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Biodiversità: alla Cop16 di Cali passi avanti per la protezione del mare, ma delusione per i ritardi negli accordi finanziari

Wwf e Greenpeace: la COP16 CBD fornisce nuove protezioni, ma non rimuove gli ostacoli dei Paesi ricchi per la finanza per la natura
 |  Natura e biodiversità

I 196 Paesi, riuniti fino al 2 novembre a Cali in Colombia alla 16esima Conferenza della parti della Convention on biological diversity (COPP 16 CBD), hanno fatto grossi passi avanti per la protezione delle aree marine essenziali per la biodiversità: dopo 8 anni di duro lavoro negoziale, la COP16 ha approvato l’accordo globale per identificare e conservare le ecologically significant marine areas, segnando un progresso significativo nell’attuazione del KMGBF perché si tratta di una decisione che punta a facilitare la conservazione della biodiversità marina rispettando i diritti e le giurisdizioni degli Stati, secondo l’United Nations Convention on the Law of the Sea. E’ stato costituito un gruppo composto da esperti provenienti da varie regioni del mondo, che avrà il compito di identificare e descrivere le Ecologically or Biologically Significant Marine Areas (EBSA - Aree Marine di Importanza Ecologica) sulla base di criteri scientifici e rappresenta un passo significativo verso il raggiungimento dell'obiettivo di conservare il 30% delle aree oceaniche entro il 2030.
Per quanto riguarda l’Italia sono state identificate le Ecologically or Biologically Significant Marine Areas di: Ecosistemi pelagici del Mediterraneo nord-occidentale che comprendono le coste di Toscana e Liguria, l’Arcipelago Toscano e la costa nord della Sardegna; Il Canale di Sicilia che comprende la costa sud e nord occidentale e le isole tra la Sicilia e la Tunisia; lo Stretto Ionio Adriatico Meridionale al largo della Puglia; la Fossa di Jabuka/Pomo nel Mare Adriatico centrale; l’Adriatico settentrionale che comprende le coste di Marche, Emilia-Romagna, Veneto e Friuli Venezia-Giulia.
Annunciando l’accordo, la presidente della COP16, la ministra dell’ambiente della Colombia Susana Muhamad, lo ha definito «Un primo passo importante verso gli obiettivi della conferenza. L’impegno che abbiamo assunto oggi rappresenta lo spirito di cooperazione e responsabilità che anima la COP16. Questo accordo ci consentirà di proteggere aree chiave per il pianeta, garantendo che gli oceani, i nostri grandi regolatori del clima e fonte di vita, abbiano una difesa solida e globale».
L’accordo sulle EBSA, sostenuto da delegazioni di tutto il mondo, stabilisce un processo scientifico e tecnico innovativo per identificare le aree marine di importanza ecologica e biologica, promuovendo così la protezione delle specie e degli ecosistemi essenziali nelle acque internazionali, al di fuori della giurisdizione di qualsiasi Paese. Ecco i punti salienti dell'accordo sulle aree marine raggiunto alla COP16 CBD:
Creazione di un gruppo consultivo internazionale: il gruppo, composto da esperti globali, avrà la missione di supervisionare l'identificazione e l'aggiornamento delle EBSA, coordinando gli sforzi di conservazione in aree internazionali. Riconoscimento della natura tecnica del processo: La descrizione di queste aree sarà effettuata esclusivamente secondo criteri scientifici e tecnici, senza implicazioni sulla sovranità territoriale, mantenendo la neutralità e il rispetto tra le nazioni. Partecipazione inclusiva: sarà promossa la partecipazione attiva delle popolazioni indigene, delle comunità locali, delle donne e dei giovani all'analisi e al processo decisionale, integrando le conoscenze tradizionali fondamentali. Finanziamenti internazionali: grazie al sostegno di paesi come Germania, Belgio, Canada, Norvegia e Svezia, si terranno workshop scientifici e tecnici che riuniranno scienziati e rappresentanti della comunità per adeguare le descrizioni delle EBSA. Estensione del mandato del gruppo consultivo: è stato deciso di estendere il mandato di questo gruppo, garantendo un'adeguata attenzione alla conservazione marina. Impegno nei confronti del quadro giuridico internazionale: viene riaffermato il ruolo dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nella conservazione e nell’uso sostenibile della biodiversità marina al di fuori della giurisdizione nazionale, promuovendo un futuro più sostenibile e collaborativo.
