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Gli SMR non possono svolgere un ruolo significativo nella transizione dai combustibili fossili nei prossimi 10-15 anni

I piccoli reattori nucleari modulari sono troppo costosi e rischiosi

Gli SMR sottrarranno risorse alle tecnologie rinnovabili a basso costo e carbon free disponibili, costeranno molto di più e richiederanno molto più tempo per la costruzione di quanto promesso
 |  Green economy

Intervenendo in audizione alla  X Commissione della Camera dei deputati. Marco Bella ricercatore in Chimica Organica dell’università La Sapienza di Roma ed ex deputato del M5S ha citato il recente rapporto “SMall Modular Reactors - Still Too Expensive, Too Slow and Too Risky” pubblicato recentemente  dall’Institute for Energy Economics and Financial Analysis (IEEFA) e dal quale emerge che «Nonostante le affermazioni dei sostenitori e dell’industria, i piccoli reattori modulari (SMR) sono ancora troppo costosi, troppo lenti da costruire e troppo rischiosi per svolgere un ruolo significativo nella transizione dai combustibili fossili».

I due autori del rapporto, gli esperti energetici e ambientali David Schlissel e Dennis Wamsted, ricordano che «Per anni i sostenitori degli SMR hanno affermato che il prezzo e i tempi di costruzione di queste centrali saranno più rapidi ed economici rispetto ai precedenti progetti nucleari. Il nuovo rapporto IEEFA rileva che il settore è ancora afflitto da superamenti dei costi e ritardi nella pianificazione».

Schlissel, direttore analisi della pianificazione delle risorse dell'IEEFA, sottolinea che «Un argomento chiave dei sostenitori dell'SMR è che i nuovi reattori saranno economicamente competitivi. Ma l’esperienza sul campo con i primi SMR che sono stati costruiti o che sono attualmente in costruzione dimostra che questo semplicemente non è vero».

Per l'IEEFA i risultati del rapporto dovrebbero essere un avvertimento per l’industria energetica e i governi – come quello italiano – che puntano sugli SMR. In particolare, il rapporto raccomanda che: «I regolatori a cui verrà chiesto di approvare le proposte SMR sostenute dalle utility o dagli sviluppatori dovrebbero creare restrizioni per evitare che ritardi e aumenti dei costi vengano scaricati sui contribuenti. Le utility che stanno prendendo in considerazione gli SMR dovrebbero essere tenute a confrontare i costi incerti della tecnologia e le date di completamento con i costi noti e i tempi di costruzione delle alternative rinnovabili. Le utility che optano ancora per l’opzione SMR dovrebbero essere tenute a mettere a rischio i fondi degli azionisti se i costi e i tempi di costruzione superano le stime delle utility. Gli investitori e i banchieri che valutano qualsiasi proposta di SMR dovrebbero condurre attentamente la loro due diligence se le cose andranno male, mettendo a repentaglio le possibilità di un pieno recupero dei fondi investiti. I governi statali e federali dovrebbero richiedere che i costi e i programmi stimati di costruzione dell’SMR siano pubblicamente disponibili in modo che i contribuenti, i contribuenti e gli investitori siano maggiormente in grado di valutare l’entità dei rischi finanziari legati all’SMR che potrebbero essere costretti a sopportare. Infine, è fondamentale che questa discussione consideri i costi opportunità associati alla spinta verso l’SMR. I dollari investiti negli SMR non saranno disponibili per essere utilizzati nella costruzione di una base di risorse eoliche, solari e di stoccaggio delle batterie. Queste tecnologie carbon free e a basso costo sono disponibili oggi e possono far avanzare significativamente la transizione dai combustibili fossili nei prossimi 10 anni, anni in cui gli SMR saranno ancora alla ricerca dell’approvazione delle licenze e dei finanziamenti per la costruzione».

Wamsted, analista energetico dell'IEEFA, ha evidenziato che «Il confronto tra la costruzione di nuovi SMR e la costruzione di energia rinnovabile non potrebbe essere più chiaro. I regolatori, i servizi pubblici, gli investitori e i funzionari governativi dovrebbero riconoscerlo e ammettere la realtà: le energie rinnovabili sono la soluzione a breve termine».

