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«La grande deregulation Ue»: oltre 360 associazioni bocciano la proposta Omnibus

L’accusa al pacchetto presentato dalla Commissione europea: «Erode gli impegni comunitari di responsabilità aziendale e riduce i diritti umani e la tutela dell’ambiente»
 |  Green economy

Più di 360 organizzazioni della società civile e sindacati chiedono che, nei prossimi negoziati legislativi, la proposta Omnibus sia rivista per garantire che qualsiasi emendamento che cerchi di indebolire la responsabilità aziendale, i diritti umani e la protezione ambientale sia respinto.

In un documento dal titolo «La grande deregolazione Ue», le centinaia di sigle ambientaliste e quelle per i diritti dei lavoratori scrivono: «La pubblicazione da parte della Commissione europea della proposta Omnibus di revisione delle principali leggi sulla sostenibilità aziendale invia un chiaro segnale politico: la Presidente Ursula von der Leyen sta mettendo in secondo piano i diritti umani, i diritti dei lavoratori e le tutele ambientali in nome di una pericolosa deregolamentazione. Il Consiglio e il Parlamento devono dare urgentemente prova di leadership bloccando questa dannosa proposta, che mette a repentaglio gli obiettivi stessi di queste leggi e mina non solo l'impegno dell'UE verso le sue ambizioni ecologiche e la protezione dei diritti umani, ma anche la sua credibilità come legislatore affidabile».

I firmatari, tra cui compaiono Legambiente, Greenpeace, WWF, ActionAid, Can Europe, puntano il dito su tutte le modifiche che andrebbero a impattare aspetti fondamentali del Green deal, tra cui la direttiva sulla due diligence per la sostenibilità delle imprese (Csdd), la direttiva sulla rendicontazione della sostenibilità delle imprese (Csrd) e il regolamento sulla tassonomia. «Queste leggi impongono pratiche commerciali responsabili, introducono la responsabilità per le imprese che abusano dei diritti umani e danneggiano l'ambiente e forniscono accesso alla giustizia per i sopravvissuti», ricordano le associazioni. «Inoltre, mirano a migliorare la trasparenza dei rapporti sulla sostenibilità e a guidare gli investimenti sostenibili. Sono tutti elementi essenziali per il raggiungimento dell'obiettivo dell'Ue di essere il primo continente neutrale dal punto di vista climatico entro il 2050».

Quando il presidente della Commissione Ue von der Leyen ha annunciato alla fine dell'anno scorso una proposta Omnibus per semplificare i requisiti di rendicontazione e sostenibilità per le aziende, ricordano, si è impegnata a sostenere pienamente lo spirito e il «contenuto della legge» e ha dichiarato che l'obiettivo dell'esercizio era ridurre gli obblighi sovrapposti. La proposta pubblicata il 26 febbraio rappresenta invece un netto allontanamento da questa promessa, denunciano, e se attuata spazzerà via lo scopo principale di queste leggi.

Ecco l’elenco stilato dalle associazioni di quel che potrebbe comportare un via libera al pacchetto Omnibus nella formulazione in cui è stato presentato:

  • La responsabilità civile sarà lasciata in misura molto maggiore alla discrezione degli Stati membri dell'Ue, con il potenziale di ridurre drasticamente l'accesso alla giustizia per le vittime davanti ai tribunali dell'Ue.
  • Le aziende saranno tenute solo a valutare i danni attribuibili ai partner commerciali diretti, il che riduce drasticamente la catena del valore.
  • Non c'è più l'obbligo di «mettere in atto» i piani di transizione climatica, il che introdurrebbe una pericolosa scappatoia, consentendo alle aziende di rispettare la disposizione, in teoria, semplicemente producendo un piano su carta, piuttosto che metterlo in pratica.
  • Gli Stati membri dell'Ue non sarebbero più in grado di stabilire regole più ambiziose della direttiva.
  • Le aziende non dovranno più risolvere i contratti (anche nei casi in cui è possibile o probabile che gli abusi continuino).
  • Il coinvolgimento delle parti interessate sarà ridotto a coloro che sono «direttamente» colpiti.
  • La frequenza di monitoraggio dell'efficacia delle misure di due diligence viene ridotta da ogni anno a ogni 5 anni.
  • Rimozione del tetto minimo sulle sanzioni del 5% del fatturato.
  • La Commissione non è più obbligata a esaminare la necessità di applicare le norme di due diligence.

Inoltre, fanno notare le associazioni, la proposta Omnibus prevede modifiche sostanziali alla Csrd, che è già stata recepita dalla maggior parte degli Stati membri dell'Ue. Di conseguenza, la proposta di rinviare di due anni l'applicazione della normativa per alcune imprese crea incertezza per quelle che hanno già iniziato a prepararsi all'attuazione. Non solo. La Commissione propone di ridurre drasticamente il campo di applicazione, escludendo circa l'80% delle aziende dagli obblighi di rendicontazione della sostenibilità senza fornire alle imprese uno standard proporzionato. Ciò ridurrà significativamente la disponibilità e l'affidabilità dei dati sulla sostenibilità. Infine, è preoccupante il modo in cui la Commissione propone di limitare le richieste di dati da parte delle imprese molto grandi nei confronti dei loro fornitori di medie e grandi dimensioni.

Da qui la richiesta di modifiche e la conclusione del documento: «Il mondo guarda all'Europa per avere una guida e una stabilità. L'Ue ha l'opportunità di rimanere salda nelle sue ambizioni ecologiche e nei suoi impegni in materia di diritti umani proteggendo queste leggi essenziali sulla sostenibilità e riconoscendo che la promozione di pratiche commerciali sostenibili favorirà in ultima analisi un ambiente più stabile che darà all'Ue un vantaggio ora e nel lungo periodo».

Redazione Greenreport

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