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Caccia alla balene, il Giappone se ne frega dell'Aia e annuncia che ripartirà

 |  Natura e biodiversità

L’aveva vista lunga Greenpeace il 31 marzo quando - anche dalle pagine di greenreport.it – scriveva che da parte sua avrebbe continuato, nonostante la sentenza dell’Aia, a monitorare la cosiddetta caccia scientifica del Giappone per assicurarsi che non avrebbe trovato altre scappatoie per aggirare il divieto di caccia alle balene in vigore dal 1986. Proprio il 31 marzo scorso la Corte internazionale di Giustizia dell’Aja aveva deciso che il programma giapponese di caccia alle balene non ha fini scientifici, chiedendo allo stesso Giappone di revocare i permessi, le autorizzazioni o le licenze già rilasciate nell’ambito del piano sulla ricerca. Ma a distanza di soli tre mesi si viene a sapere che il Giappone continuerà invece a cacciare le balene nell'Oceano Meridionale. A sostenerlo è stato direttamente  il primo ministro giapponese Shinzo Abe durante la sua visita in Nuova Zelanda e ora in Australia, i due paesi che avevano fatto ricorso alla Corte proprio contro la caccia delle balene, posizione che hanno entrambi ribadito di fronte allo stesso Abe.

In entrambe le occasioni Abe ha sostenuto – e non si capisce sulla base di cosa lo affermi - che il verdetto non proibisce la caccia a fini di ricerca. «La decisione della Corte Internazionale conferma che uno degli obiettivi della convenzione internazionale sulle balene è un uso sostenibile delle risorse - , ha detto - In base a questo il Giappone, guardando al diritto internazionale e alle basi scientifiche, condurrà ricerche per raccogliere le informazioni indispensabili per gestire le risorse baleniere».

E’ evidente che le associazioni ambientaliste non staranno a guardare e che la stessa Aia dovrà prendere posizione, visto che l’interpretazione data dal premier giapponese della sua sentenza ci pare a dir poco distorsiva della realtà.

Redazione Greenreport

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