L'IEEFA aveva già denunciato i ritardi e i sovracosti degi SMR e a gennaio NuScale e Utah Associated Municipal Power Systems (UAMPS) avevano annunciato quello che molti si aspettavano da tempo: i  costi di costruzione e le stime del prezzo di obiettivo per il loro piccolo reattore modulare da 462 megawatt (MW) stavano aumentando enormemente: «Dal 2016 al 2020, il prezzo obiettivo dell’energia era di 55 dollari/megawattora (MWh). Successivamente, il prezzo è aumentato a 58 dollari/MWh quando il progetto è stato ridimensionato da 12 moduli del reattore a soli 6 (da 924 MW a 462 MW). Ora, dopo aver preparato una nuova e molto più dettagliata stima dei costi, il prezzo obiettivo per l’energia derivante dall’SMR proposto è salito a 89 dollari/MWh».

E questo prezzo sarebbe più alto se non ci fossero gli oltre 4 miliardi di dollari di sussidi che NuScale e UAMPS si aspettano di ottenere dai contribuenti statunitensi attraverso un contributo di 1,4 miliardi di dollari da parte del Dipartimento dell’energia che copre 30 dollari/MWh grazie a un sussidio dell’Inflation Reduction Act (IRA). 

All’IEEFA aggiungono che «E’ anche importante ricordare che il prezzo obiettivo di 89 dollari/MWh è del 2022 e sottostima sostanzialmente quel che le utility e i loro contribuenti pagheranno effettivamente se l’SMR sarà completato. Ad esempio, ipotizzando un modesto tasso di inflazione del 2% fino al 2030, i servizi pubblici e i contribuenti pagherebbero 102 dollari per ogni MWh di energia proveniente dall’SMR, non gli 89 dollari che NuScale e UAMPS vogliono far credere che pagheranno».

L’aumento del 53% del prezzo target dell’energia elettrica dell’SMR dal 2021 è stato determinato da un aumento di ben il 75% del costo di costruzione stimato del progetto, che è passato da 5,3 miliardi di dollari a 9,3 miliardi di dollari. La nuova stima rende il NuScale SMR costoso in dollari per kilowatt (20.139 dollari/kW) quanto il progetto nucleare Vogtle a due reattori attualmente in costruzione in Georgia, sminuendo l’affermazione secondo cui gli SMR saranno economici da costruire.

NuScale e UAMPS attribuiscono questo aumento dei costi di costruzione alla pressione inflazionistica sulla catena di approvvigionamento energetico, in particolare agli aumenti dei prezzi delle materie prime che verranno utilizzate nella costruzione delle centrali nucleari e all’aumento del tasso di interesse  per il finanziamento del progetto.

Il risultato è  che, mettendo insieme gli aumenti dei prezzi delle materie prime e per la costruzione degli  SMR attualmente commercializzati, i costi del mini-nucleare che tanto piace a Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Gilberto Pichetto Fratin «Saranno molto più alti di quanto riconosciuto  e i prezzi dell’energia prodotta da tali SMR saranno molto più elevati», dice l’IEEFA  che ammonisce: «Nessuno dovrebbe illudersi nel credere che questo sarà l'ultimo aumento dei costi per NuScale/UAMPS SMR. Il progetto deve ancora passare attraverso una progettazione aggiuntiva, la concessione di licenze da parte della Commissione di regolamentazione nucleare degli Stati Uniti, la costruzione e i test preoperativi. L'esperienza di altri reattori ha ripetutamente dimostrato che ulteriori significativi aumenti dei costi e sostanziali ritardi nella pianificazione dovrebbero essere anticipati in qualsiasi fase dello sviluppo del progetto».

Schlissel conclude che  questi dati rendono ancora più importante che le imprese, i governi e le comunità che partecipano  progetto di nucleare SMR  si accertino se ci sono altre risorse che possono «Fornire la stessa  energia con la stessa affidabilità dell’SMR ma a costi inferiori e con minori rischi finanziari. La storia dimostra che questo non sarà l'ultimo aumento dei costi per il progetto SMR».

Umberto Mazzantini

Scrive per greenreport.it, dove si occupa soprattutto di biodiversità e politica internazionale, e collabora con La Nuova Ecologia ed ElbaReport. Considerato uno dei maggiori esperti dell’ambiente dell’Arcipelago Toscano, è un punto di riferimento per i media per quanto riguarda la natura e le vicende delle isole toscane. E’ responsabile nazionale Isole Minori di Legambiente e responsabile Mare di Legambiente Toscana. Ex sommozzatore professionista ed ex boscaiolo, ha più volte ricoperto la carica di consigliere e componente della giunta esecutiva del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.