Le rotte migratorie orarie ed antiorarie delle ghiandaie marine
Un terzo delle specie di uccelli nidificanti europei sono migratrici e svernano in Africa e molte di queste specie subiscono gravi cali per molteplici cause in diverse aree della rotta migratoria. Il tracking aiuta a capire come variano le strategie migratorie e le destinazioni di svernamento delle popolazioni animali e anche di come i singoli esemplari di una specie compiono e variano i tragitti durante i loro viaggi stagionali. Il nuovo studio “Spatio-temporal migratory patterns, habitat crossing and within-individual movement repeatability of Central Mediterranean European Rollers Coracias garrulus”, pubblicato su Behavioral Ecology and Sociobiology da un team di ricercatori italiani e croati guidato da Flavio Monti dell’Istituto di Ricerca sugli Ecosistemi Terrestri del Consiglio Nazionale delle Ricerche (IRET-Cnr) e Sanja Barišić dello Zavod za ornitologiju u Zagrebu dell’Hrvatska akademija znanosti i umjetnosti (Accademia croata delle Scienze e delle Arti), ha tracciato con il GPS la migrazione tra Africa ed Europa delle ghiandaie marine (Coracias garrulus), scoprendo che «Le componenti spazio-temporali della strategia migratoria e di volo dipendono in larga misura da fattori estrinseci come il giorno, la stagione e l'habitat attraversato e variano a livello di popolazione. Al contrario, è emersa una coerenza intra-individuale nei modelli migratori e di svernamento nel corso degli anni. I nostri risultati sottolineano la necessità di strategie di conservazione efficaci su scala di rotta migratoria».
Il team di ricercatori, del quale facevano parte anche Sebastiano Cannarella e Carlo Catoni di Ornis Italica e Davor Ćiković, Vesna Tutis e Jelena Kralj dell’ Istituto di ornitologia dell’Accademia croata delle scienze e delle arti, avidenzia che nel Paleartico occidentale, le ghiandaie marine migrano lungo tre principali rotte migratorie: occidentale, centrale e orientale, con popolazioni che hanno strategie di migrazione diverse, sia in senso orario che antiorario. Ad esempio. le ghiandaie marine provenienti dal Portogallo e dalla Spagna centrale e sud-orientale seguono una rotta occidentale lungo la costa atlantica dell'Africa occidentale, mentre quelle provenienti dalla Spagna nord-orientale e dalla Francia meridionale attraversano il Mar Mediterraneo e volano direttamente sopra il deserto del Sahara. Le ghiandaie marine attraversano il Mediterraneo in vari punti prima di entrare in Africa, seguendo una rotta centro-orientale. I ricercatori scrivono che «I nostri risultati mostrano che le ghiandaie marine del Mediterraneo centrale migrano in Africa utilizzando una migrazione ad anello in senso orario, tramite una rotta centrale che passa attraverso la penisola italiana e/o balcanica, entrando in Africa tramite la Libia o l'Egitto, quindi verso l'Africa centrale fino alle zone di svernamento sub-sahariane situate nell'Africa centro-meridionale. Questa rotta, che copre circa 7000 km in media, è più dritta di quella seguita dalle ghiandaie marine del Mediterraneo occidentale».
Le diverse popolazioni di ghiandaie marine che nidificano in Europa mostrano una variazione nell'orientamento della direzione migratoria, con una migrazione ad anello in senso orario o antiorario. Da ovest verso est, il modello migratorio sembra invertirsi da antiorario a orario a antiorario. Le popolazioni del Portogallo, della Spagna centrale e sud-orientale mostrano una migrazione in senso antiorario Verso est, approssimativamente dal meridiano fondamentale, le popolazioni mostrano una migrazione in senso orario. Più a est, da circa 19°W, i Roller mostrano di nuovo una migrazione in senso antiorario. Lo studio ha scoperto che «La rotta di migrazione verso sud per i ghiandaie marine del Mediterraneo centrale è simile e si sovrappone parzialmente a quella seguita dalle popolazioni di ghiandaie marine orientali in autunno (ad esempio, Ungheria, Lettonia e Romania), sebbene in primavera la prima ruoti in senso orario mentre la seconda in senso antiorario. I ghiandaie marine orientali migrano attraverso l'Arabia in primavera, attraverso il Corno d'Africa e lungo la Penisola arabica prima di tornare in Europa». Mentre le ghiandaie marine del Mediterraneo centrale girano verso ovest in primavera, attraversando il Sahara nelle vicinanze dei monti Ahhagar e terminando in Libia o Tunisia prima dell'attraversamento del mare. Il caso della ghiandaia marina croata (#KA2390) che ha svernato per due anni consecutivi in Mozambico ha rappresentato la località di svernamento più orientale registrata nello studio e finora il Mozambico non è era stato registrato come quartiere invernale per le ghiandaie marine che si riproducono in Europa.
Sulla base di questi dati, dovrebbero esistere almeno tre metapopolazioni di ghiandaie marine in Europa ( Occidentale/antiorario, Centrale/orario, Orientale/antiorario), ma i ricercatori evidenziano che «La precedente indagine genetica sulle ghiandaie marine non ha registrato alcuna sottostrutturazione all'interno dell'aplogruppo europeo, indicando un possibile flusso genico esteso tra le popolazioni in passato. Sono necessari ulteriori studi per far luce sulle possibili ragioni sottostanti alla differenza nelle rotte migratorie e nei sistemi ad anello».
