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Giuseppe Li Rosi (Nella foto) è un imprenditore agricolo (già Commissario della Stazione Consorziale Sperimentale di Granicoltura per la Sicilia) di Raddusa e da otto anni coltiva grani autoctoni siciliani. Una coltivazione che è stata abbandonata e che rischiava di scomparire perché soppiantata dai nuovi grani modificati geneticamente. «È il risultato della ricerca del profitto a discapito della salute», dice l’agricoltore catanese che con la sua scommessa sui prodotti digeribili e pieni di sapore del frumento antico sfida le multinazionali.

Pensava di andarsene via e invece è rimasto in Sicilia, a curare la terra. Ma Giuseppe Li Rosi, imprenditore agricolo di Raddusa da tre generazioni, non è un semplice agricoltore che fornisce materie prime all’industria. È un coltivatore di grani antichi siciliani, patrimonio genetico appartenente alla biodiversità mediterranea e frutto della selezione fatta dai contadini in novemila anni di storia dell’agricoltura. E di quei grani fa anche prodotti finiti – farine, pasta e biscotti – «digeribili, pieni di sapore e odore», dice. Un’impresa non facile perché la loro coltivazione è stata abbandonata per decenni e soppiantata dai nuovi grani modificati geneticamente. La tipica focaccia messinese nasce nel dopoguerra quando già i più antichi panifici messinesi alla pasta del pane univano prodotti tipici di questa terra. La tipica focaccia messinese unisce i sapori forti della terra siciliana. E’ costituita da una base di pasta per pizza farcita con pomodori a pezzi, scarola (verdura molto diffusa nel messinese), tuma (formaggio locale) e pezzi di acciughe, le servizio Don Vincenzo insieme ai protagonisti realizza in diretta la Focaccia Tradizionale Messinese.

L’interessante storia ecologica è stata raccontata durante l’ultima – in ordine di tempo -  delle Iniziative Ambientali del C.A.A.M. (Coordinamento Azioni Ambientali) con il Laboratorio del Gusto Slowfood: «La Focaccia Tradizionale Messinese con i Grani Antichi di Sicilia» presso il Ristorante la Dolce Vita (Piazza Duomo) con Giuseppe Li Rosi di Terre e Tradizioni, Carmelo Picciotto, e la conduzione di Saro Gugliotta, fiduciario di Slow Food Valdemone.

Per chi volesse sperimentare, ecco l’antica ricetta

Ingredienti: 1 cespo di scarola riccia (circa 400 g) 950 g di farina (Timilia) 5 pomodori tondi 500 g di tuma fresca 20 filetti di acciughe sotto olio (siciliane) Lievito di Birra, zucchero, sale e pepe nero (quanto basta) olio extravergine d’oliva (DOP Valdemone)

Francesco Cancellieri, Centro Educazione Ambientale Messina per greenreport.it

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