Skip to main content

Scoperta una nuova specie di chimera della Nuova Zelanda

Le chimere sono tra i pesci più antichi del mondo, ma di loro non sappiamo quasi nulla
 |  Natura e biodiversità

Lo studio Harriotta avia sp. nov. – a new rhinochimaerid (Chimaeriformes: Rhinochimaeridae) described from the Southwest Pacific”, pubblicato su  Environmental Biology of Fishes da un team di ricercatori neozelandesi, statunitensi e australiani documenta la scoperta di una nuova chimera, chiamata anche squalo fantasma, che vive esclusivamente nelle acque profonde dell'Australia e della Nuova Zelanda.  Finora si pensava che facesse parte di un'unica specie distribuita a livello globale, finché la ricerca non ha rivelato che quello che ora è chiamato Australasian Narrow-nosed Spookfish è geneticamente e morfologicamente diversa dai suoi cugini.  

Le chimere, sono un gruppo di pesci cartilaginei strettamente imparentati con squali e razze. Altri nomi per questi misteriosi animali includono pesce ratto, pesce coniglio e pesce elefante. Hanno una pelle liscia, priva di squame e si nutrono di crostacei come gamberetti e molluschi, servendosi dei loro caratteristici denti a forma di becco. Gli esemplari che sono serviti a classificare la nuova specie sono stati catturati a Chatham Rise, al largo della costa della Nuova Zelanda, durante campagne di ricerca per conto di Fisheries New Zealand.  Nel 2022, gli scienziati che esaminavano la stessa area hanno fatto un’altra eccezionale scoperta: un raro neonato di chimera.

Le chimere esistono da oltre 400 milioni di anni e il fossile di chimera più antico conosciuto ha 280 milioni di anni. Ma nonostante la loro lunga storia, gli scienziati ne sanno molto poco.

La principale autrice dello studio, Brittany Finucci del National Institute of Water and Atmospheric Research / Taihoro Nukurangi (NIWA), ha dato a questa strana creatura marina delle profondità il nome scientifico Harriotta avia in memoria di sua nonna e spiega che «Avia significa nonna in latino; ho voluto fare questo cenno a lei perché mi ha sostenuto con orgoglio durante la mia carriera di scienziata. Le chimere sono anche parenti piuttosto antichi, le nonne e i nonni, dei pesci e ho pensato che il nome fosse appropriato». 

La Finucci sottolinea che «Harriotta avia è unica per il suo muso allungato, stretto e depresso; il tronco lungo e sottile; gli occhi grandi; e le pinne pettorali molto lunghe e larghe. E’ di un bel colore marrone cioccolato.  Gli squali fantasma come questo sono in gran parte confinati sul fondale oceanico, vivendo in profondità fino a 2.600 metri. Il loro habitat li rende difficili da studiare e monitorare, il che significa che non sappiamo molto sulla loro biologia o sullo stato di minaccia, ma ciò rende scoperte come questa ancora più entusiasmanti. Questo dimostra quanto poco sappiamo dei nostri oceani, in particolare delle profondità marine».

Finora gli scienziati hanno identificato più di 50 specie di chimere, la maggior parte negli ultimi 20 anni. Ma nessun sa quante chimere nuotino negli oceani del mondo, né quanto vivano. I ricercatori stanno ancora cercando di capire quale ruolo svolgano nell'ecosistema.

«Gli squali fantasma sono incredibilmente poco studiati, c'è molto che non sappiamo su di loro – ha detto la  Finucci a The Guardian  - Le chimere sono piuttosto criptiche per natura... e in genere non ricevono la stessa attenzione degli squali, quando si tratta di ricerca».

Alcune prove suggeriscono che alcune specie di chimera potrebbero scomparire prima che i ricercatori possano svelare i loro numerosi misteri. Nel 2020, lo Shark Specialist Group dell’International Union for Conservation of Nature ha stabilito che il 16% di chimere è "minacciato" o "quasi minacciato", ma non è riuscito  a valutare il rischio di estinzione del 15% delle specie di chimere conosciute perché i loro dati sono insufficienti».

Nel 2020, intervistato dal New York Times,  Dominique Didier, un ittiologo della Millersville University su chiese: «Come possiamo iniziare a capire come impedire che si estinguano se non sappiamo nulla di loro?»

Umberto Mazzantini

Scrive per greenreport.it, dove si occupa soprattutto di biodiversità e politica internazionale, e collabora con La Nuova Ecologia ed ElbaReport. Considerato uno dei maggiori esperti dell’ambiente dell’Arcipelago Toscano, è un punto di riferimento per i media per quanto riguarda la natura e le vicende delle isole toscane. E’ responsabile nazionale Isole Minori di Legambiente e responsabile Mare di Legambiente Toscana. Ex sommozzatore professionista ed ex boscaiolo, ha più volte ricoperto la carica di consigliere e componente della giunta esecutiva del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.