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Gli eventi meteorologici estremi minacciano la sopravvivenza di uccelli marini e otarie

Individuati i predatori marini australiani e antartici più vulnerabili agli effetti dei cambiamenti climatici
 |  Natura e biodiversità

Lo studio “Traversing the land-sea interface: A climate change risk assessment of terrestrially breeding marine predators”, pubblicato su Global Change Biology da un team di ricercatori australiani guidato da Milan Sojitra dell'ARC Australian Centre for Excellence in Antarctic Science (ACEAS) dell’Intitute for Marine and Antarctic Studies (IMAS) dell'università della Tasmania , sottolinea la necessità di «Comprendere in che modo le condizioni meteorologiche avverse influiscono sulle specie durante la riproduzione, quando sono più vulnerabili, e come questo inciderà sulla loro sopravvivenza di fronte ai cambiamenti climatici».

I  ricercatori hanno valutato il rischio climatico per 53 specie di predatori marini nell'Australia sudorientale e nel vicino territorio antartico e hanno sviluppato un quadro di valutazione del rischio legato al cambiamento climatico basato sui risultati.

Sojitra  spiega che «Uccelli marini, foche e pinguini sono particolarmente vulnerabili ai cambiamenti ambientali, perché dipendono dai siti di riproduzione sulla terraferma e dall'oceano per trovare cibo, e questa doppia dipendenza li rende particolarmente suscettibili ai cambiamenti in entrambi gli habitat. I giovani uccelli marini, le foche e i pinguini sono estremamente sensibili alle minacce esterne, come condizioni meteorologiche avverse, predazione e malattie, il che rende la stagione riproduttiva un periodo critico per loro. Abbiamo anche scoperto che gli eventi meteorologici estremi rappresentano la minaccia principale per queste specie e che la loro frequenza e intensità aumentano con il cambiamento climatico. Fenomeni meteorologici estremi come tempeste di neve, forti piogge, forti venti, inondazioni, mareggiate e ondate di caldo hanno un impatto negativo su 36 delle specie studiate, interrompendo i modelli di riproduzione, alterando gli habitat e riducendo la disponibilità di prede».

Lo studio indica diverse specie che richiedono urgente attenzione, tra cui l’albatro cauto (Thalassarche cauta), i pinguini saltaroccia meridionali  (Eudyptes chrysocome), le otarie australiane (Arctocephalus pusillus doriferus),  e i leoni marini australiani (Neophoca cinerea).

Una delle autrici dello studio, Mary-Anne Lea dell'ACEAS e dell'IMAS, sottolinea che «Tutte queste specie hanno avuto recenti e significativi fallimenti riproduttivi. Identificando le specie più a rischio e comprendendo le minacce specifiche che devono affrontare, questo studio fornisce una roadmap per iniziative di conservazione mirate. Le misure di conservazione sono inoltre più pratiche nelle aree di riproduzione rispetto ai vasti habitat oceanici non riproduttivi».

La Lea ha ricordato che «Di recente il mondo ha vissuto la giornata più calda di sempre, con un'anomalia termica di 50° C in Antartide, ondate di caldo in Europa e gravi inondazioni nelle Americhe, in Africa e in Asia. Le strategie di conservazione devono concentrarsi sulla protezione degli habitat critici, sui protocolli di monitoraggio su piccola scala e sullo sviluppo di strategie di adattamento climatico specifiche per ogni minaccia».

Milan Sojitra ha concluso: «Questi approcci potrebbero includere l'aumento della vegetazione autoctona per una protezione naturale, l'installazione di nidi isolati per proteggere gli uccelli marini dalle condizioni meteorologiche estreme e il trasferimento delle popolazioni vulnerabili in ambienti più stabili. Abbiamo bisogno di sforzi collaborativi tra scienziati, ambientalisti, industrie, blue economy e decisori politici per sviluppare e implementare strategie per proteggere queste specie iconiche e garantire la loro sopravvivenza a lungo termine».

Umberto Mazzantini

Scrive per greenreport.it, dove si occupa soprattutto di biodiversità e politica internazionale, e collabora con La Nuova Ecologia ed ElbaReport. Considerato uno dei maggiori esperti dell’ambiente dell’Arcipelago Toscano, è un punto di riferimento per i media per quanto riguarda la natura e le vicende delle isole toscane. E’ responsabile nazionale Isole Minori di Legambiente e responsabile Mare di Legambiente Toscana. Ex sommozzatore professionista ed ex boscaiolo, ha più volte ricoperto la carica di consigliere e componente della giunta esecutiva del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.