Materie prime critiche, dal ministero dell’Ambiente 21 mln di euro per sviluppare la catena del valore
Nell'ambito di "Mission innovation” lanciata alla Cop21 di Parigi nell’ormai lontano 2015, il ministero dell’Ambiente ha deciso di finanziare con 21 milioni di euro progetti di ricerca, sviluppo e innovazione tecnologica riguardanti l’intera catena del valore delle Materie prime critiche (Mpc) e delle Materie prime strategiche (Mps) – dall’estrazione alla trasformazione – affidando alla società Ricerca sul sistema energetico (Rse) il ruolo di advisor scientifico per supportarne l’attuazione.
Un primo avviso pubblico – al quale ne seguiranno altri destinati a ulteriori aree strategiche – prevede che le domande di contributo, corredate dalla relativa proposta di progetto e complete di tutta la documentazione richiesta, dovranno essere presentate esclusivamente attraverso la piattaforma informatica dedicata, nella pagina online della Cassa per i servizi energetici e ambientali (Csea), a partire dal 3 febbraio e fino alle ore 12 del 18 marzo 2025.
Come spiega il ministero le proposte di progetto potranno essere presentate da imprese, in qualità di capofila, associandosi in partenariati con altri soggetti quali partner industriali, enti di ricerca e università. Le aree strategiche individuate per i bandi includono l'estrazione mineraria primaria e secondaria, l'estrazione da fluidi, l'urban mining e l'eco-progettazione, e la trasformazione (raffinazione).
L'obiettivo principale di questo avviso di bando è sostenere lo sviluppo di tecnologie innovative per aumentare l'efficienza nell'utilizzo delle materie prime critiche, ridurre la dipendenza da fonti estere, promuovere l'economia circolare, e contribuire alla decarbonizzazione del sistema energetico.
Le materie prime critiche sono quei materiali (34 critici e 17 strategici, per l’esattezza) che l’Ue ha messo al centro del Critical raw materials act, recentemente acquisito nella normativa italiana da uno specifico decreto legge. Dalla disponibilità delle materie prime critiche dipende il 32% del Pil italiano, la competitività industriale (non solo nei settori della green economy) e la sicurezza strategica nazionale: circa un terzo di questi materiali critici può arrivare dal riciclo, da qui l’importanza d’investire sulla circolarità.