La nuova rete fognaria di Bagnoli rischia di distruggere il Parco sommerso di Gaiola
La storia del quartiere Bagnoli di Napoli come sito industriale inizia nel 1904, con la legge per l’industrializzazione della città che spalancò la porta alla siderurgia, attività poi spentasi all’inizio degli anni ’90 con la definitiva chiusura dell’area a caldo dell’ex Ilva. Da decenni, quel che resta sul territorio è un Sito d’interesse nazionale (Sin) da bonificare, per il quale a luglio – tra molte perplessità – il Governo Meloni ha firmato un nuovo protocollo d’intesa annunciando lo stanziamento di oltre 1 miliardo di euro.
Oggi il Wwf nazionale esprime forte preoccupazione riguardo al progetto di riconfigurazione della rete fognaria nell’area di Bagnoli, contenuto nel Piano di riqualificazione ambientale e rigenerazione urbana del Sin Bagnoli-Coroglio (Praru) proposto da Invitalia, perché rischia di distruggere la biodiversità marina del Parco sommerso di Gaiola, Zona speciale di conservazione (Zsc) della rete Natura 2000.
La premessa è che la bonifica dell’area è non solo necessaria, ma indispensabile: «Il Wwf Italia riconosce l’importanza sociale e strutturale del progetto di riqualificazione dell'area di Bagnoli-Coroglio. Tuttavia, riteniamo che l’attuale proposta non rispetti gli standard di sostenibilità ecologica e non tuteli adeguatamente il patrimonio naturale della zona», spiegano dal Panda.
Il nodo del contendere verte sul fatto che attualmente il progetto prevede necessariamente il raddoppio della portata del collettore fognario e purtroppo la realizzazione di un secondo scolmatoio fognario all’interno della Zona speciale di conservazione europea IT8030041 “Fondali marini di Gaiola e Nisida” della Rete Natura 2000, già pesantemente gravata dal 2001 da uno scarico di troppo pieno di acque reflue, di cui da anni se ne chiede la rimozione. «Questo progetto avrebbe dovuto costituire l’occasione per rimuovere il problema spostando altrove lo scarico esistente, invece se ne aggiunge un altro», sottolinea il Wwf.
Bene avrebbe fatto la Commissione Via a mettere come prescrizione proprio il divieto di scarico nell’Area marina protetta, ma così non è stato: nonostante 2 relazioni tecniche di parere negativo espresso dal Parco, 1 mozione contraria approvata all’unanimità dal Consiglio regionale della Campania e 88 osservazioni di merito presentate al ministero dell’Ambiente (Mase) da parte delle associazioni ambientaliste e di tanti rappresentanti del mondo scientifico, culturale e imprenditoriale del mare, il dicastero ha espresso parere favorevole sulla compatibilità ambientale del Praru.
«La Zsc Gaiola-Nisida è acclaratamente l'area di maggior pregio ambientale e culturale della fascia costiera napoletana, racchiudendo all'interno un'Area marina protetta di rilievo nazionale, il Parco Sommerso di Gaiola – argomenta il Wwf – Proprio mentre a livello nazionale si discute di una revisione dell’impianto normativo di Parchi e Aree marine protette per renderle più efficaci nella protezione dell’ambiente marino, è impensabile oltre che contraddittorio dare seguito a un’azione che rischia di distruggere la biodiversità marina del Parco sommerso di Gaiola svilendo il ruolo dell'Ente gestore che invece andrebbe rafforzato. È necessario infatti riconsiderare la localizzazione degli scarichi previsti nel progetto, indirizzandoli verso aree a minor valore ambientale fuori dalla Zona speciale di conservazione […] Sarebbe inoltre opportuno prevedere un intervento di adeguamento e rafforzamento dell’impianto esistente al fine di risolvere a monte la problematica evitando gli scarichi a mare o quanto meno riducendone sensibilmente la portata piuttosto che raddoppiarla».