Riaperta alle auto la strada nel cuore del Parco Nazionale del Gran Paradiso
Da oltre vent’anni il Parco Nazionale Gran Paradiso «E’ impegnato in una campagna di sensibilizzazione tesa alla progressiva riduzione degli impatti nell’area dell’altopiano del Nivolet (pianoro di torbiere e ambienti umidi a 2.500 metri di altitudine, habitat di molte specie di animali e di specie floristiche rare di alta quota), e lungo la strada veicolare provinciale dell’omonimo Colle. Le azioni di conservazione attiva si sono finora tradotte nell’attivazione del progetto “A piedi tra le nuvole” con cui il Parco ha cercato di promuovere una mobilità dolce, alternativa, limitando il traffico automobilistico nelle domeniche estive di luglio e agosto, e favorendo, nel contempo, gli spostamenti a piedi, in bici e con navetta. Il progetto è stato sostenuto sin dal 2003 da Città Metropolitana di Torino, Regione Valle d’Aosta e dai Comuni di Ceresole Reale e Valsavarenche».
Ma il 28 maggio, lo stesso Ente Parco Nazionale del Gran Paradiso ha annunciato che «Con l’idea di andare oltre la fase di sperimentazione e di promozione, messa in atto con il progetto sopra citato, l’Ente Parco si prefigge di approfondire le azioni di riduzione dei flussi veicolari al Colle, tramite una progressiva riduzione del numero di accessi in quota e la regolamentazione della strada. Questo è da sempre l'obiettivo del Parco che, però, deve essere condiviso con i diversi attori del territorio coinvolti nella gestione della strada, primi fra tutti la Città Metropolitana di Torino ed i Comuni di Ceresole Reale e Valsavarenche. Partendo dal principio che il Parco non vuole imporre scelte al territorio ma, al contrario, mira ad una gestione condivisa, in questi ultimi due anni si sono ripetuti i tentativi di giungere ad un accordo con i due Comuni, che finora non hanno portato ad una soluzione condivisa. Nell'attesa di definire i criteri di regolamentazione, per cui verrà convocata la commissione tecnica per l’attuazione del protocollo di intesa di cui l’Ente Parco è coordinatore, si è quindi deciso di proporre iniziative diverse dalle consuete chiusure domenicali previste dal progetto “A piedi tra le nuvole”, e per l'estate 2024 la SP50 per il Colle del Nivolet rimarrà quindi aperta nelle domeniche in cui era normalmente prevista la chiusura. Per dare l'occasione a chiunque fosse interessato di vivere e percorrere quella strada di montagna senza la presenza di automobili, pullman o navette e, nello stesso tempo, per dimostrare come soluzioni alternative al transito veicolare possano essere attrattive per un vasto pubblico, per certo più sensibile alla conservazione, l’Ente Parco organizzerà alcuni limitati giorni di chiusura della strada legati ad eventi sportivi non competitivi da svolgere a piedi o in bicicletta, in collaborazione col GAL Valli del Canavese e con associazioni di ex atleti impegnati nelle diverse discipline. Durante le giornate di chiusura, così come in quelle di libero transito, saranno effettuate misurazioni puntuali dei flussi automobilistici e dei loro impatti, sull'ambiente e sulla fauna, allo scopo di acquisire dati utili per arrivare alla definitiva regolamentazione della strada, a seguito della concertazione con gli Enti di riferimento».
Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta ricorda che «Da oltre 20 anni, la domenica la strada per il Colle del Nivolet è chiusa al traffico automobilistico e motociclistico. Questa misura, frutto di un accordo tra il Parco Nazionale del Gran Paradiso, i comuni di Ceresole Reale e Valsavarenche, e la Città Metropolitana, è stata fondamentale per proteggere una delle aree naturali più preziose d’Italia dalle emissioni inquinanti, dal rumore, e dal disturbo alla fauna locale. Grazie a questa politica, il Parco ha potuto preservare la sua integrità ecologica e promuovere un turismo sostenibile e rispettoso dell’ambiente, ottenendo, in virtù delle scelte compiute, la Bandiera Verde di Legambiente con la seguente motivazione: “Per avere istituito la chiusura domenicale al traffico automobilistico privato del tratto terminale della strada del Colle del Nivolet nel parco del Gran Paradiso”. Tale accordo è in scadenza e la nuova dirigenza del Parco Nazionale del Gran Paradiso ha dato il via libera ai mezzi motorizzati in tutti i giorni della settimana. La scusa è quella di raccogliere a dati pieno traffico per avere una panoramica completa degli impatti su ambiente e fauna, così poter progettare una futura regolamentazione dell’accesso al Colle che si trova a oltre 2600 metri di altitudine».
