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Samoa: l’affondamento di una nave della marina militare neozelandese mette a rischio la barriera corallina

La HMNZS Manawanui affondata mentre svolgeva ricerche scientifiche. Molto carburante a bordo
 |  Inquinamenti e disinquinamenti

La New Zealand Defence Force ha confermato che il 6 ottobre una nave della marina militare neozelandese ha preso fuoco ed è affondata al largo del regno di Samoa con a bordo 75 membri dell'equipaggio e passeggeri, tra cui 7 persone impegnate in attività scientifiche e 4 membri straniero del personale, sono stati assistiti e salvati da imbarcazioni vicine. La HMNZS Manawanui della Royal New Zealand Navy si è incagliata vicino alla costa meridionale dell'isola di Upolu mentre conduceva un'indagine scientifica sulla barriera corallina.

La New Zealand Defence Force  ha comunicato che «La nave da oltre 5.700 tonnellate e lunga 84 metri si è poi capovolta ed è affondata intorno alle 9 di domenica, ora locale». Il commodoro Shane Arndell del Dipartimento della Difesa neozelandese  ha affermato che la HMNZS Manawanui  veniva utilizzata «Per indagini costiere e portuali, per lo smaltimento di esplosivi sottomarini e per la ricerca e il recupero sottomarini».

Il ​​capo della Marina neozelandese, il contrammiraglio Garin Golding, ha detto ai giornalisti che «Tutte le 75 persone a bordo dell'HMNZS Manawanui sono state portate in salvo su zattere di salvataggio in condizioni difficili e al buio, ha detto ai. La nave era a circa un miglio dalla riva quando si è arenata su una barriera corallina e ha iniziato a imbarcare acqua, ma i primi sopravvissuti hanno impiegato cinque ore per raggiungere la terraferma».

Su Facebook i vigili del fuoco e i soccorritori di Samoa confermano che «Il m nostro team di soccorso antincendio è intervenuto per salvare l'equipaggio della nave Manawanui in difficoltà, lavorando da ieri sera fino a questa mattina. Fortunatamente, nessuno è rimasto gravemente ferito e non ci sono state perdite di vite umane. Siamo orgogliosi di dire che li abbiamo salvati».

M il primo ministro ad interim delle Samoa, Tuala Tevaga Iosefo Ponifasio,  aveva avvertito che «E’ altamente probabile che una fuoriuscita di petrolio sia avvenuta a causa di una nave della marina neozelandese incagliata, affondata e incendiata al largo delle coste di Samoa».  Ma l’allarme marea nera è stato fortemente ridimensionato stamattina: alle 10:30 ore di Samoa, l'ufficio del primo ministro facente funzione ha rilasciato un rapporto del capitano Dowling, comandante delle operazioni e di Afioga Fui Tupai Mau Simanu, presidente del Samoa Marine Pollution Advisory Committee sulla situazione attuale relativa alla nave HMNZ Manawanui, secondo il quale «Non ci sono prove di fuoriuscite di petrolio sulle barriere coralline, sulla riva e intorno all'area, ad eccezione di piccole perdite di petrolio provenienti dalla nave. Queste sono state contenute utilizzando attrezzature specializzate dispiegate sul posto. E’ stata data la massima priorità e forza combinata a questo incidente e una squadra di subacquei ed esperti marini è stata dispiegata sul sito della nave. Si aspettano una valutazione completa della situazione nel pomeriggio di oggi. Nel frattempo, gli scienziati marini stanno eseguendo analisi di campioni delle acque e delle spiagge vicine per individuare eventuali tracce di petrolio».

Gli abitanti dei villaggi costieri vicini al luogo del naufragio hanno riferito di aver sentito un forte odore di petrolio poco prima che la nave affondasse.

Iati Iati della Victoria University di Wellington ha detto al Waikato Times che «In termini di ambiente, la stragrande maggioranza della biodiversità e della biomassa di Samoa si trova molto vicino alla costa. Quindi, non co si può permettere  che fuoriuscite di petrolio colpiscano l'ecosistema costiero. Sul posto ci sarebbe rabbia nei confronti della Nuova Zelanda. Samoa dovrebbe commissionare una propria indagine per chiamare a rispondere il suo vicino».

La Nuova Zelanda ha annunciato l’avvio di un’inchiesta sul naufragio. La nave, che era una delle 9 della marina militare neozelandese ed era in servizio dal 2019. A marzo, lo stato di invecchiamento dell'equipaggiamento militare della Nuova Zelanda aveva spinto la defense agency  a pubblicare un rapporto che descrive la marina militare come «Estremamente fragile, con navi inattive a causa di problemi nel trattenere il personale necessario per la loro manutenzione». Golding ha però detto che «La HMNZS Manawanui è stata sottoposta alla consueta manutenzione prima dell'impiego. Il capitano della nave era un comandante esperto che aveva lavorato sulla nave per due anni»

La Manawanui  è affondata mentre stava svolgendo la terza missione dell’anno nel  Pacifico sud-occidentale e aveva in programma una serie di attività, tra cui crociere scientifiche nelle isole Kermadec, Samoa, Tokelau e Niue. Era salpata da Devonport il 28 settembre e avrebbe dovuto tornare in patria il primo novembre. 

La ministra della difesa neozelandese Judith Collins. ha detto di non aspettarsi che la HMNZ Manawanui possa essere recuperata: «Questa è una nave che sfortunatamente è praticamente scomparsa. L'aspetto ambientale del naufragio è la massima priorità. Ha molto petrolio a bordo. Ha un sacco di cose. Ha olio lubrificante, olio idraulico, gasolio... ha un sacco di roba dentro».

Il peggior disastro ambientale marittimo della Nuova Zelanda è stato l'affondamento della portacontainer Rena nel 2011. La nave trasportava oltre 1.700 tonnellate di carburante pesante e ci sono voluti anni per bonificare la marea nera che ha provocato. 

Umberto Mazzantini

Scrive per greenreport.it, dove si occupa soprattutto di biodiversità e politica internazionale, e collabora con La Nuova Ecologia ed ElbaReport. Considerato uno dei maggiori esperti dell’ambiente dell’Arcipelago Toscano, è un punto di riferimento per i media per quanto riguarda la natura e le vicende delle isole toscane. E’ responsabile nazionale Isole Minori di Legambiente e responsabile Mare di Legambiente Toscana. Ex sommozzatore professionista ed ex boscaiolo, ha più volte ricoperto la carica di consigliere e componente della giunta esecutiva del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.