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L'inquinamento atmosferico danneggia gli impollinatori più dei parassiti

Gli impollinatori sono più colpiti dall'inquinamento atmosferico perchè la loro comunicazione è basata sull'olfatto
 |  Inquinamenti e disinquinamenti

Secondo lo studio “Air pollution disproportionately impairs beneficial invertebrates: a meta-analysis”, pubblicato su Nature Communications da un team di ricercatori delle università di Reading, del New South Wales e dell’Alberta, le api e altri insetti impollinatori vengono danneggiati in modo sproporzionato dall'inquinamento atmosferico rispetto ai parassiti che distruggono i raccolti.
Per capire come 40 tipi di insetti che vivono in 19 Paesi rispondono a inquinanti atmosferici come ozono, ossidi di azoto, anidride solforosa e particolato, I ricercatori guidati da James Ryalls dell'Università di Reading hanno analizzato i dati di 120 articoli scientifici e dicono che «Gli impollinatori, tra cui api e alcune falene e farfalle, hanno sperimentato un calo del 39% nell'efficienza di foraggiamento dopo essere stati esposti a livelli elevati di inquinamento atmosferico. Al contrario, gli afidi fitofagi e altri parassiti non hanno subito impatti significativi».
Risultati che hanno importanti implicazioni per l'agricoltura e la sicurezza alimentare. e Ryalls avverte che «L'inquinamento atmosferico è una minaccia sottovalutata per gli insetti che ci semplificano la vita. Le api che impollinano i nostri fiori e le vespe che forniscono un controllo naturale dei parassiti rischiano un ulteriore declino se non si affrontano i livelli dell’inquinamento atmosferico. Stiamo affrontando uno scenario “perdente-perdente” in cui l'inquinamento atmosferico danneggia gli insetti utili senza colpire i parassiti, con il rischio potenziale di maggiori danni alle colture, rese ridotte e meno cibo sugli scaffali dei supermercati. Le popolazioni di insetti sono già in declino a livello globale e anche livelli moderati di inquinanti atmosferici stanno danneggiando gli insetti benefici, il che significa che abbiamo bisogno di normative più severe sulla qualità dell'aria per proteggere i più grandi lavoratori della natura».
I ricercatori suggeriscono che gli insetti benefici, come api e vespe, sono maggiormente colpiti dall'inquinamento atmosferico a causa della loro dipendenza dalla comunicazione basata sull'olfatto: «Molti insetti benefici utilizzano segnali chimici trasportati dall'aria per localizzare i fiori, trovare partner o cacciare le loro prede – spiegano all’università di Reading - Gli inquinanti atmosferici possono alterare chimicamente queste scie olfattive o interferire con la capacità degli insetti di rilevarle, interrompendo sostanzialmente il loro paesaggio sensoriale. Al contrario, molti parassiti si affidano meno a segnali olfattivi a lunga distanza e più al contatto diretto o a segnali visivi, il che li rende meno vulnerabili agli effetti dell'inquinamento atmosferico sui segnali chimici trasportati dall'aria».
Lo studio si è concentrato su come l'inquinamento atmosferico influisce su vari aspetti del comportamento e della biologia degli insetti, comprese alimentazione, crescita, sopravvivenza, riproduzione e capacità di localizzare fonti di cibo. «Di tutti questi fattori, la capacità degli insetti di trovare cibo è stata la più gravemente compromessa dall'inquinamento atmosferico, con un calo medio di circa un terzo – concludono i ricercatori - Tra gli inquinanti atmosferici, l'ozono è emerso come particolarmente dannoso per gli insetti benefici, riducendo del 35%. la loro capacità di prosperare e svolgere i loro ruoli nell'ecosistema Anche bassi livelli di ozono al di sotto degli attuali standard di qualità dell'aria hanno causato danni significativi. Anche gli ossidi di azoto hanno notevolmente danneggiato gli insetti benefici».

Redazione Greenreport

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