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Il Green deal europeo è «probabilmente fuori strada» sulla maggior parte degli indicatori al 2030
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Nonostante significativi progressi in molti settori chiave, l’Unione europea è solo parzialmente sulla buona strada per raggiungere gli obiettivi al 2030 che si è data sulla transizione ecologica, secondo il nuovo rapporto pubblicato oggi dall’Agenzia europea dell’ambiente (Eea) in merito all’VIII Programma d’azione per l’ambiente.
L’Eea ha messo in fila dati in merito a 28 indicatori chiave, osservando che «l'Ue non è ancora sulla buona strada per raggiungere molti obiettivi, con progressi complessivamente limitati rispetto all'ultimo rapporto del 2023. Ciò dimostra la necessità di un'azione decisa per garantire che possano essere raggiunti entro il 2030, attuando pienamente le politiche nell'ambito del Green deal europeo».
Qualche esempio? Le emissioni nette di gas serra sono diminuite del 31% nell'Ue-27 tra il 1990 e il 2022, e stime preliminari indicano un'ulteriore riduzione dell'8% nel 2023, ma le attuali proiezioni si fermano a -49% al 2030 (mentre l’obiettivo minimo è -55%); le fonti rinnovabili rappresentano il 24,5% del consumo energetico lordo dell’Ue nel 2023, ma per arrivare al 42,5% il tasso di diffusione dovrà raddoppiare rispetto a quello registrato nell’ultimo decennio; l’Ue dovrebbe raddoppiare il tasso di utilizzo circolare di materia (Cmu) dal 2020 al 2030, ma nel 2023 l’indicatore si è fermato all’11,8% registrando appena +1,1% dal 2010.
La valutazione della Eea mostra progressi positivi in alcune aree, tra cui la riduzione delle emissioni di gas serra, il miglioramento della qualità dell'aria, l'aumento dei green bond e dell'ecoinnovazione, ma «la maggior parte degli indicatori aggiornati è "probabilmente fuori strada" nel raggiungimento degli obiettivi del 2030, con quattro considerati totalmente "fuori strada", tra cui le emissioni di gas serra derivanti dall'uso del suolo, dal cambiamento dell'uso del suolo e dalla silvicoltura, il raddoppio dell'uso circolare dei materiali, la garanzia che il 25% dei campi agricoli siano coltivati biologicamente e la riduzione significativa dell'impronta di consumo dell'Ue. Anche la riduzione del consumo energetico e l'aumento del consumo di energia rinnovabile sono fuori strada».
Che fare? «Il nostro ultimo rapporto di monitoraggio – spiega la direttrice esecutiva della Eea, Leena Ylä-Mononen – mostra che si stanno facendo buoni progressi in diverse aree chiave di azione necessarie per raggiungere i nostri obiettivi a lungo termine di vivere bene entro i limiti planetari, specialmente nell'area della riduzione dell'inquinamento atmosferico, delle emissioni di gas serra e dell'aumento della finanza verde. Ma è necessaria un'azione decisa per rimettere l'Ue sulla buona strada altrove. Ciò significa un'attuazione più audace della legislazione esistente, misure aggiuntive ove necessario e la garanzia che ci siano finanziamenti sufficienti per raggiungere i nostri obiettivi in materia di clima, ambiente e sostenibilità».
S’inseriscono in questo contesto le ambizioni di “semplificazione” per la competitività che la Commissione Ue sta predisponendo, in mezzo però a fondati timori che tale semplificazione apra le porte a una deregolamentazione selvaggia; i primi segnali in arrivo dalle politiche agricole sembrano confermare tali sospetti, nonostante la filiera agrozootecnica sia una di quelle più indietro sul fronte della transizione ecologica.
È appena il caso di ricordare – come emerso anche da un recente rapporto della Banca centrale europea – che il prezzo per non accelerare la transizione ecologica è assai salato, in termini di competitività come di danni economici e vite umane: basti osservare, come rileva l’Agenzia europea dell’ambiente, che nonostante i progressi sul fronte dell’inquinamento atmosferico muoiono ancora 239mila europei l’anno solo a causa dell’inquinamento da particolato, mentre gli eventi meteo estremi sono costati 738 miliardi di euro nel periodo 1980-2023, con ben 162 miliardi di euro (il 22%) concentrati tra il 2021 e il 2023.
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