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Non tutti i bonobo sono uguali. E potrebbero essere ancora più vulnerabili di quanto si pensasse

I 20.000 bonobo del Congo appartengono a tre popolazioni geneticamente diverse
 |  Natura e biodiversità

I bonobo (Pan paniscus), insieme agli scimpanzé (Pan troglodytes), sono i nostri parenti viventi più prossimii. I bonobo sono estremamente simili agli esseri umani: solo l’1% dei nostri geni differisce l’uno dall’altro. Ora, il nuovo studio “Deep genetic substructure within bonobos”, pubblicato su Current Biology da un team internazionale di ricercatori guidato dall’Universität Wien, dall’University College London (UCL) e dal Max-Planck-Institut für evolutionäre Anthropologie, ha analizzato analisi genetiche per dimostrare che, nonostante le piccole dimensioni della popolazione, ci sono almeno tre gruppi di bonobo geneticamente diversi che si sono separati l’uno dall’altro nella storia filogenetica circa 145.000 anni fa e che probabilmente provengono da tre diverse regioni del Congo.

Il principale autore dello studio, Sojung Han, dell’Universitat Pompeu Fabra e dell’Universität Wien. sottolinea che  «I bonobo sono una specie affascinante, strettamente imparentata con gli umani, con modelli di comportamento sociale unici. Vivono in gruppi sociali ristretti che, nonostante alcuni conflitti, sono decisamente pacifici ed egualitari. È interessante notare che i maschi rimangono nel loro gruppo sociale di nascita mentre le femmine migrano tra i gruppi, ma le femmine formano comunque strette alleanze e possono avere una dominanza maggiore rispetto ai maschi».

Il team di ricerca ha analizzato i dati genomici di 30 bonobo nati in natura ma che ora vivono in cattività. Hanno sequenziato gli esomi (la parte del genoma che codifica le proteine) di 20 individui che vivono in un santuario africano e hanno analizzato i genomi completi di altri 10 bonobo. Sebbene non potessero sempre essere certi della regione del bacino del Congo in cui ogni bonobo aveva avuto origine, i ricercatori hanno incrociato il loro dataset di dati con i dati del DNA mitocondriale precedentemente pubblicati raccolti da 136 bonobo selvatici per tracciare un quadro più completo della diversità genetica nell'areale delle grandi scimmie e hanno così stimato che il gruppo centrale si sia separato dagli altri due gruppi 145.000 anni fa, mentre i due gruppi occidentali si sono separati 60.000 anni fa; da allora, i due gruppi hanno continuato a mescolarsi poco.

Han conferma: «Siamo stati in grado di dimostrare che le differenze tra queste popolazioni possono essere grandi quanto quelle tra le diverse sottospecie di scimpanzé. I dati mostrano che i diversi gruppi di bonobo divergevano geneticamente l'uno dall'altro fino a 145.000 anni fa».

Ma i bonobo sono a rischio di estinzione. Probabilmente sono rimasti solo circa 20.000 individui allo stato selvatico, esclusivamente nel bacino del Congo, nella Repubblica Democratica del Congo e i ricercatori sono stati anche in grado di dimostrare che durante questi lunghi periodi storici le dimensioni delle popolazioni di bonobo sono sempre state molto piccole: sono tra i gruppi più piccoli di grandi scimmie e sottolineano che

L'altra autrice principale dello studio, Aida Andrés dell’UCL Genetics Institute, avverte che «I bonobo potrebbero essere ancora più vulnerabili di quanto si pensasse in precedenza, poiché la loro popolazione è in realtà composta da almeno tre popolazioni più piccole, alcune delle quali potrebbero essere state storicamente tra le più piccole tra i primati simili. Per sopravvivere, ogni specie ha bisogno di una diversità genetica sufficiente per adattarsi a un ambiente in continua evoluzione e, per i bonobo, perdere uno di questi tre gruppi sarebbe una perdita devastante per la diversità genetica totale della specie. E’ fondamentale che tutti e tre i gruppi di bonobo siano conservati per proteggere questa specie affascinante e carismatica».

I ricercatori dicono che «Le differenze tra i gruppi di bonobo dovrebbero essere ulteriormente studiate e prese in considerazione negli sforzi di conservazione, quando si pianificano iniziative come la salvaguardia dell'habitat, gli spostamenti o le potenziali reintroduzioni nel caso in cui gli individui si siano adattati ad ambienti specifici».

Han  fa notare che «A differenza degli umani moderni, che sono sparsi in tutto il mondo, i bonobo sono limitati al bacino del Congo, ma il nostro lavoro dimostra che ci sono effettivamente differenze genetiche tra i gruppi. Questo è entusiasmante e sarà molto interessante studiare, in futuro, se ci sono adattamenti differenziali tra questi gruppi».

Un altro co-autore Cesare de Filippo del Max-Planck-Institut für evolutionäre Anthropologie, conclude: «Questo lavoro dimostra come lo studio dei genomi delle specie in via di estinzione possa aiutare a comprendere meglio le loro popolazioni e, alla fine, a sostenere gli sforzi di conservazione. Anche i genomi degli individui in cattività possono aiutarci, a volte, a comprendere le loro popolazioni selvatiche. Le nostre scoperte mostrano la vulnerabilità dei bonobo come specie in via di estinzione e sottolineano la necessità di proteggere il loro ambiente per garantirne la sopravvivenza»

Umberto Mazzantini

Scrive per greenreport.it, dove si occupa soprattutto di biodiversità e politica internazionale, e collabora con La Nuova Ecologia ed ElbaReport. Considerato uno dei maggiori esperti dell’ambiente dell’Arcipelago Toscano, è un punto di riferimento per i media per quanto riguarda la natura e le vicende delle isole toscane. E’ responsabile nazionale Isole Minori di Legambiente e responsabile Mare di Legambiente Toscana. Ex sommozzatore professionista ed ex boscaiolo, ha più volte ricoperto la carica di consigliere e componente della giunta esecutiva del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.