice dello studio, Robin Chazdon dell’università del Connecticut, confermano che «Un ripristino forestale efficace ed è fondamentale per mitigare il cambiamento climatico e preservare la biodiversità. E’ fondamentale trovare modi economicamente vantaggiosi per ottenere e mantenere più alberi nel terreno. Un modo per farlo è semplicemente lasciare che le foreste ricrescano da sole. Tuttavia, questo non è possibile in tutte le terre deforestate, poiché sono necessarie determinate condizioni ambientali affinché questo approccio funzioni».
A livello globale, è andata perduta il 65% dell'estensione originaria della foresta tropicale per far posto ad agricoltura, strade e urbanizzazione. La deforestazione ha contribuito al cambiamento climatico e alla perdita di biodiversità. la Williams e la Chazdon evidenziano che «Abbiamo anche perso una quantità preoccupante di quel che i ricercatori chiamano “servizi ecosistemici”, ovvero i benefici che le persone traggono dalla natura, come l'acqua pulita. Il ripristino delle foreste è una strategia importante per invertire i danni».
Lo studio pubblicato su Nature analizzato dove è probabile che la rigenerazione naturale abbia successo in base alle condizioni ambientali circostanti e le due scienziate fanno presente che «La rigenerazione naturale è un'alternativa meno costosa. Questo significa consentire alle foreste di ricrescere da sole o con un intervento umano attentamente pianificato. I metodi di ripristino della rigenerazione naturale spesso hanno risultati migliori a lungo termine e in termini di biodiversità rispetto alla completa piantumazione manuale degli alberi. Gli studi hanno dimostrato che il “successo” della biodiversità – ovvero una biodiversità più ricca e più specie – può essere fino al 56% più alto quando vengono utilizzati approcci di rigenerazione naturale (piuttosto che progetti di piantagione manuale)».
Finora, non è sempre stato chiaro come prevedere le aree in cui è più probabile che si verifichi la rigenerazione naturale e questo ha reso difficile realizzare progetti di rigenerazione naturale su vasta scala .
Il nuovo studio affronta questa lacuna e identifica le aree migliori per attuare approcci naturali nei tropici.
«Ci siamo concentrati sulle regioni forestali tropicali perché sono particolarmente importanti – scrivono la Williams e la Chazdon su The conversation - . La loro biodiversità è ineguagliabile e forniscono enormi servizi economici, culturali e ricreativi alle persone. Inoltre crescono molto più velocemente rispetto ad altri tipi di foresta e molte grandi foreste tropicali sono già state abbattute e degradate. I fattori che rendono una foresta in grado di rigenerarsi naturalmente includono: la quantità di foresta circostante; distanza dalla foresta esistente: contenuto di carbonio organico nel suolo. Questo suggerisce che le aree con livelli più elevati di degrado del territorio e di uso intensivo del suolo avrebbero minori probabilità di rigenerarsi naturalmente».
I ricercatori hanno scoperto che «Le condizioni ambientali idonee per la rigenerazione naturale si verificano in: 98 milioni di ettari nella zona neotropicale (che comprende molte aree dell'America meridionale e centrale); 90 milioni di ettari nei tropici indomalesi (che comprendono molte aree del sud-est asiatico, della Malaysia e dell'India); 25,5 milioni di ettari nel continente africano».
Da soli, Brasile, Indonesia, Cina, Messico e Colombia rappresentano il 52% di questa rigenerazione naturale, «Evidenziando la necessità di iniziative di ripristino mirate che sfruttino il potenziale di rigenerazione naturale - dicono i ricercatori - I nostri risultati facilitano processi decisionali equi più ampi che capitalizzano l'ampia opportunità di rigenerazione naturale per aiutare a raggiungere gli obiettivi ambientali nazionali e globali».