Di fronte alle critiche degli ambientalisti e della stessa Regione autonoma della Valle d’Aosta, il Parco Nazionale ha approfittato delle Giornata Mondiale dell’Ambiente per ritornare sul tema della regolamentazione della strada del Nivolet, evidenziando che «L’uso mezzi alternativi di accesso alla montagna rientra infatti nelle azioni prioritarie di questo Ente, come dimostra anche l’attivazione di progetti specifici sulla mobilità nell’ambito della CETS (Carta Europea del Turismo Sostenibile) e, talvolta, sono necessarie scelte di “rottura” per arrivare a smuovere posizione di arroccamento. Anche in considerazione delle numerose reazioni di preoccupazione per le sorti di quella porzione di area protetta, al fine di evitare fraintendimenti o strumentalizzazioni, si ricorda la formula di gestione che ha caratterizzato gli ultimi venti anni. La chiusura del tratto di strada Serrù – Nivolet, di 6 km, era prevista per otto domeniche di luglio e agosto, dalle ore 9.00 alle ore 18.00, per un totale di 72 ore all’anno. In quelle fasce orarie erano presenti otto navette alimentate a gasolio che risalivano e scendevano senza interruzione per consentire l’accesso al colle dei turisti. Come già illustrato in occasione della conferenza stampa, il valore di tale gestione in termini di beneficio ambientale era relativo e finalizzato a stimolare future regolamentazioni. Inoltre, chiusure così brevi nel corso della giornata possono rivelarsi addirittura più rischiose in termini di investimento stradale di fauna selvatica, anche se su questo rischio il Parco non ha raccolto finora dati concreti».
L’ente Parco ribadisce quanto dichiarato il 28 maggio sull’accordo con gli Enti locali e sulla raccolta di dati sugli impatti del transito veicolare lungo tutta la stagione estiva e sulle chiusure per manifestazioni sportive e assicura che «In attesa della regolamentazione, la gestione proposta consentirà di guadagnare maggiori ore di chiusura della strada rispetto al passato, in giornate comunque di alta stagione, di ottenere per due giornate un tratto considerevolmente più lungo di strada esclusa dal traffico veicolare, di garantire una copertura oraria di chiusura maggiore, e quindi con minori impatti sull’ambiente e sulla fauna e, infine, un minore impatto del transito delle navette. In conclusione, posto che la grande attenzione attorno a questa tematica non può che essere apprezzata dal Parco, da sempre impegnato nella conservazione dell’ambiente, l’Ente vuole tranquillizzare i numerosi sostenitori che tutte le azioni messe in campo, comprese quelle di questa estate di transizione e di monitoraggio, sono volte al raggiungimento di una sempre maggiore tutela e sostenibilità ambientale. Teniamo infine a sottolineare che tutte le scelte dell’Ente, assunte in piena sintonia tra Presidenza e Direzione, sono fondate su solide basi e competenze scientifiche, maturate nel corso di oltre un secolo di vita, e non certo soggette a qualunque altro tipo di influenza».
Ma per la presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta, Alice De Marco, «Riaprire il Colle del Nivolet al traffico per ottenere dati su quello stesso traffico che poi si vorrà limitare è un controsenso. E’ necessario cambiare approccio con l’ambiente montano, che dobbiamo sempre più tutelare e preservare. Soprattutto all’interno di Parchi Nazionali, ma non solo, è necessario investire sul turismo lento e sulla fruizione consapevole dell’ambiente montano. Non sono luoghi che si prestano, per la loro delicatezza, al turismo di massa mordi e fuggi, men che meno motorizzato. Fauna e flora locali tutelati e protetti. La scelta fatta dal Parco è evidentemente ideologica, è in forte controtendenza con quanto fatto negli anni passati e rappresenta un pericoloso passo indietro che mette a rischio un ambiente delicato e preziosissimo. Per questo chiediamo che si ritorni sulla decisione presa».