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Oltre la metà dei prodotti usati in agricoltura produce effetti negativi sugli insetti

L’analisi condotta da ricercatori dell’Istituto Pasteur e del Laboratorio europeo di biologia molecolare: «Alterazioni nello sviluppo e nella riproduzione che minacciano la sopravvivenza a lungo termine delle popolazioni»
 |  Natura e biodiversità
Un grafico presente nello studio pubblicato da Science

“Primavera silenziosa” è un libro scritto dalla biologa statunitense Rachel Carson e pubblicato nel 1962. Nel testo vengono sottolineati i rischi legati al massiccio utilizzo di pesticidi ed erbicidi, che mentre si depositano sulle piante, penetrano nel terreno e possono arrivare fin alle falde acquifere sotterranee, colpiscono in modo letale non soltanto le specie nel mirino, ma anche altri insetti presenti in zona, uccelli e altri animali di più o meno grandi dimensioni che se ne nutrono. Il libro ha segnato in modo profondo l’ambientalismo mondiale. E un nuovo successo di vendite è stato registrato dopo una fugace citazione nella fortunata serie Netflix “Il problema dei tre corpi”. Il problema vero, però, è che passati oltre sessant’anni dall’uscita di quel saggio di divulgazione scientifica, nonostante i grandi passi avanti fatti a livello legislativo per vietare l’utilizzo dei prodotti più dannosi, da indagini sul campo e da ricerche di laboratorio emergono sempre nuove evidenze del fatto che siamo ancora ben lontani dallo scongiurare i pericoli segnalati nel libro. E, novità rispetto a sessant’anni fa, oggi c’è da fare i conti con il riscaldamento della temperatura media globale, che stando ai risultati di laboratorio non fa che peggiorare la situazione.

L’ultima analisi in ordine di tempo è stata realizzata da un gruppo di ricercatori del Laboratorio europeo di biologia molecolare (Embl) di Heidelberg, in Germania, e dal francese Istituto Pasteur. Il risultato del loro lavoro è stato pubblicato dalla rivista Science ed è piuttosto allarmante. Gli scienziati sono partiti da un dato di fatto, ovvero che la biomassa degli insetti è in declino a livello globale, «probabilmente a causa dei cambiamenti climatici e dell’uso di pesticidi, ma gli studi sistematici sugli effetti di varie sostanze chimiche rimangono limitati». Prendendo le mosse da questa considerazione, hanno avviato la loro ricerca utilizzando «una libreria chimica di 1024 molecole - che comprende insetticidi, erbicidi, fungicidi e inibitori della crescita delle piante - per valutare l’impatto di dosi subletali di pesticidi sugli insetti». Dosi subletali vuol dire che hanno monitorato gli effetti provocati da sostanze non inserite dalle leggi nazionali e internazionali vigenti tra quelle vietate. Nonostante ciò, il risultato emerso è che il 57% delle sostanze chimiche il cui utilizzo è consentito nel settore agricolo «ha influenzato il comportamento larvale e una percentuale maggiore ha compromesso la sopravvivenza a lungo termine». L’esposizione a dosi subletali ha anche indotto «alterazioni nello sviluppo e nella riproduzione». Inoltre, viene sottolineato dallo studio, «gli effetti negativi dei prodotti agrochimici sono stati amplificati dall’aumento della temperatura». E la conclusione è piuttosto chiara: «Abbiamo osservato cambiamenti comportamentali simili in diverse specie di insetti, tra cui zanzare e farfalle. Questi risultati suggeriscono che una diffusa esposizione subletale ai pesticidi può alterare il comportamento e la fisiologia degli insetti, minacciando la sopravvivenza a lungo termine delle popolazioni».

Il fatto è che finora i composti chimici utilizzati in agricoltura sono stati testati singolarmente e concentrando l’attenzione sulla loro letalità, ma da quest’indagine viene evidenziato che pesticidi, erbicidi e fungicidi non necessariamente colpiscono in modo immediato, provocando la mortalità degli organismi, ma anche in modo indiretto e diluito negli anni. L’esame degli oltre 1000 prodotti 

agrochimici su un modello di moscerino della frutta ha portato alla luce che la maggior parte di queste molecole (57%) aveva effetti comportamentali già a livelli subletali e compromettevano ancora di più la sopravvivenza dopo un’esposizione acuta. Quando hanno combinato i prodotti agrochimici a livelli realistici, inoltre, gli autori della ricerca hanno osservato cambiamenti diffusi nello sviluppo larvale, nel comportamento e nella riproduzione, con un calo fino al 60% nelle quantità di uova deposte. 

«Gli insetti, anche quelli che sembrano parassiti, sono fondamentali per il pianeta», spiega il coordinatore del team di scienziati, Lautaro Gandara, del Laboratorio europeo di biologia molecolare (Embl) di Heidelberg. «Per molto tempo i ricercatori si sono interrogati sulle ragioni dei cambiamenti nel comportamento degli insetti, ma il nostro studio ha aiutato a chiarire uno dei fattori più significativi. Uno dei risultati più importanti emerso è che anche piccole quantità di alcune sostanze hanno un grande impatto».

Inoltre, ragionando sul fatto che è in corso un innalzamento della temperatura media globale, gli scienziati hanno effettuato anche un’altra operazione lavorando proprio sulle temperature. Ebbene, quando nel test di laboratorio hanno aumentato il riscaldamento ambientale di 4 gradi centigradi, hanno riscontrato che gli effetti dannosi provocati dalle sostanze chimiche sono aumentati in modo significativo.

Simone Collini

Dottore di ricerca in Filosofia e giornalista professionista. Ha lavorato come cronista parlamentare e caposervizio politico al quotidiano l’Unità. Ha scritto per il sito web dell’Agenzia spaziale italiana e per la rivista Global Science. Come esperto in comunicazione politico-istituzionale ha ricoperto il ruolo di portavoce del ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca nel biennio 2017-2018. Consulente per la comunicazione e attività di ufficio stampa anche per l’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino centrale, Unisin/Confsal, Ordine degli Architetti di Roma. Ha pubblicato con Castelvecchi il libro “Di sana pianta – L’innovazione e il buon governo”.