Lo studio ha anche scoperto che altri 29 Paesi dispongono di almeno un milione di ettari ciascuno che potrebbero essere rimboschiti naturalmente e ha identificato 400.000 ettari di terreni disboscati con potenziale di rigenerazione naturale delle foreste nelle zone tropicali australiane.
La Williams e la Chazdon ricordano che «Il mondo si è impegnato a raggiungere obiettivi ambiziosi in materia di ripristino delle foreste per aumentare sostanzialmente la superficie degli ecosistemi forestali entro il 2050. Tra questi impegni rientra anche la Bonn Challenge, che mira a ripristinare 350 milioni di ettari entro il 2030. Un altro è l'Obiettivo 2 del Global Biodiversity Framework adottato di recente , che prevede il ripristino del 30% della superficie degli ecosistemi degradati entro il 2030. Il raggiungimento di questi obiettivi, specialmente per le nazioni con economie emergenti, non sarà possibile utilizzando solo tecniche di ripristino attivo. Questo a causa di vincoli di costo e fattibilità». Per agevolare questo compito globale, i ricercatori hanno reso disponibile e gratuito per tutti il loro dataset.
Ma la Williams e la Chazdon non si nascondono il fatto che «Incoraggiare la rigenerazione naturale resta una sfida importante, soprattutto nei terreni privati e gestiti dalle comunità, perché può comportare una riduzione dei terreni disponibili per altri usi. E’ inoltre fondamentale fornire alla popolazione locale formazione e supporto per coltivare, raccogliere e commercializzare prodotti provenienti da foreste che si rigenerano naturalmente. Questo potrebbe aiutare a mantenere in piedi e in crescita le giovani foreste che si rigenerano naturalmente. Questo reddito potrebbe integrare o sostituire i pagamenti che i proprietari terrieri e la popolazione locale ricevono attualmente per prendersi cura della terra e impedire che venga deforestata. Gli approcci basati sui pagamenti non sono sempre sostenibili a lungo termine. Attualmente, molte foreste sono controllate e gestite da governi centrali o nazionali. Dare alle comunità locali e indigene il controllo sulle loro foreste aiuterebbe a incoraggiare il ripristino che soddisfa le esigenze locali. Tuttavia, questo richiede un adeguato supporto tecnico e un monitoraggio».
Lo studio non definisce dove le attività di ripristino dovrebbero o non dovrebbero verificarsi, mostra striamo solo dove la rigenerazione naturale delle foreste è possibile o ha maggiori probabilità di successo e i ricercatori si uniamo agli appelli affinché il ripristino forestale avvenga nel modo più equo possibile e tenga conto prioritariamente delle esigenze delle popolazioni locali.
La Williams e la Chazdon concludono: «La rigenerazione naturale delle foreste fornisce l'opportunità di ripristinare vaste aree di foresta in modo economico ed efficace. Può aiutare a mitigare gli effetti del cambiamento climatico e aiutare i Paesi a raggiungere i loro obiettivi di riduzione delle emissioni. Altri benefici includono la conservazione della biodiversità, la regolamentazione delle risorse idriche, la riduzione dell'erosione e la maggiore resilienza degli ecosistemi. E’ fondamentale riconoscere l'enorme capacità di rigenerazione delle foreste tropicali. E’ inoltre fondamentale che ciò avvenga parallelamente alla protezione delle foreste intatte e alla riduzione della deforestazione».

Umberto Mazzantini

Scrive per greenreport.it, dove si occupa soprattutto di biodiversità e politica internazionale, e collabora con La Nuova Ecologia ed ElbaReport. Considerato uno dei maggiori esperti dell’ambiente dell’Arcipelago Toscano, è un punto di riferimento per i media per quanto riguarda la natura e le vicende delle isole toscane. E’ responsabile nazionale Isole Minori di Legambiente e responsabile Mare di Legambiente Toscana. Ex sommozzatore professionista ed ex boscaiolo, ha più volte ricoperto la carica di consigliere e componente della giunta esecutiva del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.