Gli escursionisti rumorosi spaventano la fauna selvatica più di quanto si credeva
Secondo lo studio “Experimental recreationist noise alters behavior and space use of wildlife”. pubblicato recentemente su Current Biology da un team di ricercatori guidato da Katherine Zeller della Rocky Mountain Research Station dell’United States Department of Agriculture (USDA) Forest Service, le nostre passeggiate nei boschi in cerca di pace e tranquillità potrebbero essere troppo rumorose per la faunma selvatica e innescare una risposta di paura, come se gli animali fuggissero dai predatori.
I risultati del nuovo studio mettono in dubbio oli fatto che un habitat altrimenti di alta qualità continui davvero a fornire un rifugio per la fauna selvatica quando viene utilizzato a fini ricreativi dagli esseri umani ed evidenzia le sfide che questo comporta per gli Enti gestori del territorio protetto per bilanciare le opportunità del turismo all’aperto con la conservazione della fauna selvatica.
La Zeller sottolinea che «Le risposte della fauna selvatica al rumore ricreativo sono spesso inosservabili, ed è stata una divertente sfida di ricerca. Il nostro studio è il primo a quantificare le risposte al rumore ricreativo prodotto dall'uomo in base al tipo di attività ricreativa, dimensione del gruppo, vocalizzazioni di gruppo e specie selvatiche. Informazioni come questa possono aiutare i manager a bilanciare le opportunità ricreative con la gestione della fauna selvatica, il che è fondamentale poiché le attività ricreative all'aperto continuano a crescere in popolarità».
Lo studio è stato condotto nella Bridger-Teton National Forest, nel Wyoming da un team di ricercatori che comprendeva anche scienziati delle università del Montana; della Colorado State University e della Boise State University e che hanno utilizzato una nuova attrezzatura sperimentale per isolare e studiare gli effetti del rumore ricreativo su diverse specie di mammiferi. Gli scienziati hanno posizionato altoparrlanti e video-trappole sui sentieri percorsi dalla fauna selvatica in tutte le aree di studio e spiegano che «Gli animali che entravano nelle aree di studio attivavano gli altoparlanti per trasmettere diversi tipi di rumore e le telecamere vicine giravano video delle risposte comportamentali degli animali ai suoni. I rumori trasmessi erano associati a diversi tipi di attività ricreative come l'escursionismo, la mountain bike e l'uso di veicoli fuoristrada, nonché a gruppi di diverse dimensioni, con e senza voci umane. Questa configurazione ha permesso ai ricercatori di osservare sia le risposte immediate nel comportamento degli animali al rumore ricreativo, sia i cambiamenti nella presenza della fauna selvatica nelle aree di studio».
Poi gli scienziati hanno analizzato le riprese video e hanno confrontato il modo in cui la fauna selvatica ha risposto ai vari rumori ricreativi, nonché ai suoni della natura e ai periodi senza alcun rumore trasmesso. Ecco i principali risultati dello studio:
Più vigilanza e fughe: quando esposta al rumore ricreativo, la fauna selvatica aveva una probabilità da 3,1 a 4,7 volte maggiore di fuggire e mostrava comportamenti di vigilanza da 2,2 a 3,0 volte più a lungo rispetto ai suoni naturali o all’assenza di rumore.
Ridotta presenza di fauna selvatica: nella settimana successiva all'introduzione del rumore ricreativo, l'abbondanza relativa locale di fauna selvatica era 1,5 volte inferiore.
Impatto delle dimensioni del gruppo e del tipo di attività: gruppi più grandi, in particolare escursionisti e appassionati di mountain bike, hanno causato la più alta probabilità di fuga della fauna selvatica, con una probabilità da 6 a 8 volte maggiore.
Sensibilità della specie: gli alci e gli orsi neri erano i più sensibili al rumore ricreativo, fuggendo dai suoni ricreativi in modo più coerente, mentre i grandi carnivori erano i meno colpiti.
Le attività ricreative all'aperto come l'escursionismo, la mountain bike e l'utilizzo di veicoli a motore sono in costante aumento, sia nel numero di persone che si divertono che nel numero di giorni trascorsi partecipando a queste attività.
Mark Ditmer, co-investigatore principale e coautore dello studio, ricercatore ecologo dell’USDA Rocky Mountain Research Station,conclude: «I nostri risultati evidenziano la necessità di una pianificazione attenta, con la potenziale presa in considerazione di misure di mitigazione del rumore per ridurre al minimo l’impatto sulla fauna selvatica. pur continuando a fornire opportunità ricreative all’aperto per le persone. Il rumore derivante dalle attività ricreative può propagarsi ben oltre un sistema di sentieri, quindi capire come il rumore da solo può influenzare la fauna selvatica è importante per la sua gestione».