Per la maggior parte delle ghiandaie marine europee la migrazione autunnale inizia entro la prima decade di settembre ma a livello di popolazione gli intervalli nelle date di partenza si estendono per circa 20 giorni. Un precedente studio ha dimostrato che la data di partenza della migrazione autunnale delle ghiandaie marine dall'Italia e dalla Croazia non era influenzata dal successo riproduttivo e che in caso di fallimento riproduttivo le ghiandaie marine non anticipavano la migrazione probabilmente a causa di rigorosi tratti genetici correlati alle date di partenza. Anche se sono state registrate differenze tra le popolazioni riproduttive nelle date di partenza, probabilmente a causa delle diverse rotte migratorie seguite. I ri cercatori evidenziano che «Quest'ultimo punto è centrale, poiché le migrazioni a lunga distanza richiedono lunghe fasi di rifornimento o frequenti brevi soste per nutrirsi durante il tragitto per compensare la spesa energetica associata alla migrazione. Nel caso delle gi<hiandaie marine del Mediterraneo centrale che, dopo la partenza, devono far fronte all'attraversamento di due grandi barriere ecologiche consecutive come il Mar Mediterraneo e il deserto del Sahara, l'opzione di nutrirsi durante il tragitto non è possibile».
Le ghiandaie marine occidentali che attraversano Gibilterra e seguono una rotta costiera possono adottare questa strategia, partendo quindi prima a luglio e agosto. Le ghiandaie marine del Mediterraneo centrale devono invece ritardare l'inizio della migrazione autunnale, probabilmente per aumentare le scorte di carburante in preparazione questi impegnativi attraversamenti.
Lo studio conferma ulteriormente l'importanza degli habitat di praterie tropicali e subtropicali dell'Africa centrale che le ghiandaie marine utilizzano come punti sosta e di rifornimento in autunno e le ghiandaie italo-croate non hanno come obiettivo il lago Ciad, ma si fermano in aree aperte di habitat di savana a circa 500-1000 km a est del lago, tra il Ciad e il Sudan in un’area attualmente devastata dalla guerra e che vede altri migranti fuggire dalle violenze.
Durante la migrazione primaverile, una volta che le ghiandaie marine hanno attraversato la cintura della foresta pluviale dell'Africa centrale, per circa 25 giorni tra marzo e aprile si fermano negli habitat delle praterie subtropicali (soprattutto in Camerun e nella Repubblica Centrafricana), dove le piogge stagionali in favoriscono l'abbondanza di artropodi. Poi riprendono la loro migrazione verso nord seguendo una rotta più orientale rispetto all'autunno, attraversando il deserto del Sahara libico e algerino fino alle coste nordafricane che si affacciano sul Mar Mediterraneo.
Rispetto agli studi precedenti, le ghiandaie marine seguite dal team italo-croato «Utilizzavano un nuovo sito di sosta specifico per la rotta primaverile nel nord della Tunisia, dove probabilmente attendevano condizioni meteorologiche ottimali prima di iniziare la traversata in mare. Questo sarebbe in linea con altri studi che riportano che nel canale di Sicilia, tra Capo Bon e la Sicilia sud-orientale, spesso soffiano venti avversi da nord-ovest in primavera.
Le ghiandaie marine del Mediterraneo centrale migrano soprattutto di notte e viaggiano a velocità diverse a seconda dell'habitat che attraversavano, aumentando la velocità sul mare e sul l deserto. Le ghiandaie marine attraversano il mediterraneo con un volo protratto e senza soste e anche il deserto rappresenta un'area ecologicamente inospitale per la maggior parte degli uccelli terrestri migratori, eppure, il tracciamento rivela che durante l’attraversamento del Sahara le ghiandaie marine interrompevano il loro volo durante il giorno, e i ricercatori hanno registrato due individui che si sono fermati per diversi giorni nel deserto, «Il che suggerisce che questi uccelli erano in grado di sfruttare le risorse trofiche anche in questo habitat apparentemente sterile. In alternativa, condizioni di volo sfavorevoli avrebbero potuto impedirne il decollo». Le ghiandaie marine rallentano e si fermano per periodi più lunghi nelle aree di savana, un habitat che offre buone opportunità di foraggiamento e che viene utilizzato per soste prolungate in entrambe le stagioni migratorie.
I ricercatori italiani e croati concludono: «Strategie di conservazione efficaci a livello di rotta migratoria richiedono reti scientifiche, cooperazione e coordinamento degli sforzi di ricerca locali esistenti. Rodríguez-Ruiz et al. (2019) hanno sottolineato che diverse popolazioni riproduttive possono affrontare diverse minacce per la conservazione nel rispettivo areale non riproduttivo e hanno evidenziato l'importanza di analizzare più popolazioni per sviluppare un piano di conservazione integrato ed efficace per la specie nel suo complesso. Il nostro studio contribuisce a questo obiettivo fornendo nuove informazioni ecologiche per le popolazioni target di Roller alla scala della rotta migratoria della specie. Tali informazioni sono essenziali per supportare gli sforzi di conservazione e facilitare l'implementazione e l'aggiornamento regolare del piano d'azione del Roller. Questi risultati sono in linea con le iniziative internazionali volte a integrare ricerca, politica e azioni per produrre un portafoglio completo di piani d'azione per le specie (Marcacci et al. 2023). Questi sforzi sono fondamentali per la conservazione degli uccelli migratori terrestri afro-paleartici a livello di rotta migratoria».