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Nucleare: il Regno Unito metterà il plutonio sotto terra. Forse nel 2050

Ora il plutonio che doveva servire a produrre nuova energia nucleare è ritenuto troppo pericoloso
 |  Inquinamenti e disinquinamenti

Il ministro dell'energia del Regno Unito, Michael Shanks, ha annunciato che «Il Dipartimento per la sicurezza energetica e il Net Zero collaborerà con la Nuclear Decommissioning Authority (NDA) per bloccare lo stoccaggio di plutonio separato per uso civile di proprietà britannica a Sellafield».

Quando il combustibile nucleare esaurito viene separato nei suoi componenti, uno dei prodotti è il plutonio. Si tratta di (per ora) 140 tonnellate di plutonio radioattivo, attualmente stoccate in una struttura a Sellafield, in Cumbria. Il Regno Unito possiede la più grande riserva al mondo di questo materiale pericoloso, derivante dal riprocessamento del combustibile nucleare e che i governi conservatori e laburisti che si sono succeduti hanno conservato sul sito e che si è accumulato per decenni perché avrebbe dovuto essere riciclato in nuovo combustibile nucleare. Ma ora il governo di Londra dice che quel materiale è troppo pericoloso e ha deciso che non verrà riutilizzato e dice di volerlo mettere il materiale pericoloso "fuori portata" e prepararlo per lo smaltimento permanente nelle profondità del sottosuolo.

Il ministro laburista ha spiegato che «Lo stoccaggio continuo, indefinito e a lungo termine lascia un ammontare di rischi per la sicurezza e sensibilità alla proliferazione che le generazioni future dovranno gestire. L'obiettivo del governo è di mettere questo materiale fuori dalla portata, in una forma che riduca sia il peso sulla sicurezza a lungo termine durante lo stoccaggio sia che garantisca che sia adatto allo smaltimento in un impianto di smaltimento geologico (GDF). L'implementazione di una soluzione a lungo termine per il plutonio è essenziale per gestire l'eredità nucleare del Regno Unito e lasciare un ambiente più sicuro per le generazioni future».

Dopo una consultazione pubblica avvenuta nell’ormai lontano 2011, il governo del Regno Unito elaborò un progetto politico preliminare per il riutilizzo del plutonio come combustibile a ossidi misti (MOX), pur rimanendo aperto a qualsiasi proposta alternativa per la gestione del plutonio.

«Da allora – ricorda Shanks – la NDA ha svolto un'analisi tecnica, attuale ed economica sostanziale per identificare un'opzione preferita per una soluzione di smaltimento a lungo termine, comprese le opzioni per l'immobilizzazione e il riutilizzo. L'esito di questo lavoro ha raccomandato l'immobilizzazione come la via preferibile per mettere il materiale fuori portata il prima possibile e con la massima sicurezza di consegna».

Ma la cosa è molto complicata, visto che la NDA selezionerà con un altro studio/progetto la tecnologia preferita per stoccare il plutonio a lungo termine e poi il successivo smaltimento in un GDF. A questo lavoro contribuiranno la NDA, in particolare Sellafield Ltd e Nuclear Waste Services, il National Nuclear Laboratory del Regno Unito e la più ampia catena di fornitura del nucleare.

I tempi sono lunghissimi e i costi probabilmente enormi: lo stessi Shanks ha ammesso che «Ci aspettiamo che verso la fine del decennio successivo all'approvazione del governo, la NDA e Sellafield inizieranno la consegna del principale programma di costruzione di infrastrutture per lo smaltimento del plutonio. Si prevede che questo programma sosterrà migliaia di posti di lavoro qualificati durante il periodo pluridecennale di progettazione, costruzione e operatività».

Intanto il ministro rende noto che le spese per il nucleare sono infinite: «Mentre proseguono i lavori sull'immobilizzazione a lungo termine, la NDA sta assicurando il continuo stoccaggio sicuro e protetto del plutonio nel Regno Unito. Come parte di questo approccio, a Sellafield vengono costruite nuove strutture per riconfezionare il deposito di plutonio per il posizionamento in una serie di moderni magazzini».

Poi a Sellafield verrà costruito un impianto nel quale il plutonio potrà essere convertito in un materiale stabile, simile alla roccia, che potrà poi essere smaltito in profondità sotto terra.
Lewis Blackburn, un esperto di materiali nucleari dell’università di Sheffield, ha detto a BBC News che «Il plutonio verrebbe convertito in un materiale ceramico che, pur essendo radioattivo, è solido e stabile, pertanto è considerato sicuro da smaltire. Il tipo di ceramica deve ancora essere deciso e la selezione del materiale giusto è oggetto di ricerca in corso».
Per Claire Corkhill, un’esperta di scorie nucleari dell'università di Bristol, «La decisione del governo è stata un passo positivo. Apre la strada all'eliminazione dei costi e dei rischi legati allo stoccaggio del plutonio a Sellafield, trasformandolo e bloccandolo in un materiale solido e durevole che durerà per milioni di anni in un impianto di smaltimento geologico. Questi materiali si basano su quelli che troviamo in natura: minerali naturali che sappiamo contengono uranio da miliardi di anni».

Ma si tratta solo delle prime fasi di un processo tecnico lungo e costoso e di un im pegnatic va decisione politica (vedi l’infinita e sempre rimandata individuazione dell’ impianto di smaltimento geologico in Italia per materiali molto meno radioattivi) per scegliere un sito adatto per costruire una struttura geologica profonda che alla fine sarà la destinazione di tutti i rifiuti radioattivi più pericolosi del Regno Unito e governo ed esperti ammettono che una struttura di questo tipo non sarà operativa prima del 2050. Rappresenterà comunque una parte dell’infinita e eredità radioattiva del nucleare, che è la maniera più costosa e pericolosa di produrre energia e che si lascia dietro un’infinita scia di scorie da nascondere all’infinito con impianti e procedure costosissimi.

Umberto Mazzantini

Scrive per greenreport.it, dove si occupa soprattutto di biodiversità e politica internazionale, e collabora con La Nuova Ecologia ed ElbaReport. Considerato uno dei maggiori esperti dell’ambiente dell’Arcipelago Toscano, è un punto di riferimento per i media per quanto riguarda la natura e le vicende delle isole toscane. E’ responsabile nazionale Isole Minori di Legambiente e responsabile Mare di Legambiente Toscana. Ex sommozzatore professionista ed ex boscaiolo, ha più volte ricoperto la carica di consigliere e componente della giunta esecutiva del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.