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Tra Accordi di programma e Commissari straordinari, da trent’anni Bagnoli attende le bonifiche

Non c’è percezione di cambiamenti tali da giustificare l’ottimismo urlato dal governo
 |  Inquinamenti e disinquinamenti

Per poter comprendere meglio il Sin di Bagnoli-Corollo – che ha una storia industriale antica e importante dietro –, ripercorriamo gli ultimi trent’anni e partiamo dalla chiusura definitiva dell’area a caldo dell’Ilva, avvenuta nel 1990. Per questa ragione, lo stabilimento nel 1991 dismette tutte le sue attività.

Il Sito di interesse nazionale (Sin) di “Bagnoli-Coroglio” venne dapprima perimetrato con decreto dell’allora Mattm (Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare) del 31 agosto 2001 e, successivamente, modificato con decreto ministeriale in data 8 agosto 2014.

Il 3 marzo 2020 è stato stipulato – tra il Mattm, il Commissario straordinario di governo e l’agenzia Invitalia – l’Accordo di programma “Per la realizzazione di interventi di messa in sicurezza, bonifica, riqualificazione urbana e interventi riguardanti il servizio idrico integrato nell’area di rilevante interesse nazionale di Bagnoli Coroglio con risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione 2014-2020”.  Da allora si sono succeduti diversi Commissari straordinari di nomina governativa, ma i risultati conseguiti finora si sono rivelati, per usare un eufemismo, assai modesti.

Ultimo in ordine cronologico, è stato nominato il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, quale Commissario straordinario per la bonifica ambientale e la rigenerazione urbana dell'area di rilevante interesse nazionale Bagnoli-Coroglio con Dpcm 30 novembre 2021, il cui mandato verrà a scadere il 31 dicembre 2025.

Questo rapido excursus si rende necessario per meglio compenetrarsi nella complessità del Sin in esame e che, a distanza di quasi un quarto di secolo, lascia ancora tutte le problematiche ambientali irrisolte. Davvero disorienta il tono trionfalistico adottato dai politici ruspanti, che ostentano soluzioni miracolistiche pur essendo consapevoli di non poterne realizzare neanche il 10% di quanto sbandierato; da ciò si ricava, ancora una volta, lo scollegamento che esiste tra apparato burocratico dello Stato e classe politica. Dal mio punto di vista, invece, la politica dovrebbe sempre informarsi sulle reali possibilità di poter realizzare i progetti che si danno già per fatti e cambiare il paradigma dell’annunciazione a cui non seguono fatti veri e concreti, in tempi ragionevoli.

C’è da chiedersi se l’apparato burocratico centrale di cui dispone l’attuale governo sia stato potenziato e reso più efficace rispetto a quello di cui disponevano i governi che l’hanno preceduto; sono intervenuti radicali cambiamenti che hanno reso la macchina dello stato più efficace ed efficiente rispetto a qualche anno fa?

Francamente non c’è percezione di cambiamenti tali da giustificare l’ottimismo urlato dal governo ed assistiamo sbalorditi alle passerelle fuorvianti dalla realtà e che contribuiscono ad allontanare i cittadini dalla politica che, autocompiacente, continua a ripete inesorabilmente lo stesso inconcludente cliché in una sorta di autocelebrazione destinata al repentino disfacimento.

Aurelio Caligiore

Da oltre trent’anni Ufficiale della Marina Militare del Corpo della Guardia Costiera, l’Ammiraglio Ispettore Aurelio Caligiore è da sempre impegnato in attività legate alla tutela dell’ambiente. Nell’ultimo decennio è stato Capo del Reparto ambientale marino delle Capitanerie di Porto (RAM) presso il ministero dell’Ambiente. Attualmente è Commissario presso la Commissione Pnrr-Pniec del ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica (Mase).