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«Energia pulita» e «transizione giusta»: le richieste dei sindacati europei riuniti a Bruxelles

Ieri giornata di mobilitazione per IndustriAll Europe, che in vista della discussione nell’Ue sul Clean industrial deal mette sul piatto la difesa dei posti di lavoro: «L’Europa è di fronte a un bivio, la scelta è investire o deindustrializzare»
 |  Green economy

L’Europa ha già perso 2,5 milioni di posti di lavoro nel settore manifatturiero dal 2008. Quasi 100.000 posti di lavoro sono stati persi solo nell'industria siderurgia europea. E la situazione sta rapidamente peggiorando, denunciano i sindacati europei. Da giugno sono stati annunciati oltre 90.000 tagli di posti di lavoro nel settore automobilistico. Chiusure di rami d’azienda e licenziamenti stanno accumulando in molteplici settori, in quello dei prodotti chimici, nei metalli e, nei tessuti e nei materiali di base. E questo, proseguono le organizzazioni sindacali, avviene non solo nelle "vecchie industrie", ma anche in nuove attività verdi, nella produzione di turbine eoliche come negli impianti di batterie. I dati di Eurostat mostrano che 4,3 milioni di posti di lavoro sono a rischio se non vengono intraprese azioni. E ora IndustriAll Europe chiede che l’Ue adotti urgentemente misure di emergenza e investa e agisca per salvaguardare i lavoratori. 

Ieri migliaia di sindacalisti di IndustriAll provenienti da tutta Europa si sono dati appuntamento a Bruxelles per manifestare e chiedere maggiori investimenti. Tra le richieste avanzate dalla federazione sindacale dell’industria c’è l’attuazione di un programma europeo, come quello avviato durante la pandemia, che preveda una moratoria sui licenziamenti forzati e sulla perdita di capacità industriale, con soluzioni negoziate per ogni lavoratore e ogni sito. Un’altra richiesta riguarda uno stop all’austerity, emettendo agli investimenti industriali puliti di prosperare. Viene anche chiesto di utilizzare gli appalti pubblici e i fondi per aumentare la domanda, di non dare assegni in bianco alle imprese («vogliamo posti di lavoro e garanzie di investimento per ogni euro di sostegno») e misure contro il commercio sleale e il dumping.

Dice la segretaria generale di IndustriAll Europe, Judith Kirton-Darling: «Oggi, l’Europa si trova di fronte a una scelta: deindustrializzare, perdere i nostri posti di lavoro, la nostra leadership industriale e lasciare l’Europa dipendente dalle importazioni, in balia delle decisioni prese altrove nel mondo, oppure investire nei nostri posti di lavoro utilizzando tutti gli strumenti disponibili per garantire la nostra autonomia industriale e la nostra sicurezza economica. L’Europa non può essere prospera o pacifica senza buoni posti di lavoro industriali. La produzione è alla base dei nostri stati sociali e della coesione sociale».

La Commissione europea pubblicherà il suo accordo per le industrie pulite (Clean industrial deal) alla fine del mese e Judith Kirton-Darling sottolinea che «questo deve essere un accordo tra lavoratori, industria e governi nazionali, deve basarsi sugli investimenti per una giusta transizione, con diritti sicuri per tutti i lavoratori alla sicurezza del lavoro e alla formazione». L’accordo, sottolinea la segretaria generale della federazione sindacale, «deve garantire il diritto a un’energia pulita e a prezzi accessibili per tutti, a casa e sul lavoro. Deve garantire la democrazia sul posto di lavoro attraverso una forte contrattazione collettiva e la voce dei lavoratori, con garanzie globali della catena di approvvigionamento che assicurino un commercio equo, pratiche di acquisto corrette e il rispetto dei diritti umani».

Redazione Greenreport

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