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Foreste, lettera aperta ai futuri europarlamentari: applicare la Nature Restoration law

 |  Green economy

L’Unione Nazionale Comuni ed Enti Montani (Uncem) e Compagnia delle Foreste, hanno presentato una “Lettera aperta ai candidati al Parlamento Europeo” che è stata sottoscritta anche da Accademia dei Georgofili: AGCI (Associazione Generale Cooperative Italiane): AIEL (Associazione Italiana per le Agroenergie - CIA); ANARF (Associazione Nazionale Attività Forestali Regionali); CoNaIBo (Coordinamento Nazionale delle Imprese Boschive); Confcooperative - fedagripesca (settore foreste e multifunzionalità); FederForeste (Coldiretti): FilieraLegno FIPER (Federazione Italiana Produttori Energia Rinnovabile); Fondazione AlberItalia; Fondazione Montagne Italia: Fondazione Symbola; FSC Italia; Istituto di Architettura Montana (Politecnico di Torino); Legacoop agroalimentare; Legambiente; MMFN (Mediterranean Model Forest Network); PEFC (Paneuropean Endorsement for Forest Certification); SISEF (Società Italiana di Selvicoltura ed Ecologia Forestale).

Ecco il testo della lettera aperta:

Le elezioni europee si avvicinano, ma non si sente parlare del 39% della superficie dell’UE coperta di foreste e neppure del 37,6% dell’Italia dotato di foreste. È vero che le foreste non rientravano nel trattato di Roma del 1957, primo atto di costituzione della CEE. Tuttavia è ormai ingiustificabile a oltre 67 anni di distanza che l’Europa non abbia mai istituito una struttura amministrativa dedicata alle foreste. Per questo non solo la gestione, ma anche la politica forestale europea sono state frutto di altre politiche, come quella agricola, sviluppata dalla DG AGRI e quella ambientale, della DG ENV. In entrambi i casi i milioni di proprietari di foreste, pubblici e privati, così come di imprese che si occupano di gestione dei boschi e di valorizzazione dei beni e dei servizi forestali, sono solo portatori d’interesse da consultare a cose fatte.

L’Italia è il 6° Paese europeo per superficie forestale e ai primi posti per trasformazione del legno: per questo può e deve avere voce nella politica forestale europea per influenzarla verso una gestione multifunzionale in cui proprietari e imprese siano protagonisti e non solo gregari chiamati ad asseverare politiche progettate in maniera funzionale ad altri settori. Come è scritto nella Strategia dell’UE per le foreste, occorre riconoscere e dare impulso all’intera bioeconomia forestale, agendo però in sinergia con gli obiettivi sempre più ambiziosi dell’UE in materia di clima e biodiversità.

Questo equilibrio auspicabile non può che essere guidato da politiche dedicate. Per questo è indispensabile che:

1 Venga istituita una Direzione Generale o un Servizio specifico destinato alle Foreste in un’altra DG ma composto da personale con competenze forestali adeguate;

2 Vengano attivati strumenti finanziari europei ad hoc per la ricerca e la gestione forestale multifunzionale. Le opportunità su cui appoggiare tale scelta ci sono già poiché la nuova Europa, attraverso la collaborazione tra gli Stati, il Parlamento e la Commissione, dovrà:  1 attuare la Strategia Forestale UE al 2030 con opportune e sinergiche Strategie forestali nazionali e dare seguito alle recenti “Linee guida per una gestione forestale più vicina alla Natura”;

2 definire nuovi processi di valorizzazione delle filiere forestali, decisive per affrontare la crisi climatica attraverso l’economia circolare e il Green New Deal tra cui: a. applicare la Nature Restoration law e favorire la pianificazione, la certificazione e la gestione coinvolgendo Enti territoriali, imprese, organizzazioni dei proprietari forestali europei; b. dare seguito al New European Bauhaus favorendo le costruzioni in legno che ciascun Paese, compresa l’Italia (3°costruttore europeo), può realizzare attraverso filiere territoriali, corte, efficaci, remunerative per tutto il settore; c. implementare la direttiva REDD III per la promozione delle fonti energetiche rinnovabili e rafforzare contemporaneamente il principio di valorizzazione a cascata del legno. 3. influire nella riscrittura della PAC per le zone rurali, dopo il 2025, che dovrà necessariamente riservare risorse per foreste, aree interne e montagna.

Redazione Greenreport

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