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Studio CITES: le segnalazioni sul commercio di squali e razze sono inaffidabili

Taiwan è una delle più importanti fonti di commercio illegale di squali e razze
 |  Natura e biodiversità

Secondo il nuovo studio “Deep diving into shark catch and trade mismatches”, «La comunicazione incoerente dei dati sul commercio di squali e razze crea problemi agli sforzi di conservazione di queste specie vulnerabili».

Si tratta di una revisione commissionata  a Traffic e Deakin University dal Segretariato della Convention on International Trade in Endangered Species of Wild Fauna and Flora (CITES) con finanziamenti dell'Ue e che  si basa su lavori precedenti pubblicati da TRAFFIC. Uno studio che arriva in un momento cruciale, visto che oltre il 24% di tutte le specie di squali e razze sono attualmente a rischio di estinzione. Il rapporto evidenzia le sfide affrontate per la conservazione di questi predatori oceanici vitali per la salute della biodiversità oceanica e sottolinea l'importanza di «Migliorare l'accuratezza e la comparabilità dei dati sul commercio di squali e razze, portando infine a strategie di conservazione più efficaci per queste specie».

Lo studio ha infatti scoperto che «Diversi Paesi e organizzazioni utilizzano diverse unità di misura, il che porta a discrepanze nei dati segnalati» e ha individuato anche «Una mancanza di chiarezza sui requisiti di segnalazione per determinati tipi di catture e incongruenze nel modo in cui vengono segnalate le catture provenienti da diversi territori».

Una delle scoperte più preoccupanti è la diffusa sottostima delle specie di squali e razze elencate nella CITE  e che potrebbe essere dovuta a una mancanza di consapevolezza o comprensione degli obblighi di segnalazione, o alla non conformità.

Taiwan (che lo studio definisce “Provincia cinese”), piccola ma molto importante nella pesca d'altura, è stata identificata come una delle più importanti fonti di commercio illegale di squali e razze, «In quanto non segnala alla CITES nonostante segnali ad alcuni enti regionali per la pesca. Questa mancanza di trasparenza ostacola gli sforzi per monitorare e regolamentare efficacemente il commercio».

Per affrontare queste problematiche, lo studio raccomanda che tutte le parti dovrebbero segnalare i dati commerciali in peso piuttosto che in numero di esemplari;  adottare sistemi di tracciabilità:  affrontare le discrepanze nei database esistenti: sviluppare linee guida più chiare sui requisiti di segnalazione: ricordare alle parti il ​​loro obbligo di presentare relazioni annuali complete.

Lo studio sollecita inoltre una maggiore collaborazione tra le organizzazioni internazionali per standardizzare le pratiche di raccolta e segnalazione dei dati, tra i quali «La segnalazione di tutte le catture con dettagli sul loro destino, l'obbligo di segnalazione in base al peso e alla specie e l'adozione di sistemi di codifica riconosciuti a livello internazionale».

Il CITES Animals Committee ha adottato tutte le raccomandazioni contenute nello studio e anche lo Shark working group report con alcune piccole modifiche. 

Redazione Greenreport

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