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In Tunisia si uniscono i fili per un'economia circolare

Nel settore tessile il Paese nordafricano è al 9° posto tra gli importatori dall’Ue, una posizione che potrebbe fungere da motore per un’economia rispettosa di lavoratori e ambiente
 |  Green economy

In Tunisia il settore tessile rappresenta uno dei punti di forza del paese, insieme all’agricoltura e al settore terziario che da solo rappresenta il 60% del Pil totale. Basti pensare che nel 2023 il settore tessile contava 1509 imprese registrate, offrendo impiego a circa 176.000 persone, in maggioranza donne.

A causa della pandemia da Covid-19, la crescita produttiva del Paese sta ancora vivendo un lento declino, creando sempre meno posti di lavoro ed opportunità per la popolazione tunisina. Inoltre, la Tunisia è uno dei paesi più vulnerabili ai cambiamenti climatici del Mediterraneo, correndo rischi come un drastico innalzamento delle temperature, forti siccità e inondazioni.

L’attuale situazione crea un grosso distacco tra le capacità della fascia giovane del paese e le opportunità di lavoro che vengono fornite. In molti casi, infatti, i giovani e le giovani donne si ritrovano a lavorare in condizioni precarie e di sfruttamento, con prospettive di carriera quasi nulle, ed una grossa difficoltà a ricollocarsi nel mondo del lavoro.

Queste condizioni evidenziano la necessità di costruire un sistema economico consapevole dei bisogni del paese e dei suoi abitanti, oltre a quelle ambientali di cui è fondamentale tenere conto per una crescita economica che duri nel tempo.

È da queste necessità che nasce il progetto Nasij - Nouvelles alternatives soutenables pour l’insertion des jeunes dans le secteur textile, un’iniziativa che vede come capofila Cospe, insieme ai partner Cefa, Aifo, Cettex, Citet, Fondazione Pin, Ftdes e Ismm.

Il progetto adotta un approccio olistico che inglobi la formazione, il miglioramento delle condizioni di lavoro, la promozione di un ambiente di lavoro dignitoso e di condizioni rispettose dei diritti delle persone, rivitalizzando l’interesse dei lavoratori e delle lavoratrici del settore, in primis giovani uomini e le donne capofamiglia. Nasij si concentra sui 1980 Neet, ovvero giovani che non lavorano e non sono inseriti in percorsi formativi o educativi, in età compresa tra i 18 e 35 anni, in modo da avvicinare il più possibile la domanda di lavoro all’offerta. Inoltre, sono coinvolti almeno 3710 giovani e donne over 35 già inseriti in un percorso scolastico o lavorativo e 45 formatori dei centri di formazione professionale.

Attraverso questo progetto si cerca di stimolare un’economia circolare che si allinei alle necessità delle imprese promuovendo le opportunità di impiego e autoimpiego per quelle categorie che corrono il rischio di marginalizzazione socio-economica. Soprattutto nel settore tessile, la Tunisia si trova al 9° posto tra gli importatori dall’Unione europea, una posizione importante che potrebbe fungere da motore per un’economia che tenga di conto il rispetto dei lavoratori e dell’ambiente. L’82% della produzione tessile tunisina finisce in altri paesi, lasciando dietro di sé una condizione di sfruttamento della forza lavoro prettamente femminile. I progetti come Nasij hanno l’obiettivo di stimolare condizioni lavorative il più sicure possibili, dove i lavoratori e le lavoratrici possano effettivamente costruire una carriera duratura stimolando l’economia locale.

COSPE

COSPE è un'associazione di cooperazione internazionale, laica e senza fini di lucro. Dal 1983 il suo impegno è volto a favorire il dialogo tra persone e popoli per costruire un mondo di pace, accoglienza e giustizia sociale, con particolare attenzione alla parità di genere, alla sostenibilità ambientale e alla lotta contro ogni forma di discriminazione. Attualmente opera in 24 paesi, sostenendo attivamente le comunità locali e la società civile nel perseguimento dell'inclusione sociale, dei diritti umani e della democrazia.