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La Spagna alza il salario minimo a 1.184 euro, con un incremento del 61% dal 2018
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Il Governo spagnolo ha deciso di aumentare il Salario minimo interprofessionale (Smi) per il 2025 di 50 euro al mese, pari a un incremento annuo di 700 euro: con questa misura, il Smi sarà fissato a 1.184 euro mensili lordi, distribuiti su 14 stipendi.
Come conferma l’Ice – ovvero l’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane – con sede a Madrid, sono circa 2,5 milioni i lavoratori che beneficeranno di questo aumento, che avrà effetto retroattivo a partire dal 1° gennaio di quest'anno.
«A seguito di tale adeguamento, il Smi – dettagliano dall’Ice Madrid – risulta aumentato del 61% dal 2018, corrispondente a 6.273 euro in più all'anno, con un impatto positivo sulla riduzione della disuguaglianza, che è scesa del 18%. I gruppi maggiormente favoriti da questa misura sono le donne, che costituiscono il 65,8% dei beneficiari, rispetto al 34,2% degli uomini. Inoltre, anche i giovani sono tra i principali destinatari, con oltre un quarto dei beneficiari del Smi sotto i 25 anni. L'effetto di questo aumento è particolarmente evidente nei settori dell'agricoltura e dei servizi, con le comunità autonome di Andalusia, Madrid, Catalogna e la Comunità valenciana, che registrano il numero più alto di beneficiari».
In Italia invece non esiste un salario minimo legale. Nell’Ue esistono due forme di salari minimi: quelli statutari (applicabili per legge) e quelli concordati collettivamente (mediante contrattazione collettiva nazionale) o un mix di entrambe le misure. In Ue solo Austria, Cipro, Danimarca, Finlandia, Italia e Svezia non prevedono ad oggi un salario minimo legale.
La scelta operata sul salario minimo dal governo spagnolo arriva dopo le ottime performance economiche registrate nel corso dell’ultimo anno, anche grazie alla crescita delle fonti rinnovabili e ai conseguenti minori costi dell’energia per cittadini e imprese.
Come già documentato ieri a partire da dati Istat, per l’Italia è il 23esimo mese di calo continuo per la produzione industriale, che sta coprendo quasi l’intera durata del Governo Meloni (insediatosi nel novembre 2022).
La Spagna invece vede crescere sia la produzione industriale (+2,6% a dicembre rispetto allo stesso mese del 2024) come anche l’intera economia. Intervenendo alla terza edizione dell'Enagás hydrogen day, il presidente spagnolo Pedro Sánchez ha richiamato i dati pubblicati nei giorni scorsi dall’Instituto nacional de stadística: «Il momento economico che sta vivendo il nostro Paese ci ha permesso di chiudere l'anno 2024 con una crescita trimestrale non inferiore al 3,5% del Pil» in termini tendenziali, ovvero sette volte di più dell’Italia (+0,5%).
Al contempo, il 56% di energia elettrica prodotta in Spagna arriva oggi dalle fonti rinnovabili (l’Italia è al 48,8%, quanto basta a coprire il 41,2% della domanda), il che sta consentendo di «generare migliaia di posti di lavoro e avere un'elettricità più economica del 30% rispetto a quella dei nostri concorrenti europei, superando la più grande debolezza competitiva che il nostro Paese ha avuto per molti decenni». Nel merito, è utile richiamare le stime elaborate dal ricercatore Luigi Moccia: se nell’ultimo quadriennio l’Italia avesse investito sulle rinnovabili quanto la Germania avrebbe risparmiato 49,4 miliardi di euro sui prezzi elettrici, mentre prendendo a riferimento Spagna e Portogallo si arriva a ben 74 miliardi di euro.
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