L’Onu informa che «Nei prossimi giorni il Gruppo consultivo definirà le linee guida scientifiche per la revisione volontaria per garantire trasparenza nell'identificazione delle aree di interesse ecologico. Per il Wwf international, «Con questa decisione, la COP16 ha contribuito a spianare la strada alla ratifica del Trattato globale sugli oceani entro giugno 2025. Inoltre, è stata riconosciuta l'interconnessione tra biodiversità e azione climatica, aprendo ulteriormente la strada alla protezione degli ecosistemi che sostengono le persone e il pianeta».
Ma in realtà I delegati alla COP16 CBD non hanno risposto all’appello finale È adesso!" lanciato all'interno della sede dei negoziati da Greenpeace International sull'urgenza di intraprendere un'azione decisiva per proteggere la biodiversità del nostro pianeta. Estefanía González, Vice Direttrice delle Campagne di Greenpeace Andino, aveva avvertito che «La crisi ambientale ci impone di lasciare la COP16 con un piano chiaro e concreto per adempiere agli impegni della COP15. La natura non può aspettare: abbiamo bisogno di risultati ambiziosi e di impegni concreti. Colmare il divario di finanziamento della natura è essenziale per coloro che sono in prima linea nella protezione della natura per attuare misure di protezione reali ed efficaci per arrestare e invertire la perdita di biodiversità. Gli ecosistemi forniscono una rete di sicurezza vitale contro i disastri naturali e i cambiamenti climatici. Mancano poche ore alla fine dei negoziati. Abbiamo bisogno che la presidenza della COP16 prenda una posizione ambiziosa e faccia sentire la sua presenza nella sala dei negoziati: il momento è adesso».
Meno evidenti i progressi sulle altre tematiche in discussione e, alla fine, il 2 novembre, una notte dopo la scadenza ufficiale, le delegazioni riunite a Cali si sono accordate per istituire un nuovo fondo globale dedicato alla condivisione dei benefici derivanti dall’utilizzo delle informazioni sulla sequenza digitale (DSI) provenienti dalle risorse genetiche. Ma, dopo una maratona di 24 ore di negoziati finali, le discussioni sulla creazione di un nuovo fondo più ampio per la biodiversità, così come altre decisioni chiave, sono state rinviate e la riunione sospesa, perché non c'erano più abbastanza negoziatori nella sala per prendere decisioni.
La decisione sul "Cali Fund", accolta in plenaria da una standing ovation, stabilisce che le imprese che utilizzano DSI provenienti da risorse della biodiversità genetica nei loro prodotti dovrebbero versare una parte dei loro profitti o ricavi nel fondo. Mentre i dettagli di erogazione sono ancora in fase di definizione, è stato concordato che il 50% del fondo sarà assegnato alle popolazioni indigene e alle comunità locali, direttamente o tramite i governi, il che consentirà a queste comunità, comprese donne e giovani, di condividere finalmente i profitti. E’ un riconoscimento dei popoli che, per millenni, hanno convissuto, gestito e arricchito la biodiversità attraverso le conoscenze tradizionali.
Il Wwf international ha commentato: «In una vera vittoria per il potere popolare, nonostante l'intensa attività di lobbying e l'alto numero di rappresentanti di Big Pharma e Big Agribusiness, ma in mezzo a una forte spinta da parte di una società civile altrettanto determinata, i lobbisti aziendali non sono riusciti a bloccare un accordo rivoluzionario sulla responsabilità delle imprese di pagare per la protezione della natura, limitando la loro capacità di continuare a trarre profitto dalla natura gratuitamente. Questo significa che le imprese che prendono le risorse genetiche dalla natura per produrre cosmetici, sementi geneticamente modificate e ricerca scientifica, per citarne alcuni, e ne traggono profitto miliardi, dovranno ripagare per proteggere la stessa natura su cui fanno affidamento per fare soldi.
