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Come rivedere l’uso di azoto per ridurre i danni a salute umana e ambiente: il rapporto Fao

Tra le raccomandazioni dell’organizzazione Onu, il ricorso a fertilizzanti organici azotati per migliorare la sostenibilità e interventi riguardanti l’industria del settore per ridurre le emissioni di gas serra durante la produzione di prodotti azotati minerali
 |  Inquinamenti e disinquinamenti

Benché l’aumento dei fertilizzanti azotati nell’ultimo secolo abbia contribuito in modo significativo a migliorare la produzione agricola e a rafforzare la sicurezza alimentare e la nutrizione di una popolazione mondiale in espansione, c’è da sottolineare che un uso improprio dell’azoto può danneggiare gravemente la qualità dell’aria, dell’acqua e del suolo, provocare la perdita di biodiversità e aggravare il cambiamento climatico. Un nuovo rapporto dell’Organizzazione delle Nazioni unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao) fornisce una panoramica completa sull’uso dell’azoto e sulle sfide che ne derivano nei sistemi agroalimentari. 

Il documento, in particolare, sottolinea l’importanza di garantire un uso sostenibile e offre raccomandazioni per raggiungere questo obiettivo. 

L’azoto è un componente essenziale dei costituenti alimentari, in particolare degli aminoacidi e delle proteine necessari per la crescita di piante, animali ed esseri umani. Grazie all'invenzione del processo Haber-Bosch all'inizio del XX secolo, l'uomo è stato in grado di convertire l'azoto non reattivo, presente in abbondanza nell'atmosfera (lo stesso azoto che rende il cielo blu), in sostanze utili come l'ammoniaca, oggi comunemente utilizzata come fertilizzante. Il bestiame è il principale responsabile delle emissioni di azoto ed è responsabile di circa un terzo delle emissioni totali di azoto prodotte dall'attività umana. I fertilizzanti sintetici, il cambiamento di destinazione d'uso dei terreni e le emissioni di letame sono le cause principali dell'inquinamento da questa sostanza in quest'area. 

L’inquinamento da azoto è più grave in Nord America, Europa occidentale e in alcuni Paesi asiatici, dove i fertilizzanti sono stati ampiamente utilizzati e abusati per decenni. In alcuni Paesi a basso e medio reddito, l'accesso limitato ai fertilizzanti porta all'esaurimento dell'azoto, che riduce i nutrienti del suolo e ne provoca il degrado. Un uso oculato dell'azoto in agricoltura, quindi, aiuta a prevenire il degrado del suolo e l'impoverimento dei nutrienti, aumentando al contempo la resa dei raccolti. Al contrario, un uso eccessivo aggrava il riscaldamento globale, degrada la qualità dell'aria e dell'acqua e riduce l'ozono stratosferico. L'inquinamento da azoto comporta rischi per la salute umana, aumentando l'incidenza di malattie respiratorie e cardiache. Pertanto, una gestione sostenibile dell'azoto che si concentri sulla minimizzazione degli apporti e delle perdite esterne e sulla massimizzazione del riciclo è più urgente che mai. «L'efficienza dell'uso dell'azoto ha registrato miglioramenti negli ultimi anni, il che è incoraggiante. Tuttavia, resta ancora molto da fare», ha dichiarato Thanawat Tiensin, vice direttore generale e direttore della divisione Produzione e salute animale della Fao. 

Il rapporto riporta diversi casi di studio che illustrano gli sforzi in corso per migliorare l'uso dell'azoto in tutto il mondo e offre una serie di raccomandazioni. In particolare, sottolinea la Fao «l'industria dei fertilizzanti dovrebbe intervenire con urgenza per ridurre le emissioni di gas serra durante la produzione di fertilizzanti azotati minerali e incoraggiare la riduzione delle perdite durante lo stoccaggio, il trasporto e l'applicazione al terreno». Inoltre, evidenzia l’organizzazione delle Nazioni unite, «i governi nazionali dovrebbero incoraggiare l'uso diffuso della fissazione biologica dell'azoto (un processo in cui l'azoto gassoso proveniente dall'atmosfera viene fissato in modo simbiotico nei tessuti di alcune piante) in rotazioni di colture localmente appropriate che utilizzano leguminose, come la soia o l'erba medica» e, «dovrebbero creare linee guida per assistere gli allevatori nell'adozione delle migliori pratiche di gestione degli effluenti, concentrandosi sulla minimizzazione delle perdite di azoto nell'ambiente e sul suo effettivo utilizzo nell'agricoltura produttiva». 

Le politiche del sistema agroalimentare, viene inoltre sottolineato nel documento, «dovrebbero incoraggiare l'uso di fertilizzanti organici azotati per migliorare la sostenibilità. Dovrebbero inoltre promuovere la pianificazione territoriale ridistribuendo il bestiame, riducendo il numero di capi di bestiame nelle aree ad alta concentrazione geografica e promuovendo approcci di bioeconomia circolare».

L'impegno dei governi nazionale dovrebbe riguardare anche la 1gestione sostenibile dell'azoto nelle azioni di mitigazione appropriate a livello nazionale e nei contributi determinati a livello nazionale, compresi gli obiettivi di riduzione del protossido di azoto dai sistemi agroalimentari per mantenere l'obiettivo dell'Accordo di Parigi di 1,5°C». Affermano gli autori del rapporto: «Una gestione sostenibile dell'azoto è fondamentale per il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile entro il 2030, in particolare quelli relativi alla fame, alla salute, all'acqua pulita, alla produzione e al consumo sostenibili, all'azione per il clima e alla conservazione della vita sulla terraferma e sott'acqua». La conclusione: «Migliorare l'efficienza d'uso dell'azoto lungo la catena agroalimentare e ridurre le perdite di azoto può contribuire ad aumentare la produzione alimentare nei Paesi a basso e medio reddito, consentendo a un maggior numero di risorse di azoto di raggiungere lo scopo previsto, migliorare la salute riducendo le emissioni nocive e proteggere i corpi idrici dall'inquinamento».

Redazione Greenreport

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