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Abbattimento dell’orsa in Trentino, Legambiente e Wwf: una sconfitta per tutti

L’abbattimento non è la soluzione. Il ministero dell’ambiente svolga un ruolo più attivo per la convivenza orso - uomo
 |  Natura e biodiversità

Per il Wwf, «L’abbattimento dell’orsa Kj1 disposto dal Presidente Fugatti ed eseguita questa mattina da una squadra del Corpo forestale trentino, è una sconfitta per tutti e dimostra una volta di più che c’è ancora molto da fare per costruire una reale coesistenza uomo-orso sulle Alpi. La rimozione di individui problematici non può essere l’unica strada per garantire la coesistenza tra comunità locali e i plantigradi»

Stefano Raimondi, responsabile nazionale biodiversità di Legambiente, sottolinea che «A distanza di pochi mesi dall’abbattimento dell’orso bruno alpino M90, ci ritroviamo a commentare nuovamente l’ennesima uccisione di un esemplare selvatico in Trentino. L’orsa KJ1 è stata uccisa seguendo lo stesso modus operandi da parte della provincia di Trento, che ancora una volta dimostra tutta la sua incapacità nel garantire una convivenza pacifica tra orso e uomo. Anche in questo caso la provincia di Trento aveva la possibilità di scegliere cosa fare nei confronti dell’orso, perché il parere scientifico di ISPRA preso sulla base del PACOBACE e su cui l’amministrazione ha fatto leva per giustificare la decisione dell’abbattimento, non precludeva la possibilità di agire in maniera differente, evitando di ricorrere alla soppressione dell’esemplare. La continuativa e dissennata rincorsa all'abbattimento degli orsi non solo è una pratica crudele e contro natura ma è anche responsabile di alimentare un clima di paura tra i cittadini e di conflitto tra istituzioni. Sarebbe utile prendere spunto dalle buone pratiche ed esempi virtuosi messi in atto in altri contesti del nostro Paese, come quelli applicati nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise dove, oltre a un attento e decennale lavoro di informazione fatto sul territorio, vengono presi provvedimenti puntuali, quali la regolamentazione dei flussi turistici o la chiusura temporanea di alcuni sentieri particolarmente delicati per la presenza dell'orso».

Raimondi aggiunge: «Lanciamo un ulteriore appello al ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica - che proprio su quest’ultimo caso ha dichiarato come la soppressione dei singoli orsi non sia la soluzione al problema - affinché vengano applicate azioni preventive non più rinviabili, attraverso un lavoro congiunto e consapevole tra istituzioni, con l’obiettivo di garantire interventi che investano davvero risorse sulla coesistenza tra uomo e animali selvatici. Un tema che Legambiente, all'indomani dell'abbattimento in Trentino dell’orso M90, ha ripreso proponendo un decalogo di azioni urgenti e prioritarie che vanno dalla rimozione delle fonti di cibo di natura antropica fino al finanziamento e alla realizzazione di corridoi ecologici, passando per più campagne di informazione e sensibilizzazione tra le comunità locali».

Anche secondo il Wwf serve un ruolo più attivo del Ministero dell’Ambiente che «Ad aprile 2023 aveva aperto un tavolo tecnico di confronto di cui poi si è persa traccia, dovrebbe assumere un ruolo più attivo nelle strategie di conservazione dell’orso nel contesto alpino».

Invece, in questi anni la Provincia di Trento ha alimentato allarmismo e paure, mentre per il Wwf «L’obiettivo deve essere ottenere una popolazione vitale di orso bruno sulle Alpi, in coesistenza con l’uomo. Per raggiungere questo obiettivo è fondamentale consentire un’espansione spaziale della popolazione anche in altre aree alpine idonee, prevenire e ridurre i conflitti uomo-orso e promuovere una attitudine positiva delle comunità locali verso la specie, tramite la diffusione di corrette informazioni. E’ giunto il momento di applicare tutti gli strumenti e le migliori strategie per prevenire i conflitti, e che la rimozione non sia considerata l’unica opzione possibile. E’ importante sottolineare, anche in vista di una corretta comunicazione, che il rischio di incidenti, anche qualora si mettano in campo tutti gli sforzi possibili per ridurre i rischi, non potrà mai essere azzerato. Ma può essere ridotto significativamente dove si agisce correttamente per migliorare le conoscenze di comunità locali e turisti e dove si possano prevedere anche strategie volte a diminuire i rischi in caso di interazione aggressive, come lo spray anti-orso. L’impiego del bear spray è consentito in USA, Canada, Russia e in numerosi Paesi europei come Svezia, Slovenia, Slovacchia Polonia e Romania. L’utilizzo di questo dispositivo ha mostrato la sua efficacia nel gestire i rari casi di aggressione di orsi ad escursionisti e la sua legalizzazione in ambito alpino, con le dovute accortezze, potrebbe aiutare a evitare i pochi casi di attacco. Lavorare ora su comunicazione e prevenzione significa diminuire le probabilità che simili eventi si ripetano in futuro».

Redazione Greenreport

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