Ma la COP 16 do Cali ha però lasciato aperta la questione principale dei finanziamenti, un risultato che secondo il Wwf International rischia di minare la fiducia e l'implementazione del Kunming-Montreal Global Biodiversity Framework (KMGBF). Infatti, sebbene i governi a Cali condividessero i piani per il futuro fondo finanziario, hanno esitato a mobilitare finanziamenti reali durante questo ciclo di negoziati. In mezzo a un crescente bisogno di protezione della biodiversità che diventa ogni giorno più urgente, e il Wwf denuncia che «Nonostante le promesse dei paesi del Nord del mondo di pagare ciò che devono ancora, i finanziamenti per la biodiversità rimangono in stallo dopo l'assenza di impegni finanziari credibili da parte dei governi ricchi. Il nostro mondo naturale è in crisi e le persone di tutto il pianeta ne sono già colpite. Eppure, i paesi del Nord del mondo continuano a mettere il denaro al di sopra della vita sul nostro pianeta. Chiaramente, i finanziamenti pubblici dei governi ricchi devono arrivare, il prima possibile. Come raggiungere questo obiettivo è lasciato come compito a casa per i leader mondiali, in occasione della prossima COP sulla biodiversità, in particolare per coloro che si riuniranno a Baku, in Azerbaigian, la prossima settimana alla COP29 delle Nazioni Unite. Sono stati fatti progressi anche nell'integrazione degli sforzi per la natura e il clima. Con la COP29 a poche settimane di distanza a Baku, il WWF accoglie con favore l'impegno delle Parti a rafforzare l'allineamento di NBSAP e Nationally Determined Contributions (NDC) e a esplorare una più forte collaborazione tra le convenzioni sul clima e sulla biodiversità, nonché un migliore monitoraggio delle fonti di finanziamento per evitare il doppio conteggio dei finanziamenti per la natura e il clima».
Secondo Ginette Hemley, vicepresidente senior per la fauna selvatica del Wwf Usa, «L'esito della COP16 rappresenta un insieme eterogeneo. Abbiamo assistito a progressi reali su questioni importanti come la condivisione dei benefici correlati alle informazioni sulle sequenze digitali, alla salute e alla biodiversità, l'integrazione della biodiversità nelle infrastrutture e in altri settori e l'abilitazione di una maggiore partecipazione delle popolazioni indigene e delle comunità locali. Ma la mancanza di progressi in ambito finanziario frenerà gli sforzi per fermare e invertire la perdita di natura entro il 2030».
La direttrice generale del Kirsten Schuijt, Direttore generale del WWF International, ha affermato: «Il nuovo 'Cali Fund', sebbene imperfetto e con molti dettagli ancora da definire, rappresenta un importante passo avanti. Garantisce che le aziende che traggono profitto dalla natura contribuiscano equamente alla conservazione della biodiversità e indirizza i finanziamenti essenziali alle persone e ai luoghi che ne hanno più bisogno». Ma la Schuijt ha aggiunto che «Nonostante i coraggiosi sforzi della Colombia e l'instancabile lavoro di molti negoziatori per trovare un consenso e costruire ponti tra i paesi, questo risultato mette a repentaglio l'implementazione del Kunming-Montreal Global Biodiversity Framework. Nessuno dovrebbe essere d'accordo con questo, perché avrà un impatto su tutti noi. Portare a termine la missione di fermare e invertire la perdita di natura entro il 2030 non sarebbe mai stato facile, ma ora stiamo pericolosamente deviando dal percorso».
I negoziati sul monitoraggio dei progressi sono andati avanti nelle ultime due settimane, concentrandosi sul colmare le lacune nel quadro di monitoraggio e sulle modalità per un processo di revisione globale ("stocktake") nel 2026 e nel 2030, che aiuterebbe a ritenere i Paesi responsabili dell'implementazione del KMGBF. Purtroppo, questi negoziati non hanno potuto concludersi prima della sospensione della COP e il Wwf Internationa ricorda che «I Paesi sviluppati sono in ritardo rispetto ai loro impegni di fornire 20 miliardi di dollari all'anno in finanziamenti internazionali per la biodiversità entro il 2025. Anche le promesse al meccanismo di finanziamento provvisorio, il Global Biodiversity Framework Fund (GBFF), a Cali sono state scarse, con il fondo che attualmente ammonta a 407 milioni di dollari. Le azioni volte a identificare e riutilizzare i sussidi dannosi per la natura hanno fatto pochi progressi da quando è stato adottato il KMGBF».
La direttrice del Wwf Colombia, Sandra Valenzuela, ha aggiunto: «L'adozione del programma di lavoro dell'Articolo 8(j) e dell'Organismo sussidiario è una decisione importante per garantire la piena ed effettiva partecipazione dei popoli indigeni e delle comunità locali al lavoro intrapreso nell'ambito della Convenzione sulla diversità biologica. Il riconoscimento del popolo afro-discendente che incarna stili di vita tradizionali nella conservazione della biodiversità è essenziale per l'attuazione della Convenzione. È un passo avanti per raggiungere la pace per la natura».
