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A che servono le rughe sulle proboscidi degli elefanti?

Gli scienziati studiano le rughe degli elefanti per capirne lo scopo e i possibili utilizzi per nuove tecnologie
 |  Natura e biodiversità

Lo studio “Elephants develop wrinkles through both form and function”, pubblicato recentementesu Royal Society Open Science da un team multidisciplinare di scienziati tedeschi ha analizzato sulle rughe sulle proboscg<cidi degli elefanti asiatici e africani per saperne di più sul loro scopo

Studi precedenti avevano già dimostrato che la proboscide dell'elefante è una struttura anatomica notevole: composta da circa 46.000 muscoli (un essere umano ha circa 700 muscoli in tutto), può essere piegata, girata, attorcigliata e sbattuta arriti, può sbucciare banane, raccogliere oggetti, succhiare e spruzzare acqua, emettere barriti…. Anche la sua punta è mobile, e funge da mano o uncino per aiutare a recuperare il cibo. L’autore senior del nuovo studio, Michael Brecht  del Bernstein Center for Computational Neuroscience e del NeuroCure Cluster of Excellence dell’Humboldt-Universität zu Berlin, ha detto a Science: «Riteniamo che queste rughe siano molto sottovalutate»  e Susan Milius di Science News definisce le proboscidi degli elefanti «Più un tentacolo spaziale fantascientifico che un naso».

Gli elefanti hanno rughe sulla maggior parte delle parti del corpo, ma sono più evidenti sulle zampe e in particolare sulla proboscide. Ma i ricercatori hanno notato che le rughe della proboscide degli elefanti erano state poco studiate e hanno colmato questa lacuna studiando come muovevano e usavano le loro proboscidi gli elefanti asiatici e africani negli zoo. Hanno anche esaminato tessuti conservati e studiato fotografie di elefanti ancora nell'utero, mettendole in fila formare una cronologia e tracciare così lo sviluppo delle rughe.

Fino a poco tempo fa, gli scienziati credevano che le rughe sulla proboscide degli elefanti si formassero semplicemente nel tempo, come le rughe sui volti umani. Ma il team di ricerca ha scoperto che «Le rughe si sviluppano quando gli elefanti sono ancora nel grembo materno; gli animali diventano sempre più rugosi man mano che invecchiano». Quelle della proboscide  hanno uno scopo specifico: la aiutano a cambiare forma e a sollevare oggetti.

Osservando gli elefanti, i ricercatori hanno anche scoperto che gli elefanti possono avere una proboscide destra o sinistra, proprio come noi possiamo essere mancini o destrimani essere mancini: i singoli  individui mostrano una preferenza per avvolgere o arricciare la proboscide attorno a un oggetto da destra o da sinistra e questa preferenza si traduce in adattamenti fisici alla proboscide: ci sono più rughe sul lato arricciato della proboscide per aiutare a tenere gli oggetti e peli più corti sul lato opposto della proboscide che viene continuamente sfregato contro il terreno.

Intervistato da The Guardian, Brecht ha evidenziato che «La differenza di lunghezza dei baffi è grande e evidente. L'effetto delle rughe è più sottile, ma comunque significativo. Indica che i modelli di rughe sono almeno in parte dipendenti dall'uso».

Studi futuri a lungo termine potrebbero rispondere a una domanda del tipo "prima l'uovo o la gallina?": cosa viene prima, la proboscide o le rughe? John Hutchinson , un biologo del Royal Veterinary College in Inghilterra che non è stato coinvolto nello studio, ha detto a Science che  «Potrebbe essere che la proboscide sia controllata dal cervello e causi rughe asimmetriche man mano che gli elefanti maneggiano più oggetti. Ma potrebbe anche essere il contrario: che le rughe asimmetriche presenti alla nascita rendano più facile per un individuo sviluppare la proboscide in una direzione specifica».

Il team di ricercatori ha anche fatto notare le differenze di rughe tra elefanti asiatici e africani: «In media, le proboscidi degli elefanti asiatici hanno 126 rughe principali sul lato superiore, mentre gli elefanti africani ne hanno circa 83. Supponendo che le rughe aiutino  la flessibilità della proboscide, questo sarebbe coerente con altre differenze tra le specie, vale a dire che gli elefanti africani hanno due appendici simili a dita alle estremità delle loro proboscidi che consentono piccole manovre di pizzicamento, mentre gli elefanti asiatici ne hanno solo una. In altre parole, gli elefanti asiatici potrebbero aver bisogno di una maggiore flessibilità complessiva della proboscide, fornita dal loro numero maggiore di rughe, rispetto agli elefanti africani.

Il principale autore del nuovo studio, Andrew Schulz, un ingegnere meccanico e biofisico del Max-Planck-Institut für Intelligente Systeme, conclude su Smithsonian Magazine: »Per quanto sia affascinante scoprire di più su queste creature, lo studio potrebbe avere implicazioni anche per campi che vanno oltre la biologia. In passato Ho  esaminato la pelle delle proboscidi degli elefanti per scoprire come si allunga, spero che quei risultati, insieme alla nuova ricerca, saranno utili allo sviluppo di robot morbidi per la risposta ai disastri».

Umberto Mazzantini

Scrive per greenreport.it, dove si occupa soprattutto di biodiversità e politica internazionale, e collabora con La Nuova Ecologia ed ElbaReport. Considerato uno dei maggiori esperti dell’ambiente dell’Arcipelago Toscano, è un punto di riferimento per i media per quanto riguarda la natura e le vicende delle isole toscane. E’ responsabile nazionale Isole Minori di Legambiente e responsabile Mare di Legambiente Toscana. Ex sommozzatore professionista ed ex boscaiolo, ha più volte ricoperto la carica di consigliere e componente della giunta esecutiva del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.