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Direttiva rifiuti, l’Ue sta fissando per la prima volta obiettivi di riduzione per lo spreco di cibo

Nella notte è arrivato l’accordo provvisorio tra Europarlamento e Consiglio Ue, l’intesa riguarda anche l’Epr per i rifiuti tessili
 |  Green economy

Ogni anno nell'Ue vengono generati oltre 59 milioni di tonnellate di rifiuti alimentari – che rappresentano una perdita economica stimata in 132 miliardi di euro di cui 14 in Italia – e 12,6 milioni di tonnellate di rifiuti tessili all'anno: per rendere più circolari entrambe le filiere di gestione, stanotte l’Europarlamento e il Consiglio Ue hanno raggiunto un accordo provvisorio per andare a modificare la direttiva quadro sui rifiuti. Una volta adottato formalmente, gli Stati membri avranno fino a 20 mesi per aggiornare le proprie leggi nazionali, in modo da seguire le nuove norme.

«L'accordo sui rifiuti tessili – spiega la ministra polacca per l’Ambiente, Paulina Hennig-Kloska – segna un passo significativo verso un'economia Ue solida, circolare e competitiva, pur rispettando il principio "chi inquina paga". Inoltre, per la prima volta l'Ue sta fissando ambiziosi obiettivi di riduzione degli sprechi alimentari».

Tali obiettivi vincolanti prevedono individuano il livello minimo di riduzione dello spreco alimentare da raggiungere a livello nazionale entro il 31 dicembre 2030, rispetto al dato medio 2021-2023: -10% degli scarti di lavorazione e produzione e -30% pro capite dei rifiuti provenienti dal commercio al dettaglio, dai ristoranti, dai servizi di ristorazione e dalle famiglie.

Inoltre gli Stati membri dovranno adottare misure per garantire che gli operatori economici che hanno un ruolo significativo nella prevenzione e nella generazione di spreco alimentare (da identificare in ciascun Paese) facilitino la donazione di cibo invenduto che sia ancora sicuro per il consumo umano.

Per quanto riguarda invece i rifiuti tessili, i paesi dell'Ue dovranno stabilire schemi di responsabilità estesa del produttore (Epr) attraverso i quali i produttori – di abbigliamento e accessori, calzature, coperte, biancheria da letto e da cucina, tende, cappelli, in ipotesi anche materassi – dovranno coprire i costi per la loro raccolta, selezione e riciclaggio, 30 mesi dopo l'entrata in vigore della direttiva (per le microimprese ci saranno ulteriori 12 mesi di tempo). Queste disposizioni si applicherebbero a tutti i produttori, compresi quelli che utilizzano piattaforme per la vendita online, indipendentemente dal fatto che abbiano sede nell’Ue o meno. Non è ancora chiaro però se il contributo economico da parte dei produttori dovrà coprire integralmente i costi di gestione rifiuti, o solo parzialmente.

Per far fronte al crescente impatto ambientale della moda veloce (fast fashion) con la sua sovrapproduzione di rifiuti tessili, Europarlamento e Consiglio incoraggiano gli Stati membri a modulare il contributo economico dei produttori all’Epr in base alla durata del ciclo di vita dei loro prodotti tessili.

Redazione Greenreport

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