Alla fine della COP16 sono state presentate 44 National Biodiversity Strategies and Action Plans (NBSAP) rivisti e 119 parti hanno presentato obiettivi nazionali rivisti, che rappresentano circa il 63% dei Paesi, un discreto incremento rispetto al periodo precedente alla COP, quando meno della metà dei paesi aveva pubblicato piani o obiettivi. Lin Li, senior director for global policy and advocacy del Wwf International, ha ricordato che «Uno degli obiettivi principali della Colombia era quello di riunire diverse voci comunitarie da tutto il mondo, per garantire che le loro voci fossero ascoltate alla COP16. Dopo molti anni di partecipazione a questi summit, per la prima volta, questa è stata davvero una “COP dei popoli “, con una maggiore partecipazione di popoli indigeni, comunità locali, afro-discendenti, donne e giovani, tutti che hanno sollevato le loro preoccupazioni per Madre Terra. Le loro voci devono essere ascoltate dai decisori nelle sale delle trattative, negli uffici governativi e nelle sale riunioni delle aziende che impoveriscono la natura, e le loro richieste devono essere incorporate nelle decisioni prese».
In alcune aree Si sono registrati notevoli progressi, inclusa l'integrazione della biodiversità nei settori chiave, con un nuovo Mainstreaming Champions Group guidato dal governo colombiano e lanciato con il supporto di 18 parti (e in crescita).
In chiaroscuro anche il bilancio fatto da An Lambrechts, a capo della delegazione di Greenpeace alla COP16, che ha detto: «I governi a Cali hanno presentato piani per proteggere la natura, ma non sono stati in grado di mobilitare i soldi per farlo davvero. I finanziamenti per la biodiversità rimangono in stallo dopo un'assordante assenza di impegni finanziari credibili da parte dei governi ricchi e un'attività di lobbying aziendale senza precedenti. Ma le grandi case farmaceutiche e le grandi aziende agroalimentari non sono riuscite a bloccare un accordo rivoluzionario sulla responsabilità delle imprese di pagare per la protezione della natura. La natura sta collassando e le persone di tutto il mondo non dovrebbero continuare a pagarne il prezzo. Colmare il divario finanziario non era solo un obbligo morale, ma necessario per la protezione delle persone e della natura, che diventa ogni giorno più urgente. A una settimana dall'inizio della COP29, la mancata decisione su un fondo danneggia la fiducia tra i paesi del Sud e del Nord del mondo. L'unica strada percorribile è proteggere gli ecosistemi che sostengono le nostre vite e costruire un ponte politico tra la biodiversità e l'azione per il clima».
La Estefania Gonzalez, vicedirettrice campagne di Greenpeace Andino, conclude con un giudizio positivo del ruolo svolto alla COP16 dal governo di sinistra colombiano: «La Colombia è stata in grado di sfruttare la COP16 per portare gran parte dell'agenda prioritaria del Sud del mondo al centro dei negoziati, lottando fino all'ultimo minuto per raggiungere accordi sui finanziamenti. L'istituzione di un organismo dedicato alle popolazioni indigene e alle comunità locali, il riconoscimento delle comunità afro-discendenti all'interno della convenzione e i progressi nell'agenda degli oceani sono progressi estremamente importanti durante negoziati lunghi e impegnativi. E’ essenziale che questi accordi diventino la base per azioni concrete per proteggere la natura, soprattutto nella nostra regione. Con la COP30 del Brasile all'orizzonte, l'America Latina non può più permettersi una perdita di biodiversità e dobbiamo attuare efficacemente gli accordi adottati a livello globale. La mobilitazione delle risorse impegnata dai paesi sviluppati deve essere attuata immediatamente senza ulteriori scuse. E’ inaccettabile che i Paesi ricchi, oltre a non rispettare l'impegno di 20 miliardi di dollari, non siano disposti a cercare il consenso su una delle questioni più cruciali: il finanziamento».
La COP17 CBD si riunirà nel 2026, in Armenia, dove i governi dovranno valutare se hanno agito abbastanza velocemente e basarsi sul lavoro svolto in Colombia

Umberto Mazzantini

Scrive per greenreport.it, dove si occupa soprattutto di biodiversità e politica internazionale, e collabora con La Nuova Ecologia ed ElbaReport. Considerato uno dei maggiori esperti dell’ambiente dell’Arcipelago Toscano, è un punto di riferimento per i media per quanto riguarda la natura e le vicende delle isole toscane. E’ responsabile nazionale Isole Minori di Legambiente e responsabile Mare di Legambiente Toscana. Ex sommozzatore professionista ed ex boscaiolo, ha più volte ricoperto la carica di consigliere e componente della giunta esecutiva del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.