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Intervista al deputato AVS Angelo Bonelli

«Siccità drammatica in Sicilia. Meloni venga qui a dire che la crisi climatica è un’invenzione degli ambientalisti»

Il racconto di ciò che ha visto sull’isola: «In atto un disastro ambientale, economico e sociale. Le cause? Niente pioggia e mala gestione delle infrastrutture idriche»
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Angelo Bonelli con alle spalle il Lago di Pergusa

«Questa è la realtà. Queste centinaia di alberi da arance estirpati, questi interi vigneti distrutti. Altro che la narrazione tossica, falsa e bugiarda della destra, che nega la crisi climatica e ci chiama ecofolli, questa destra condizionata dalle lobby energetiche del fossile che dice che la transizione verde farà impoverire le persone, mentre la verità è che qui si stanno bruciando miliardi di euro a causa della siccità e della mala gestione delle infrastrutture idriche».

Angelo Bonelli è da poco rientrato da un viaggio in Sicilia molto particolare. Per diversi giorni ha girato nel trapanese, nell’agrigentino, si è spinto nell’entroterra della provincia di Enna, ha percorso la Piana di Catania scattando foto, registrando video, parlando con agricoltori e allevatori ormai alla disperazione. «Siamo di fronte a un disastro ambientale, economico e sociale», dice il deputato di Alleanza Verdi e Sinistra. «E il governo che fa? Lancia accuse di ambientalismo ideologico e nasconde l’urgenza di affrontare l’emergenza con politiche efficaci, sforna decreti per un’opera inutile quanto dannosa come il ponte sullo Stretto e lascia in ginocchio intere popolazioni».

Intervista

Non è colpa nostra se non piove, dicono a destra.

«Ma certo, fa parte della loro narrazione tossica, un po’ si trasformano in vittime, un po’ denigrano e delegittimano chi parla di evidenze dei cambiamenti climatici. Meloni provi a dire ai siciliani che il riscaldamento globale è un’invenzione di noi ambientalisti».

Lei è andato in Sicilia per vedere con i suoi occhi quel che sta provocando la siccità sull’isola?

«Sono andato per documentare quel che sta avvenendo, nel disinteresse di un governo che continua a negare che il problema esiste. In Sicilia si stanno manifestando in maniera drammatica gli effetti della crisi. La siccità qui è spaventosa. Circa il 70% del territorio è a rischio desertificazione. E gli effetti sono devastanti per i coltivatori, gli agricoltori, i produttori di formaggio. La destra sostiene che la transizione verde costa troppo, che se si insiste su quella strada le persone si impoveriranno, che il Green deal è nemico degli agricoltori, ma sono soltanto caricature con cui puntano a coprire la verità. E la verità è che il peggior nemico dell’agricoltura sono i cambiamenti climatici, la verità è che in questa situazione stiamo bruciando miliardi su miliardi».

Cos’ha visto, esattamente, in questo suo viaggio?

«Ho visto un invaso, la Diga Trinità, a Castelvetrana, in provincia di Trapani, costruito decenni fa per irrigare ma mai collaudato e dunque dichiarato non idoneo per l’innaffiatura dei terreni. In quella zona ci sono duemila agricoltori raggruppati in aziende che hanno visto dimezzata la loro produzione annuale. Ci sono centinaia e centinaia di vigneti che si perderanno a causa della siccità. Ma il ministero delle Infrastrutture non ha sentito ragioni e continua a far defluire in mare l’acqua di quella diga. Ho visto anche un lago, quello di Pergusa, in provincia di Enna, che nella mitologia greca era considerato la porta degli inferi, tanto era conosciuto e ritenuto importante, che oggi è praticamente scomparso, con tutto quel che comporta in termini di perdita di biodiversità. Ho visto un comune dell’agrigentino, Ravanusa, che riceve acqua razionata soltanto una volta ogni 18 giorni. In Sicilia oltre 1 milione di persone riceve acqua razionata, ma che esista un’intera popolazione senza acqua corrente, che si debbano utilizzare autobotti e cisterne per sopravvivere, che si riceva dell’acqua soltanto una volta ogni quasi tre settimane lo considero il simbolo del disonore dell’Italia. E infine ho visto la Piana di Catania, dove ho incontrato i coltivatori di agrumi, che sono disperati perché non piove da oltre un anno ormai. Ho fatto un video a un’intera piantagione di arance rosse Igp completamente estirpata. Ho scattato foto ad arance piccole, di neanche due centimetri, che non sono cresciute a causa della mancanza d’acqua. Siamo di fronte a un disastro ambientale, economico e sociale, che si consuma nella totale inconsapevolezza di un governo che anziché intervenire come dovrebbe, schernisce chi attira l’attenzione sulla crisi climatica e denuncia la mala gestione delle risorse idriche».

E come dovrebbe intervenire, il governo?

«Sbloccando i collaudi degli invasi, tanto per cominciare. Se ci sono degli enti che non hanno fatto quel che dovevano, che vengano commissariati. E poi ci sono i dissalatori nel trapanese, fermi da anni he potrebbero dare un contributo per affrontare quest’emergenza. Ma, più in generale, serve un radicale cambio di impostazione delle politiche di questo governo. Non sto parlando soltanto di misure particolari o di singoli ministri, anche se è vero che l’attuale ministro per la Protezione civile e le politiche del mare, da presidente della Regione Sicilia si è fatto bocciare 31 piani su 31 del Pnrr. Sto parlando della complessiva strategia di questo governo, perché ormai è chiaro che Meloni sta scientemente sabotando le politiche sul clima e vuole trasformare l’Italia in un hub energetico del gas».

Restando sul caso particolare della Sicilia: questa regione si porta dietro problemi antichi, non crede?

«Certamente, qui c’è un problema storico di mancanza di infrastrutture idriche, legato a sistemi clientelari e interessi della criminalità organizzata, che trae un vantaggio economico dal mercato nero dell’acqua. E allora la soluzione a questo problema si trova in politiche chiare, nette, in interventi contro la dispersione delle risorse - perché oggi in Sicilia il 51,6% dell’acqua potabile viene persa nel passaggio lungo infrastrutture inadeguate - in misure contro il consumo del suolo, in investimenti seri destinati a questo settore, non le cifre ridicole previste oggi dal Pnrr. E, complessivamente, la soluzione risiede in politiche energetiche che vadano in direzione opposta rispetto all’attuale ricorso alle fonti fossili. Ma, su questo punto, come il governo ha più volte dimostrato con i decreti sull’agrivoltaico e con il Pniec, non c’è da farsi illusioni: il governo è condizionato dalle lobby energetiche delle fonti fossili e continueremo a dover intervenire, temo purtroppo sempre più spesso, soltanto sulle emergenze. Ora hanno stanziato qualche milione per acquistare le autobotti e distribuire acqua nei comuni siciliani maggiormente colpiti dalla siccità. Può essere un aiuto nell’immediato, ma i problemi non vengono risolti e l’anno prossimo si ripresenteranno in modo anche peggiore».

Simone Collini

Dottore di ricerca in Filosofia e giornalista professionista. Ha lavorato come cronista parlamentare e caposervizio politico al quotidiano l’Unità. Ha scritto per il sito web dell’Agenzia spaziale italiana e per la rivista Global Science. Come esperto in comunicazione politico-istituzionale ha ricoperto il ruolo di portavoce del ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca nel biennio 2017-2018. Consulente per la comunicazione e attività di ufficio stampa anche per l’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino centrale, Unisin/Confsal, Ordine degli Architetti di Roma. Ha pubblicato con Castelvecchi il libro “Di sana pianta – L’innovazione e il buon governo”.